Il premier greco Alexis Tsipras si è assunto “la responsabilità politica della tragedia” e nel corso del Consiglio dei ministri straordinario, convocato per fare il punto della situazione, ha spiegato di aver indetto il Cdm proprio per “assumersi interamente davanti al popolo greco la responsabilità della tragedia”. “Credo – ha dichiarato – che questo sia un atto dovuto per il premier e per il governo del Paese”, ha aggiunto. Un annuncio che segue di poco quello del portavoce della Protezione Civile greca, Spyros Georgiou, secondo cui “al momento abbiamo ancora 100 persone che risultano disperse, ma sono numeri destinati a cambiare di ora in ora“. A cinque giorni dagli incendi che hanno devastato l’Attica, i soccorritori lasciano intendere che ci sono poche speranze di trovare superstiti e ammettono che “sono stime purtroppo destinate a stabilizzarsi”. Intanto, sono stati esaminati “tutti i resti” delle 87 persone morte: il capo del servizio medico legale di Atene, Nikos Karakoukis, ha fatto sapere che un altro ferito grave è deceduto oggi in ospedale.

Il governo, accusato da più parti di negligenza nei soccorsi, ha rimandato all’azione di piromani e alle particolari condizioni climatiche le principali cause di quanto accaduto, supportato dagli elementi che stanno emergendo dalle indagini. Questo non è servito però a placare le polemiche, tanto che il ministro della Protezione Civile Nikos Toskas ha presentato le proprie dimissioni che il premier Tsipras ha però respinto.  Dopo tre giorni di lutto nazionale, aumentano le critiche sulla gestione della crisi, soprattutto da parte dei sopravvissuti che già avevano duramente contestato il ministro della Difesa quando giovedì era andato in visita sui luoghi della tragedia. “Oggi ho riunito il mio governo in un momento difficile, forse il peggiore da quando governiamo” ha detto Tsipras sottolineando il suo “dolore per le vite umane perse in un modo così inaspettato ed ingiusto”. Ma il premier greco si è anche detto “preoccupato riguardo al fatto di aver fatto tutto in modo corretto“.

A Mati, la località più devastata dalle fiamme, i soccorritori continuano a cercare tra le macerie senza escludere di trovare altri corpi. “È un lavoro lungo, bisogna aspettare che le ceneri cadano e tornare indietro quattro, cinque volte nello stesso posto prima di trovare qualcosa”, ha spiegato uno di loro. Continua anche il calvario dei parenti, che arrivano negli ospedali per portar via le salme dei propri cari, o per iniziare la procedura di identificazione del Dna. Alcuni corpi sono caricati sui furgoni delle pompe funebri nelle bare, altri in sacchi di plastica perché si tratta solo di un “mucchio di resti umani”. L’identificazione delle vittime dovrebbe durare ancora qualche giorno dal momento che “dal 75% all’80% dei corpi sono carbonizzati”, come ha fatto sapere Grigoris Léon, presidente della società greca di medicina legale.

“Seri segnali” che gli incendi siano dolosi
“Dalle indagini in corso nei paesi distrutti dai roghi di lunedì, sono emersi diversi elementi che fanno pensare ad atti criminali e ad incendi dolosi. Molti focolai sono comparsi in un brevissimo spazio di tempo” ha detto il ministro Toskas. “Ci sono seri segnali che fanno pensare ad atti dolosi“, dice ancora il ministro, come riferisce il quotidiano Kathimerini. Nel corso delle indagini, aggiunge, nell’area di Mati è stato effettuato un ritrovamento che il ministro definisce “sospetto” senza fornire ulteriori dettagli.

I dati sull’abusivismo edilizio
Gli incendi che hanno devastato l’Attica hanno trasformato il piccolo comune di Mati da luogo simbolo non solo della movida ateniese a simbolo dell’abusivismo che da sempre imperversa in Grecia. Lì avevano ville e appartamenti praticamente a un metro dal mare artisti, intellettuali, politici e manager e proprio lì ora si conta il maggior numero delle vittime dei 47 roghi che hanno flagellato l’Attica. Fonti dello stesso governo di Atene l’hanno definita “la capitale dell’abusivismo”.

Arrivando uno dopo l’altro sul posto, i funzionari governativi nei giorni scorsi avevano ipotizzato che le cause dell’incendio potessero ritrovarsi in decenni di violazione delle regole di urbanizzazione e di sviluppo (tra le montagne e i pini si trovano circa 4mila case). “L’intera zona deve essere ridisegnata: bisogna aprire le strade, riaprire gli accessi al mare”, ha dichiarato il ministro dell’Interno, Panos Skourletis, aggiungendo che le autorità dovranno “scontrarsi con degli interessi organizzati”. “Tutta la Grecia è costruita su questo modello”, ha spiegato il ministro.

I numeri diffusi dagli ingegneri del ministero delle Infrastrutture dopo i sopralluoghi nelle aree colpite parlano di 1.218 edifici dichiarati abusivi, ovvero il 48,93% di quelli andati in fumo. Un numero che si sposa con quello relativo agli acri considerati non a norma, ovvero 100mila nel triangolo Maratona-Mati-Pentelis. Secondo l’ex direttore nazionale degli ispettori ambientali, Margharita Karavassili, il piano urbanistico generale fu completato nel 1992 in un’area in cui l’80% era di carattere forestale, il che significa che secondo la legislazione non poteva essere inglobata nel piano edilizio ma vi hanno costruito ugualmente. Una di queste era l’area di Mati, al confine con il comune di Rafina. Pare che le possibili vie di fuga, ovvero stradine per l’accesso all’area marittima, siano state “tombate” con modifiche a ville e condomini esclusivi, come giardini, parcheggi sotterranei, piscine.

Il team di ricerca di Geologia del Dipartimento dell’università di Atene guidato dal professor Efthymis Lekka dopo una prima analisi dei dati raccolti ha detto ai media che una delle cause scatenanti di un così elevato numero di vittime è stato il particolare disegno urbano dell’insediamento di Mati, che ha agito come una “trappola” per la popolazione. Ovvero strade strette, numerosi vicoli ciechi, pezzi ampi di condomini e ville allungati e allargati senza un piano regolatore, quindi senza possibilità di vie di fuga laterali.

Le polemiche sui soccorsi
I primi testimoni hanno riferito che per molto tempo non si sono visti né soccorritori né l’ombra della macchina organizzativa. Hanno raccontato anche dell’assenza strutturale di un piano di emergenza, ragion per cui in queste ore traballa anche la poltrona del ministro dell’interno Panos Skourletis.  Non solo, alcuni esperti di sicurezza sostengono che per ben due ore non c’è stata traccia di vigili del fuoco sotto Maratona. Centoventi minuti in cui i cittadini sono stati lasciati al loro destino. A Mati c’è chi descrive il proprio salvataggio come un caso di fortuna. “Il progredire continuo delle fiamme, che hanno devastato la zona in appena un’ora e mezza, ha privato le autorità di ogni margine di intervento tempestivo per evacuare gli abitanti” è stata la replica del portavoce del governo, Dimitris Tzanakopoulos. 

Ma questa pessima gestione della tragedia può essere ritenuta anche conseguenza del regime di austerity imposto dall’Ue alla Grecia che hanno portato, tra gli altri, tagli di 34 milioni di euro nei confronti della Protezione Civile. Da ultimo, lo scorso mese di marzo il governo Tsipras aveva deciso di continuare con le assunzioni di vigili del fuoco cosiddetti “stagionali”, ovvero per il solo periodo estivo e primaverile. Ben 1500 posti erano stati annunciati, tra 343 conducenti e 1157 vigili (con 12 milioni di euro presenti nel bilancio) da pescare negli appositi elenchi di emergenza. Ma non sono bastati evidentemente.

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