Sui 126 ettari di terreno compresi fra viale Palmiro Togliatti, via Casilina e via Papiria vigono tre vincoli archeologici, oltre ad essere compensazione ambientale per le oltre 400.000 persone che affollano i quartieri Centocelle, Quadraro e Torre Spaccata. Eppure una fetta di questo parco è ormai adibito a discarica abusiva, alimentata sia dagli insediamenti dei disperati che vi trovano rifugio che da alcuni sfasciacarrozze reticenti
Carcasse di automobili gettate senza criterio all’interno di uno dei parchi archeologici più importanti di Roma. Il principale polmone verde del quadrante est della Capitale, inondato di ferraglia, plastiche e una quantità imprecisata di olio usato, smaltiti alla buona. Avvallamenti sospetti sotto i quali nessuno è andato mai a fare verifiche. Il tutto, a pochi metri da ben 17 attività di autodemolizione, alcune delle quali fino a pochi anni fa di legale avevano poco o nulla e i cui adeguamenti ancora oggi appaiono realizzati “alla buona”, all’alba di una delocalizzazione in cui di perentorio c’è solo l’ordine di “sfratto” ma non la nuova destinazione.
AUTODEMOLITORI E DISASTRO ECOLOGICO – Il disastro ecologico del Parco di Centocelle e le vicende amministrative degli sfasciacarrozze di Roma est vanno di pari passo e le seconde appaiono essere parte delle cause del primo. Sui 126 ettari di terreno compresi fra viale Palmiro Togliatti, via Casilina e via Papiria vigono tre vincoli archeologici posti fra gli anni ’50 e la fine del secolo scorso, oltre ad essere compensazione ambientale per le oltre 400.000 persone che affollano i popolosi quartieri Centocelle, Quadraro e Torre Spaccata. Eppure una fetta di questo parco è ormai adibito a discarica abusiva, alimentata sia dagli insediamenti dei disperati che vi trovano rifugio, sia – soprattutto – dagli operatori più reticenti. Gli stessi che negli anni scorsi, secondo le relazioni della Polizia Locale di Roma Capitale, si rendevano complici dello smaltimento illecito dei rifiuti, ciclo illegale che si concludeva nei campi rom con il fenomeno dei roghi tossici. Il problema è che, come confermato dalla Commissione Ambiente, in quel parco gli autodemolitori non potrebbero starci nemmeno se fossero attività a impatto zero. Nonostante questo, le proroghe delle loro concessioni durano da almeno 15 anni. Nel frattempo, alcuni operatori denunciano di aver speso decine di migliaia di euro per procedere ad adeguamenti “autorizzati dal Comune”, vanificati dalla missiva della Direzione rifiuti del Campidoglio, che ha di fatto intimato agli sfasciacarrozze di andare via da viale Palmiro Togliatti.
LA DELOCALIZZAZIONE – Sì, ma dove? Qui sta il vero nodo. L’ultima delibera capitolina di delocalizzazione è datata 25 giugno 2014 – sindaco era Ignazio Marino – e individua tutta una serie di aree fuori dal Grande Raccordo Anulare, nella zona di via di Salone e via di Casal Bianco. Il quadrante è quello della “terra dei fuochi di Roma Est”, su cui insistono la “frigo valley” di Tivoli, le discariche abusive mai bonificate di Lunghezzina e Castelverde, il campo rom di Salone e il terreno adiacente dove le autorità sospettano vi siano stati sversati per anni agenti chimici scartati dalle industrie del posto. Addirittura, come segnalato dal comitato Case Rosse, uno dei demolitori dovrebbe trasferirsi di via Casal Bianco esattamente di fronte al club sede dei Mondiali di Golf del 2022. L’ennesima “industria insalubre” (dal Testo Unico Leggi Sanitarie, art. 216), in una zona già contaminata, che fra l’altro tornerebbe ad essere limitrofa al secondo campo rom più grande d’Europa. E pensare che il segretario regionale di Casapound, Mauro Antonini, qualche settimana fa aveva lanciato la provocazione di spostare gli autodemolitori proprio dentro il “villaggio della solidarietà”. Ad oggi, il paradosso è che gli autodemolitori sono di fatto ancora aperti su via Togliatti, anche se non potrebbero. In pratica: abusivi.
SOLITO RIMPALLO FRA COMUNE E REGIONE – Cosa fare allora? L’amministrazione capitolina è decisa a non rinnovare le licenze a chi ha commesso abusi gravi in passato, ma dall’altro lato chiede aiuto alla Regione Lazio. Con la quale è iniziato il solito rimpiattino – già in corso su altre partite piuttosto impopolari. Secondo l’assessora romana all’Ambiente Pinuccia Montanari e la direttrice Laura D’Aprile, “trattandosi di impianti che gestiscono anche rifiuti pericolosi, l’emanazione di eventuale provvedimenti di carattere straordinario sia di competenza della Regione Lazio”. Ha risposto loro l’assessore regionale Massimiliano Valeriani, secondo cui “la competenza in materia è strettamente comunale, un’attribuzione che deriva dalla legge regionale 27/1998, con cui viene affidata ai Comuni la delega sulle attività di autodemolizione che si svolgono nel proprio territorio”. Il Pd Roma, invece, propone di far ricadere la scelta su aree a destinazione agricola, non coltivate né utilizzate per questo scopo, che hanno per questo bassi costi. Finora è stata individuata una sola area in località Osteria Nuova, che potrebbe ospitare già dieci impianti (tutti gli autodemolitori di via Palmiro Togliatti, per esempio). Tutto questo mentre gli sfasciacarrozze sono scesi in piazza già diverse volte, supportati dal Partito Democratico e da Casapound.
LA BOMBA ECOLOGICA DEL CANALE MUSSOLINI – Intanto, mentre il nodo autodemolitori è ancora lontano dall’essere sciolto, nel Parco Archeologico di Centocelle un’altra emergenza rischia di procrastinarsi all’infinito. È quella relativa alle decine di tonnellate di rifiuti depositate dentro e intorno il cosiddetto “canale Mussolini” – dal progetto della metropolitana iniziata prima della guerra e mai ultimata. Nel gennaio 2017, l’autocombustione dell’immondizia sotterrata creò nel parco un “effetto terra dei fuochi” che portò la sindaca Virginia Raggi a firmare, il successivo 10 febbraio, un’ordinanza urgente con cui si disponeva la bonifica completa dell’intera area. Ma, dopo un anno e mezzo, “il terreno è stato solo smassato e i rifiuti sono ancora lì”, spiega Cristiana Trizzino del comitato Pac Libero. Una situazione molto grave dal punto di vista sanitario, proprio laddove più di 100 anni fa Wilbur Wright diede vita al primo volo mai ripreso con una cinepresa.