“Berlusconi? Non ho mai accettato di incontrarlo e forse questo mi è costato la presidenza del Consiglio“. Così a In Onda (La7) il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, commenta le ultime bordate di Silvio Berlusconi al M5s. E aggiunge ironicamente: “Dopo che ha detto queste cose, vado a dimettermi. In realtà, nelle sue frasi non vedo nessuna novità. Berlusconi ci ha sempre attaccato. Noi siamo stati sempre coerenti nei suoi confronti e noi gli abbiamo sempre riconosciuto una certa coerenza, nel senso che ha rappresentato quello che era, a differenza dei suoi finti oppositori, quelli del Pd, che negli anni hanno finto di fargli opposizione e poi abbiamo scoperto che erano i suoi più grandi alleati”. Il ministro M5s si esprime anche sul ministro leghista della Famiglia, Lorenzo Fontana, che, nell’audizione alla Commissione Affari sociali, ha negato il riconoscimento dei figli delle coppie omosessuali: “Io ho sempre sostenuto che, prima di far partire qualsiasi governo insieme a un’altra forza politica, fosse necessario un contratto di governo. Noi con la Lega su tante cose non siamo d’accordo, come sul tema dei diritti civili. E lo dimostra il fatto che c’è la posizione di un sindaco M5s, come Chiara Appendino, ben diversa da quella di un ministro leghista. Proprio per questo motivo all’interno del contratto di governo non troverete i diritti civili: abbiamo visioni diverse e divergenti“. E puntualizza: “Fontana ha espresso la sua opinione, però quando dice che l’utero in affitto è illegale, afferma il vero. E neanche noi del M5s abbiamo mai voluto introdurre l’utero in affitto, perché ci sono i bambini e questi vanno tutelati. Ribadisco che non ci occuperemo di queste materie in questa legislatura, perché siamo in disaccordo”. Riguardo a una richiesta di confronto da parte del suo predecessore, Carlo Calenda, Di Maio dichiara: “Calenda ha avuto il suo tempo per confrontarsi coi cittadini, ma si è trincerato per 4 anni nel suo ministero. Adesso è troppo tardi per confrontarsi. Ora che è fuori dalla politica e i cittadini lo hanno mandato a casa, si vuole confrontare. A me sembra più un espediente per tornare in auge e farsi rivedere. Troppo tardi, poteva dialogare coi cittadini quando era ministro. Peraltro” – chiosa – “nel giorno in cui sono stato ministro, mentre stavo andando al giuramento, l’ho chiamato e gli ho detto che ci dovevamo vedere. Lui mi ha risposto di sì. Due giorni dopo ho individuato il mio capo di gabinetto e Calenda mi ha attaccato su twitter e su facebook. E quindi da quel momento ho ritenuto che non potessi vederlo più”