Una tregua tra Luigi Di Maio e il presidente Inps Tito Boeri. Con la promessa di “reciproca collaborazione istituzionale”. Una collaborazione indispensabile al vicepremier e ministro del Lavoro per la conversione in legge del decreto Dignità, su cui a metà luglio si era consumato lo scontro con l’economista definito “non minimamente in linea con le idee del governo”. Ma soprattutto in vista della legge di Bilancio, in cui il governo gialloverde intende inserire una serie di interventi che richiederanno stime a cui dovrà lavorare l’istituto previdenziale. Dal calcolo del costo degli interventi sulle pensioni (ritocchi alla Fornero, taglio degli assegni oltre i 4mila euro, l’abolizione dell’Ape) all’eventuale allargamento del Reddito di inclusione o, come è più probabile, una sua sostituzione con una misura più simile al reddito di cittadinanza.
A dar conto del colloquio tra i due avvenuto sabato in via Veneto – come confermato da Di Maio nell’intervista al Corriere – è La Stampa, secondo cui entrambi hanno poi espresso soddisfazione per un incontro definito “utile e proficuo“. Del resto, sottolinea il quotidiano, nonostante gli attacchi del leader M5s per la relazione tecnica al decreto dignità con la stima degli 8mila contratti a termine a rischio ogni anno e quelli di Matteo Salvini per le prese di posizione di Boeri sulla necessità degli immigrati per sostenere la spesa pensionistica “Boeri non era intenzionato a dimettersi prima della scadenza del mandato a febbraio dell’anno prossimo”. E “la poltrona dell’istituto di previdenza non è sottoposta alle regole dello spoil system, la legge che permette entro novanta giorni dall’insediamento del governo il ricambio degli alti burocrati“.
Così lo scontro doveva per forza essere ridimensionato. A mediare, secondo il quotidiano torinese, è stato Pasquale Tridico, l’economista che Di Maio aveva indicato come possibile ministro del Lavoro di un governo M5s e che ora è suo consulente. La Stampa ricorda che “fino al fattaccio del decreto i rapporti del professore milanese con i 5 Stelle erano ottimi: Boeri aveva aiutato il presidente della Camera Roberto Fico nella definizione della norma sul taglio dei vitalizi ai parlamentari”. Ora, dopo la conversione del decreto Dignità, la priorità sarà decidere come procedere verso il varo di una nuova misura di sostegno al reddito.
Secondo Il Messaggero, Di Maio non intende rinunciare ad inserire nella manovra un primo passo verso il reddito di cittadinanza: oltre ai 2 miliardi di investimenti nei Centri per l’impiego, vorrebbe eliminare sia il Rei varato da Gentiloni sia tutti gli attuali assegni in vigore per le famiglie indigenti per recuperare risorse con cui finanziare uno strumento unico. Il Rei, stando agli ultimi dati, ha raggiunto 311mila famiglie per un totale di oltre 1 milione di persone: solo il 55% della platea stimata. L’obiettivo di medio-lungo termine sarebbe quello di raddoppiare il numero dei beneficiari.