A Fondi, nel Centro di accoglienza straordinaria gestito da L’Azalea, veniva dato loro cibo scaduto al prezzo di “1,66 euro al giorno, pranzo e cena”. Al Circeo li avevano sistemati in due magazzini abusivamente “trasformati in superficie residenziale” e privi di allaccio alla fognatura. Così il destino di 31 richiedenti asilo ospitati fino al 26 giugno dalle due onlus fondane chiuse dopo l’inchiesta dell Procura di Latina è quello di essere spostati di nuovo: il comune di San Felice ha emanato un’ordinanza di sgombero nei confronti della onlus Alhena, di Terracina, che li aveva sistemati in via Molella, nelle campagne tra la località marittima e Sabaudia. E per i suoi ospiti ora la Prefettura dovrà trovare una nuova sistemazione.
I migranti erano arrivati il 9 luglio: erano stati scaricati alla chetichella nelle due strutture gestite dalla onlus e subito i residenti avevano sfogato il loro malcontento sui social network. Non erano passate che poche ore, che il sindaco Giuseppe Schiboni, di Forza Italia, aveva fatto partire i controlli e il 12 luglio dava 4 giorni all’associazione per fornire la “documentazione idonea ad accertare la rispondenza ai requisiti igienico sanitari della struttura”. “Siamo davanti ad un problema di legalità e di legittimità degli spazi occupati”, affermava il primo cittadino in un comunicato in cui spiegava che “una parte dell’immobile utilizzato risulta essere stato trasformato illegittimamente” e che “manca la prova che sia dotato di allaccio alla rete idrica e fognaria, tanto da comprometterne l’utilizzo”.
Mercoledì è arrivata l’ordinanza di sgombero. Due le contestazioni. La prima di carattere urbanistico: secondo il comune, i magazzini posti al primo piano di entrambe le strutture erano stati abusivamente “trasformati in superficie residenziale“. La seconda ha a che vedere con quelle che nell’ordinanza sono definite “gravi carenze igienico-sanitarie“: gli immobili “non sono dotati di impianto idrico” ma collegati a “un pozzo dalle non meglio precisate caratteristiche e idoneità”, “non sono collegati alla rete fognante comunale” e le fosse settiche non sono sufficientemente capienti per strutture destinate a ospitare 31 persone.
E’ l’ennesima prova: il sistema dei Cas – i centri di accoglienza straordinaria che, a differenza di quelli che rientrano nel programma Sprar, non sono posti sotto l’egida dei Comuni – fa acqua da tutte le parti. E i primi a rimetterci sono i richiedenti asilo. Dopo l’inchiesta su Fondi, la Prefettura di Latina era finita nell’occhio del ciclone, accusata di non aver effettuato i dovuti controlli. Ma domande è lecito farsene anche sulla reattività degli amministratori.
Se in 14 giorni il comune di San Felice Circeo ha controllato che i gestori avessero tutte le carte in regola per ospitare i migranti, perché a Fondi non è accaduto nulla di simile? Al Fatto Quotidiano risulta che il sindaco De Meo ha inviato alle onlus solo due lettere ufficiali, quindi regolarmente protocollate, per chiedere spiegazioni e documentazione che attestasse la regolarità di procedure e strutture. Una solerzia, quella dimostrata nei confronti del Cas di Alhena, che tuttavia l’amministrazione guidata da Forza Italia, non ha dimostrato in altri casi di abusivismo edilizio, piaga che affligge da decenni il territorio: sono oltre 4.200 le pratiche di condono che giacciono negli uffici del comune, su una popolazione che arriva appena a 9mila residenti.