“Se mi fido della Guardia costiera libica come Salvini? Il punto non è se ci fidiamo o meno: è riconosciuta dal diritto del mare, legittimata a intervenire a livello internazionale e dall’Ue”. Così si difende il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, dopo le accuse rivolte ai libici, le denunce di violazioni e le stesse inchieste del Fatto Quotidiano sulle pratiche messe in atto dai libici di affondare i gommoni con i migranti ancora a bordo.  “Abbiamo dato 12 motovedette italiane alla Libia, oltre a un’opera di formazione e addestramento della stessa guardia costiera libica, che nell’ultimo anno è molto migliorata negli interventi”, ha rivendicato Toninelli. Eppure, proprio delle fonti militari libiche, protette dall’anonimato, hanno spiegato al Fatto come la Guardia costiera libica sia ancora impreparata, “non addestrata al primo soccorso in mare“. Toninelli però insiste: “Per fermare le morti nel Mediterraneo dobbiamo evitare che i migranti partano dai Paesi d’origine”.
Una ‘strategia’ che al momento non sembra però funzionare, dato che l’Oim ha certificato per i mesi di giugno e luglio un minor numero di sbarchi, ma l’aumento delle partenze e delle morti stesse. Senza dimenticare le denunce continue di violazioni dei diritti umani e la vergogna dei centri di detenzione in Libia, come denunciato dall’Onu stesso: “Siamo preoccupati, ho già incontrati i membri di Unhcr e dell’Oim, che sono presenti nei centri. Ma non accetto attacchi da chi ha avallato la missione internazionale che negli anni scorsi ha destabilizzato la Libia”, ha replicato Toninelli.
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