Secondo il giudice Visibilia Magazine, da cui erano assunti e che è finita in liquidazione, costituisce un'unica impresa con Visibilia Editore. Che quindi risponde in solido e dovrà pagare un’indennità risarcitoria e delle spese di giudizio e reintegrarli. La società: "Faremo opposizione"
La Visibilia Editore di Daniela Santanchè deve riassumere i giornalisti di Visto e Novella 2000 licenziati lo scorso agosto da Visibilia Magazine, finita in liquidazione. Lo ho deciso il tribunale ordinario di Milano sezione lavoro, che ha accolto il ricorso proposto da alcuni lavoratori a cui era stato applicato il procedimento di licenziamento collettivo per cessata attività. Visibilia Editore, ha stabilito il giudice, è tenuta a rispondere in solido al pagamento di un’indennità risarcitoria e delle spese di giudizio e al reintegro dei ricorrenti nel posto di lavoro, perché le due società Visibilia Magazine e Visibilia Editore costituiscono un’unica impresa.
Ad annunciarlo è stata la stessa società, quotata su Aim Italia. Visibilia Magazine è controllata al 100% da Visibilia srl, a sua volta azionista di riferimento di Visibilia Editore. Nel novembre 2015 aveva acquistato le due testate da Prs Editore (che le aveva rilevate due anni prima da Rcs) ed era stata poi ceduta a Visibilia Srl nel mese di febbraio 2016.
L’Associazione lombarda giornalisti ricorda che “nell’estate del 2017 Visibilia aveva interrotto l’applicazione della Cassa integrazione in essere dichiarando l’insostenibilità economica della propria attività, avviando la messa in liquidazione della Magazine e aprendo la procedura di mobilità per tutti i dipendenti. Un comportamento, questo, contestato dal sindacato dei giornalisti. Associazione Lombarda e Federazione Nazionale della Stampa nell’ambito della procedura di licenziamento collettivo hanno infatti sempre denunciato l’utilizzo strumentale della liquidazione della società e della messa in mobilità dei giornalisti in quanto la pubblicazione delle testate Visto e Novella 2000 è continuata fino ad ora: ma appaltando all’esterno il lavoro giornalistico”. Fatto che “il sindacato ha ribadito ancora poche settimane fa in occasione del sopraggiunto licenziamento dell’ultima giornalista rientrata dalla maternità“. Viene “così a cadere il modus operandi promosso da Visibilia: licenziare per produrre i settimanali senza giornalisti assunti. Un comportamento che il Tribunale del Lavoro di Milano ha fotografato in maniera chiara ed esplicita tanto da affermare che “le due società costituiscono palesemente una unica impresa con tutte le conseguenze””.
Visibilia Editore ha precisato che esperirà “ogni ulteriore iniziativa giudiziale in opposizione alla citata sentenza”. L’azienda cita la sentenza del giudice Nicola di Leo del tribunale di Milano sezione lavoro che ha respinto il ricorso degli ex dipendenti di Visibilia Magazine Srl integralmente, dichiarando che non “appaiono esservi i motivi per porre in discussione la procedura di licenziamento collettivo della Visibilia Magazine Srl in liquidazione”, rigettando l’ipotesi di trasferimento d’azienda alla Visibilia Editore Spa dal momento che “risulta pacifico che le riviste Visto e Novella 2000 continuano a essere prodotte tramite collaborazioni esterne dalla stessa Visibilia Magazine Srl in liquidazione e si può rilevare che non vi sarebbero ragioni per non considerare il contratto del 12/12/17 come una cessione di marchi” e negando “l’imputabilità del rapporto di lavoro ad entrambe le convenute”.