di Derek

Fa molto discutere in questi giorni la proposta leghista di obbligare a esporre il crocifisso in tutti i luoghi pubblici, comprese le scuole. A me da cristiano dovrebbe far piacere, eppure questa proposta mi irrita da matti. Il crocifisso è il simbolo della mia religione, delle fede cristiana: rappresenta Gesù morto in croce per liberarci dai nostri peccati ed è nel segno della croce che cerchiamo con alterne fortune e difficoltà di vivere la nostra fede giorno per giorno.

Essere un bravo cristiano, vivere secondo il Vangelo, non è affatto facile e le cronache ci mostrano quanto sia difficile per gli stessi ministri – uomini come noi e quindi peccatori – della Chiesa. Essere cristiani allo stesso tempo però non è nemmeno obbligatorio e mi fa paura il concetto che si possa esserlo per “tradizione”. Questa proposta, anzi, mi fa rabbrividire proprio per il fatto che sono (con mille difetti) cristiano.

Con quale diritto chi si rifiuta di accogliere i migranti chiede questa cosa? Il messaggio di Gesù è diametralmente contrario alla maggior parte delle proposte degli esponenti politici ora al comando, eppure loro si sentono in diritto di strumentalizzare un simbolo così importante. Ovviamente leggiamo commenti entusiasti e commenti fermamente contrari. Questi ultimi in particolare da chi non crede o chi addirittura è contro la Chiesa.

Se davvero il Crocifisso fosse appeso nelle scuole (ma non solo) con senso Cristiano, sarebbe una garanzia anche per chi non crede affatto e per chi professa altre religioni. Sarebbe il segno tangibile del messaggio con cui Gesù ci invita ad amare il prossimo – chiunque esso sia – come noi stessi. Quindi ateo, mussulmano, ebreo, stai tranquillo, in questa scuola sei ben accetto e ben voluto nel nome del Signore. Questo dovrebbe essere il significato, il contrario del motivo per cui ora lo si vorrebbe strumentalmente imporre.

Tanti anni fa le mie figlie frequentarono le scuole di infanzia dalle suore perché quelle pubbliche erano piene. All’epoca fui stupito nel vedere che in classe con loro c’erano anche alcuni bambini marocchini. Ma era chiaro che non c’era nulla di male. Non era male per una suora ospitare un bambino musulmano (al quale ovviamente non venivano fatte recitare le preghiere cristiane) come non era male per una famiglia marocchina affidare il loro figlio alle suore.

Quindi faccio un invito sommesso a tutti i supporter di questa proposta: prima di preoccuparvi del crocifisso in classe, venite a Messa la domenica, ascoltate attentamente la parola di Dio. Cercate di capirla. Prima di mettere il crocifisso su un muro provate a mettervelo in testa, allora forse – se sarete fortunati – vedrete le cose con gli occhi di chi su quella croce ci è salito davvero.

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