Immaginate un americano che deve pronunciare il nome Fattorosi. Una i che diventano due e. Le due t che scompaiono e quasi diventano una c dolce. Così Michael J. Fattorosi, 49 anni dal New Jersey, pizzetto peregrino, radici antichissime di antenati aristocratici in terra campana nel comune di Lettere, all’improvviso per colleghi, clienti e amici, è diventato “pornlaw”.
La legge del porno anzi l’avvocato del porno. Colui che negli Stati Uniti difende ufficialmente i “sexworkers” ed è l’avvocato del magazine AVN (Adult Video News), rivista che David Foster Wallace definì “il Variety dell’industria del porno”. Hai un problemino con un procuratore che si copre gli occhi di fronte ad una fellatio? Qualcuno confonde una pornostar con una prostituta e prepara per lei la galera (plot oltretutto da film hard)? Si litiga tra attori e produttori per paghe non riscosse? Michael ha la soluzione. Lui è il Mr.Wolf dell’hard. A 360 gradi.
“Ho iniziato nel 2004 quando molti colleghi non volevano rappresentare persone e società che lavoravano nel porno. Prima di allora rappresentavo spesso grandi major di Hollywood come Fox, Universal, Warner Bros”, racconta Fattorosi dal suo studio legale di Las Vegas a FQMagazine. “La scintilla è scattata negli anni novanta quando studiavo legge. Incontrai una ragazza il cui nonno aveva lavorato nell’industria di film per adulti negli anni cinquanta a Los Angeles. Dopo un paio di cene, dopo averlo sentito parlare dei problemi legali che aveva avuto nella sua carriera, ne sono rimasto affascinato. Non avevo intenzione di diventare un avvocato del porno, ma è come se da quel momento fosse diventato qualcosa che dovevo fare”.
Solo che diventare “pornlaw” non è proprio una passeggiata. Banalmente: gli sguardi e i giudizi della gente pesano. La prima moglie molla Michael. È un lavoro troppo “dirty”, troppo zozzo. “Ho capito che per aiutare le persone che lavorano nell’industria del porno la mia vita richiedesse un cambiamento”. Via qualche schifato cliente. Si apre un nuovo mondo. E perfino una seconda moglie che adora la professione del marito: Vanessa Blue, oggi ex pornostar, dodici anni di matrimonio, una vita insieme con il cane Moose sul divano. “L’avvocato è una nobile professione, significa aiutare chi ha bisogno, chi è discriminato dalla società. Ho scelto di difendere i sexworkers perché sono spesso ignorati e attaccati dai benpensanti. Eppure sono ottime persone con belle famiglie e molti di loro sono anche religiosi. A Hollywood ho incontrato individui moralmente ben più abietti che le persone difese nel mondo del porno”.
Basta scorrere il profilo Twitter del “pornlaw” o il suo sito web (adultbizlaw.com) e capisci la devozione alla causa. Fattorosi twitta link di sentenze e articoli di giornali, dialoga con pornostar o webcam model, si avventura in terreni giurisprudenziali scivolosi e prova a dare risposte. L’arresto di una cam model per qualcosa che assomiglia al nostro “atti osceni in luogo pubblico” scatena il dibattito tweet su tweet tra “addetti ai lavori”. Fattorosi spiega che c’è differenza tra girare una clip porno in pubblico e una all’aperto. “Se giri nel tuo giardino è all’aperto, se mentre giri sei osservata dal tuo vicino sei in pubblico”, suggerisce online. “Mi è capitato perfino di finire nel mirino delle ire della mafia newyorchese. Non posso raccontare il caso specifico, ma è legato alle parentele di un pornostar”, racconta Fattorosi.
“Poi c’è il caso di un cliente che è anche un amico: James Deen. Tre anni fa è stato accusato da diverse donne dell’industria del porno di comportamenti scorretti. Sebbene non ci siano state cause legali o accuse penali contro di lui, è stato uno dei momenti più difficili della mia carriera. Anche perché il caso ha ricevuto risonanza mondiale”. “Nonostante un recente sondaggio mostri che il 43% degli americani accettano il porno, ci sono molti nemici della pornografia negli Stati Uniti – conclude – Per primo le persone molto religiose che vedono il porno come immorale; poi il governo sia esso il CalOSHA (dipartimento della salute della California che ha portato avanti la Proposition 60 per l’uso dei condom nei porno ndr), il dipartimento di giustizia, l’FBI, politici come Ted Cruz o Rudy Giuliani. Negli Stati Uniti nessun politico è amico dell’industria del porno, nemmeno i liberal”.
E nonostante la legislazione su pratiche sessuali, pornografia e prostituzione cambi tra stato e stato (in Nevada è legale prostituirsi ma non a Las Vegas, ad esempio) la produzione di porno in quanto libera espressione è garantita dalla Costituzione. “Il sesso è parte naturale della vita di ognuno di noi, non deve essere limitato, nascosto, e il piacere che si prova nel vederlo rappresentato non può essere vissuto come una vergogna”. Per chi volesse, infine, conoscere di persona Fattorosi, “pornlaw” passa tutti i mesi di luglio a Lettere, nel golfo di Napoli. Sui suoi avi, di cui ha trovato traccia fin dal 1083 nel Cilento e poi fino ai giorni nostri passando per politici, vescovi, notai e perfino un consigliere di papa Pio IV, Michael ha scritto il primo di sei libri storici (Resurrection of the scrolls): “Negli USA al massimo si risale a qualche bisnonno. Quando agli amici americani racconto dei miei antenati di mille anni fa mi guardano con gli occhi sgranati”. Altroché film porno.