Trecentomila euro a Denis Verdini e un aiuto per mettere il nome di Giuseppe Mineo nella lista preparata dal governo Renzi per il Consiglio di Stato. È, secondo la Procura di Messina, ciò che è ruotato intorno alla nomina dell’ex giudice del Consiglio di Giustizia Amministrativa Siciliana arrestato il 4 luglio. Denis Verdini ora è indagato per finanziamento illecito ai partiti dalla procura di Messina. All’ex senatore di Ala, a lungo stampella del governo guidato dall’ex segretario del Pd, è stato notificato un avviso di garanzia e l’invito a comparire, ma secondo l’agenzia Ansa l’ex senatore non si è presentato all’interrogatorio. Non solo. Secondo quanto riportato sempre dall’Ansa, lo stesso Verdini si sarebbe rivolto all’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti (non indagato) per ‘spingere’ Mineo al Consiglio di Stato. A raccontare il particolare è stato l’avvocato Piero Amara, anche lui arrestato per vari episodi di corruzione, che da mesi collabora con i pm di Messina e Roma: a riferirgli il particolare sarebbe stato lo stesso ex senatore di Ala, come riferito da Amara ai magistrati. In effetti Mineo, che stava molto a cuore ad Amara perché si era impegnato a pilotare una sentenza in favore di un suo cliente, venne proposto dal Consiglio dei Ministri come consigliere di Stato nel 2016, ma la nomina poi non si fece perché emerse che l’ex giudice era sotto procedimento disciplinare per avere depositato in ritardo alcuni provvedimenti.
LA RICOSTRUZIONE DEI MAGISTRATI
Secondo i magistrati, attraverso una serie di passaggi societari, Verdini avrebbe ricevuto circa 300mila euro dall’avvocato Piero Amara, legale siracusano arrestato a febbraio dalla Procura di Messina nell’inchiesta “Sistema Siracusa” che ha svelato una serie di corruzioni commesse dal legale e dal suo socio, Giuseppe Calafiore, per condizionare processi e sentenze in favore di loro clienti “illustri” come i costruttori Frontino. Il finanziamento a Verdini sarebbe slegato dalla richiesta di sostenere la designazione di Mineo. Fatto sta che nel maggio 2016 il magistrato venne indicato dal Consiglio dei Ministri del governo Renzi tra i possibili neo magistrati di Palazzo Spada, ma la nomina venne stoppata a causa del procedimento disciplinare a cui il giudice era sottoposto aperto a suo carico per i ritardi nel deposito delle sentenze al Cga.
LE ACCUSE CONTRO MINEO
Nelle stesse settimane in cui il suo nome veniva caldeggiato e accostato a una poltrona di Palazzo Spada, Mineo avrebbe ricevuto 115mila euro per “sovvertire due sentenze” care ad Amara e a Calafiore, accusato con il primo di corruzione in atti giudiziari. Motivo per il quale il pm messinese Maurizio de Lucia aveva ottenuto il suo arresto agli inizi di luglio, poche settimane dopo le elezioni amministrative del 10 giugno in cui Mineo era stato candidato al consiglio comunale di Catania con la Lega di Matteo Salvini. Ad accusare Verdini è stato Amara, che dopo l’arresto ha cominciato a collaborare con la Procura riempiendo pagine di verbali. Dalle dichiarazioni di Amara è nata l’indagine sull’ex giudice Mineo, accusato di essersi interessato perché fosse sovrastimato il danno chiesto, tramite ricorso amministrativo, da una ditta cliente di Amara, l’impresa Frontino “Open Land” impegnata in un contenzioso col Comune e la Sovrintendenza di Siracusa. Il giudice era magistrato relatore in una delle cause. In cambio Mineo avrebbe chiesto la nomina al Cds, poi fallita, e 115mila euro, somma che Amara girò a un amico dell’ex giudice, l’ex presidente della Regione Giuseppe Drago che aveva bisogno di soldi per cure mediche.
ENNESIMA GRANA PER VERDINI
Nuova grana quindi per il tessitore del Patto del Nazareno, recentemente condannato in appello a 6 anni e 10 mesi per il crac del Credito Fiorentino. Sempre per finanziamento illecito, invece, il pm Ermilio Amelio della procura di Roma ha chiesto una condanna a 2 anni, lo scorso 5 luglio, per la vicenda legata alla compravendita di un immobile in via della Stamperia, a Roma, che in poche ore fruttò una plusvalenza record di 18 milioni di euro. A marzo, invece, per lo stesso motivo, Verdini è stato condannato a 1 anno e 3 mesi nel processo P3 e a pagare una multa di 600mila euro. Nell’ottobre 2016, l’ex coordinatore del Pdl era invece stato salvato dalla prescrizione durante il processo per corruzione relativo all’inchiesta sulla ristrutturazione della Scuola dei Marescialli di Firenze, nel quale era stato condannato in primo grado a due anni di reclusione.
SCARCERATI AMARA E CALAFIORE
La notizia della nuova indagine a carico di Verdini è arrivata proprio nel giorno in cui sono tornati in libertà gli avvocati siracusani Piero Amara e Giuseppe Calafiore, arrestati il 6 febbraio scorso nell’ambito delle inchieste delle Procure di Messina e Roma su un sistema di corruzioni di magistrati per agevolare alcuni clienti dei due legali. L’indagine aveva coinvolto l’ex pm di Siracusa, Giancarlo Longo, ora ai domiciliari, e altre 13 persone. Da mesi Calafiore e Amara collaborano con i magistrati. Le loro dichiarazioni hanno portato, tra l’altro, all’arresto di Giuseppe Mineo, accusato di corruzione in atti giudiziari e all’indagine a carico di Verdini. I gip di Messina e Roma hanno modificato per i due difensori la misura degli arresti domiciliari in quella dell’obbligo di firma. La posizione dei due legali è stata stralciata dal procedimento principale.