Un risultato elettorale difficile da accettare sopratutto per la Lega musulmana: Sharif ha prontamente accusato il vincitore della Coppa del mondo del '96 di aver approfittato dei suoi legami con i militari per vincere. Accuse si legano ad una campagna elettorale particolarmente sanguinosa che segna 200 morti
È il partito dell’ex star del cricket Imram Khan, nemico giurato della corruzione ma con rapporti ambigui con l’establishment militare, ad ottenere la maggioranza alle elezioni in Pakistan. Il conservatore del Pti che si presenta come “l’uomo del cambiamento” e “della pulizia” è riuscito a scalzare dopo un decennio la Lega musulmana – guidata da Shehbaz Sharif, fratello dell’ex premier Nawaz. Dopo 22 anni di attività politica, oggi Khan ha annunciato alla tv nazionale la sua vittoria, definendola “storica” perché gli consentirà “cambiare il destino di questo Paese”. In questa tornata di elezioni legislative gli elettori sono stati chiamati a scegliere tra 30 partiti e oltre 12mila candidati, ma la vera competizione era tra il Pti, la Lega musulmana Plm-N e il Partito popolare pachistano (Ppp), del figlio di Benazir Bhutto, la popolare ex premier uccisa in un attentato kamikaze nel 2007.
La lotta alla corruzione e la prospettiva di un “nuovo” Pakistan sono stati i punti che hanno guidato la campagna elettorale del Pti e che ha fatto presa sul giovane elettorato richiamato alle urne: in Pakistan si conta che su 200 milioni di cittadini, il 64% ha meno di 30 anni. Secondo i dati – riporta l‘Ansa – il partito di Khan ha 120 seggi sui 272 di cui è composta l’Assemblea Nazionale di Islamabad: maggioranza dei seggi, ma non assoluta. Per essere eletto Primo Ministro, Khan deve trovare l’appoggio di qualche deputato indipendente. Un risultato elettorale difficile da accettare sopratutto per la Lega musulmana: Sharif ha prontamente accusato il vincitore della Coppa del mondo del ’96 di aver approfittato dei suoi legami con i militari per vincere.
Quella militare è infatti una casta che si è alternata ai governi civili nella storia del Paese e queste accuse si legano ad una campagna elettorale particolarmente sanguinosa. L’ultimo episodi risale al giorno delle votazioni, nel seggio di Quetta, dove un kamikaze si è fatto saltare in aria causando la morte di 31 persone – attentato poi rivendicato dall’Isis. Ma si stima che in tutto il periodo della campagna elettorale siano 200 i morti causati da episodi di violenza e disordini. Sharif lo accusa inoltre di aver orchestrato l’estromissione dal potere di Nawaz Sharif, che già era stato deposto dal golpe militare del 1999, con una condanna per corruzione. Imran Khan ha criticato la violenza jihadista, ma il suo partito lo scorso anno ha donato 3 milioni di dollari alla madrassa (scuola religiosa musulmana) del gruppo Haqqani, considerato contiguo e addirittura precursore dei talebani.