Le opposizioni annunciano battaglia contro la nomina a presidente della Rai del giornalista Marcello Foa. E il Pd fa appello a Forza Italia perché voti contro la sua designazione in Commissione di Vigilanza Rai e Mariastella Gelmini apre: “Al momento votiamo no”. Al momento Foa è stato proposto dal Tesoro come consigliere di amministrazione della tv pubblica e martedì prossimo il cda sarà chiamato a indicare il presidente. Poi serve appunto la ratifica della Vigilanza, con una maggioranza di due terzi dei 40 deputati e senatori che la compongono. La seduta è convocata per mercoledì 1 agosto. Dal canto suo Foa, in un’intervista al Corriere del Ticino (testata del gruppo di cui è stato direttore generale), spiega di voler “rinnovare la Rai e di riportarla al suo vecchio splendore, non solo giornalistico ma di contenuti in generale”.
Ad annunciare la strenua opposizione nelle file del Pd è Davide Faraone, che su Twitter scrive: “Se Salvini e Di Maio pensano di occupare la Rai, che è degli italiani e non loro, noi siamo già qui e glielo impediremo. Il primo agosto in vigilanza Rai ci aspetta una bella battaglia. Marcello Foa non merita alcuna fiducia, non sarà il nostro presidente”. “Ci opporremo in tutti i modi all’elezione di Marcello Foa a presidente della Rai”, aggiunge il capogruppo dem a Palazzo Madama Andrea Marcucci. “Ci appelliamo a tutte le forze di opposizione affinché impediscano che un amico di Putin, un giornalista-editore che ha fatto campagne contro i vaccini, diffuso fake news, ingiuriato il capo dello Stato, possa presiedere il servizio pubblico”.
Per il componente della commissione di Viglianza Rai e della Direzione nazionale del Pd Salvatore Margiotta è “del tutto evidente che il nome indicato dalla maggioranza di governo per la presidenza della Rai sia inadeguato. Parliamo, infatti, della figura di garanzia che ha il compito di assicurare e tutelare il rispetto del principio del pluralismo dell’informazione. Non può rivestire questo incarico l’autore di ‘come si fabbrica informazione al servizio dei governi'”. Poi l’appello ai forzisti: “Mi auguro che FI, che ha ottenuto la presidenza della commissione di Vigilanza della Rai come forza di opposizione, non decida di votare con la maggioranza un candidato impresentabile che non rappresenta in alcun modo i valori di democrazia e libertà che Berlusconi ha sempre rivendicato come principi fondativi del suo partito. Sarebbe sorprendente, dunque, se i parlamentari di Forza Italia decidessero di sostenere Foa che non garantirà in alcun modo l’imparzialità e la correttezza della nostra informazione pubblica. Ma sono certo che si mostreranno responsabili e voteranno compattamente no sul nome del presidente incaricato”.
La replica di Forza Italia arriva da Mariastella Gelmini: “La maggioranza, prima di proporre un suo nome per la presidenza della Rai, avrebbe dovuto avviare un’istruttoria tra i gruppi parlamentari presenti in Commissione di Vigilanza Rai – premette la capogruppo degli azzurri alla Camera – e solo dopo esprimere un candidato di sintesi, in grado di avere il voto dei 2/3 dei componenti, necessari per concludere l’iter. Proponendo Foa al buio, il governo ha utilizzato un metodo sbagliato. Forza Italia farà un’attenta riflessione, ma al momento il nostro voto è ‘no‘”.
“Nelle prossime ore – spiega Gelmini – cercheremo ancora il dialogo con tutte le altre forze politiche per individuare una figura terza, di garanzia, e che possa ricevere il via libera dalla stragrande maggioranza dei gruppi parlamentari. Il ruolo di presidente della Rai è troppo delicato per essere imposto a colpi di maggioranza. È il momento della buona politica, non servono inutili prove muscolari”, conclude.
“Ora volto pagina, con l’intento di rinnovare la Rai e di riportarla al suo vecchio splendore, non solo giornalistico ma di contenuti in generale”, dice Foa al Corriere del Ticino. “Tutto è avvenuto molto all’improvviso. Giovedì sera sono stato contattato da Roma e mi è stata chiesta la disponibilità a ricoprire un incarico molto prestigioso in Rai, molto verosimilmente quello di presidente. Non era ancora una proposta ufficiale ma un sondaggio di disponibilità oltre a un attestato di stima nei miei confronti. Pensavo che la cosa avrebbe necessitato di tempo, come è prassi in questi casi, con colloqui e negoziati, invece venerdì mattina, per il mio stupore, mi è giunta una telefonata nella quale mi si comunicava che c’era consenso unanime sul mio nome e che sarei quindi stato proposto al consiglio dei ministri. Ho dovuto decidere sui due piedi”.