Il dibattito c’è. Se poi questo porterà a creare una spaccatura all’interno del governo è molto presto per dirlo, al netto dei retroscena che parlano di crepe, conflitti e decisioni già prese. I fatti raccontano altro. Salvini dice: “Sulla Tav occorre andare avanti”. Palazzo Chigi risponde: “C’è un’istruttoria in corso, ma nessuna decisione è stata presa”. Il tutto dopo che le prime pagine di Repubblica e La Stampa parlavano di un premier Conte convinto a stoppare l’avanzamento dei lavori dell’Alta velocità Torino-Lione. Retroscena che hanno portato il ministro dell’Interno a ribadire la sua posizione in diretta a Radio24: “Dal mio punto di vista sulla Tav occorre andare avanti, non tornare indietro” ha detto il vicepremier, che poi ha sottolineato come sia fondamentale fare “l’analisi costi-benefici” prima di prendere qualsiasi decisione. La precisazione di Palazzo Chigi va nella stessa direzione: non è stato stabilito ancora nulla, ma c’è uno studio in corso. Sia Salvini che l’esecutivo, del resto, si muovono nel solco di quanto scritto nel contratto di governo, in cui è prevista una rivalutazione complessiva dell’infrastruttura, con Lega e M5s che si impegnano “a ridiscuterne integralmente il progetto nell’applicazione dell’accordo tra Italia e Francia“.

Le parole di Salvini, però, sono arrivate a pochi giorni da quelle del ministro pentastellato Toninelli, che metteva in discussione la prosecuzione del progetto. “Dal mio punto di vista sulla Tav occorre andare avanti, non tornare indietro” ha detto il vicepremier a Radio24, per poi chiedere: “L’opera serve o no, costa di più bloccarla o proseguirà? Sarà questo il ragionamento per ogni opera”. Insomma, per il vicepremier questo è il fil rouge da seguire per “la Tav, la Tap, la Pedemontana, Terzo Valico”. E ha specificato: “Questo c’è scritto e questo faremo“, in riferimento al contratto di governo. E ancora: “Non è che faccio pagare agli italiani miliardi”, l’affondo. Il leader leghista ha poi aggiunto che “la polizia continuerà ad arrestare chi lancia sassi contro i lavoratori”, in riferimento alle contestazioni in Val di Susa.

La puntualizzazione di Palazzo Chigi – A stretto giro, da Palazzo Chigi una precisazione che ha stemperato gli animi, specie dopo le ricostruzioni di Repubblica e La Stampa, che parlavano di un premier Conte d’accordo con la linea grillina per uno stop definitivo alla Tav. Secondo i quotidiani, nella fattispecie, la pressione delle proteste e della perdita di consenso dei 5 stelle su Ilva, Tap e Tav, hanno convinto il presidente del consiglio a prendere una decisione sul fascicolo e ad abbracciare la causa di Di Maio dell’addio alla Tav. Ma le cose non stanno così. “Il dossier sulla Tav  – si legge nel comunicato di Palazzo Chigi – al momento non è ancora giunto sul tavolo del Presidente del Consiglio, dunque nessuna decisione è stata ancora presa e soprattutto non ci sono state valutazioni al riguardo”. La questione “è in fase istruttoria presso il ministro competente Toninelli, il quale è impegnato in una valutazione costi-benefici che poi sarà sottoposta e condivisa con il presidente del consiglio e con l’intero governo. Ad ogni modo la soluzione sarà in linea con quella contenuta nel contratto di governo“.

Toninelli tre giorni fa: “Sperpero di denaro pubblico” – Solo qualche giorno fa, del resto, il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli ha parlato di “ridiscutere integralmente” la Torino-Lione, dopo che a fine giugno parlò di “valutazione costi-benefici”. Il 24 luglio in un lungo post su Facebook il pentastellato ha rimesso in discussione il progetto dopo nuovi scontri tra gli attivisti contrari alla Torino-Lione e le forze dell’ordine, che nel week end scorso si sono fronteggiati vicino al cantiere di Chiomonte per due notti di fila. “Rifarsi al Contratto di governo  – scriveva Toninelli – significa voler ridiscutere integralmente l’infrastruttura in applicazione dell’accordo con la Francia. Senza preclusioni ideologiche, ma senza subire il ricatto che ci piove in testa e che scaturisce dalle scandalose scelte precedenti” diceva il ministro. Che poi avvertiva: “È questo il principio in base al quale stiamo lavorando. Ecco perché adesso nessuno deve azzardarsi a firmare nulla ai fini dell’avanzamento dell’opera. Lo considereremmo come un atto ostile“.

Duello sul nodo economico – Su una questione Toninelli e Salvini sono d’accordo, pur divergendo nelle proposte di soluzione: i soldi. Secondo Toninelli, “sono stati sprecati i soldi dei cittadini italiani”. Per questo prova “rabbia e disgusto”. Sul punto si è espresso anche Salvini: “Non è che faccio pagare agli italiani miliardi”. Sul dossier infatti pende il rischio di una multa da 2 miliardi. E, secondo Repubblica e Stampa, anche la restituzione dei fondi europei oltre che una eventuale richiesta di risarcimento da parte francese, penali per i contratti già stipulati. E il rischio per 4mila posti di lavoro. Mentre i soldi finora spesi andrebbero comunque in fumo. A confermare la versione del Carroccio è oggi il sottosegretario ai Trasporti Edoardo Rixi: “Le grandi opere per la Lega sono fondamentali. Anche la Torino-Lione e il Terzo Valico” ha spiegato in un’intervista al Secolo XIX. “Ovviamente se ci sono modifiche che consentono di poter investire in altre infrastrutture, le accogliamo volentieri”ha aggiunto Rixi, secondo cui sarebbe possibile un grande risparmio: “Calcoliamo anche sopra il miliardo di euro”. “Migliorando il percorso, rendendolo meno impattante. È un’opera strategica, certo, ma ci sono fattori da chiarire: una galleria in pieno territorio francese è finanziata per il 35% dall’Italia e per il 40% dall’Europa. Parigi ci mette solo il 25%. Non va bene”. Insomma, alzare il tiro potrebbe essere utile per andare davanti alla Francia con un potere di scambio maggiore. Ma nulla di più. Per la tratta internazionale finore sono stati spesi 1,5 miliardi di euro. Soldi che sono stati destinati agli studi e alle attività preliminari e allo scavo delle quattro gallerie esplorative, tre in Francia, la quarta in Italia, a Chiomonte. Quest’ultima, conclusa nel febbraio dello scorso anno, è costata 173 milioni di euro. Attualmente per la Tav Torino-Lione lavorano circa 800 persone, tra Italia e Francia, nei cantieri, negli uffici della Telt, la società incaricata di costruire e gestire la nuova ferrovia e in altre società coinvolte nei lavori.

Il destino dell’Alta velocità piemontese è legato, dunque, all’analisi dei costi-benefici che dovrebbe concludersi tra ottobre e novembre. I giornali parlano di una provvedimento grillino già pronto per mettere la parola fine alla Tav. Per bloccare l’opera , infatti, c’è bisogno di una legge apposita. Ma le leggi vanno votate e senza il contributo leghista, da sempre contrario allo stop all’opera come testimonia lo sfogo di Salvini, i grillini rischiano di far tremare la maggioranza per un pugno di mosche.

Le reazioni  –  Mentre si apre il nuovo fronte nel governo gialloverde dopo che il M5S, a fronte dell’ostilità dei suoi militanti, si è messo all’opera per alzare la tensione e bloccare la Torino-Lione, le opposizioni reagiscono.  La prima denuncia arriva via Twitter da parte del segretario del Pd Maurizio Martina: “Due miliardi di euro di penali, il blocco di finanziamenti europei, 4 mila posti di lavoro a rischio. La follia del governo di bloccare la Torino-Lione la pagherà un Paese intero”. “Il NO alla TAV o al TAP rappresentano perfettamente l’ideologia della chiusura del governo gialloverde. Si chiude alle merci, si chiude ai trasporti, si chiude all’energia: un’Italietta autarchica che rinuncia a competere nel mondo, tutta rivolta ad un passato che non tornerà e non era neppure glorioso. Un suicidio economico. Non un’Italia che protegge, ma un’Italia sconfittista”. Lo afferma Benedetto Della Vedova, coordinatore di +Europa. Repubblica.it riporta anche le parole dell’ex ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio: “Non gioisco per le divisioni del governo sulla Tav, sono invece molto preoccupato perché oltre 5 miliardi di euro di investimenti rischiano di essere messi in discussione per calcoli elettorali”.

Parla di “deriva anti-piemontese” presidente della Regione, Sergio Chiamparino, che bisogna “bloccare” perché “contraria agli interessi del Nord-Ovest e dell’intero Paese”. Il governatore Pd entra così nel dibattito sulla Tav: “Convocherò entro settembre un incontro di tutte le rappresentanze economiche, sociali, istituzionali e politiche per far risuonare chiare e forti voci della società piemontese a favore dell’opera. È indispensabile un moto d’orgoglio che impedisca che la nostra regione venga messa ai margini”. Una stoccata arriva anche da Forza Italia attraverso le parole di Maurizio Gasparri: “Puntuali i grillini presentano il conto alla Lega e impongono il blocco della Tav. Era evidente che questi sessantottini in ritardo avrebbero dato ragione agli attivisti che aggrediscono ogni giorno le forze di polizia in Piemonte e contestano un’opera indispensabile”. Poi la provocazione agli alleati di coalizione: “La Lega piegherà la testa? Quanti danni subirà l’Italia per questa scelta imposta dai grillini? I nodi vengono al pettine e l’Italia comincia a pagare i danni per un governo dell’incompetenza e dell’improvvisazione”, conclude il senatore forzista.

 

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