La Tunisia autorizza lo sbarco dei 40 migranti bloccati da 16 giorni sulla nave Sarost 5 al largo delle proprie coste, ma avverte: “Non sia un precedente”. Il via libera è arrivato dal premier Youssef Chahed, che ha parlato davanti al parlamento durante l’udienza dedicata al voto di fiducia al nuovo ministro dell’Interno, Hichem Fourati. “Il primo intervento di salvataggio si è svolto in una zona di competenza delle autorità maltesi e c’è stata una controversia su quale Paese avrebbe dovuto accogliere i migranti”, ha specificato il premier. La nave, cui il permesso è stato accordato per motivi umanitari, attraccherà nel porto di Zarzis e le persone salvate, tra cui due donne incinte e un ferito bisognoso di cure, saranno portate a terra.
Il 13 luglio scorso la Sarost 5, nave di rifornimenti che fa capo all’omonima compagna del gas attiva principalmente in Tunisia, aveva soccorso un gruppo di 40 migranti partiti dalla Libia nella zona maltese di ricerche e salvataggio. A bordo un gruppo di profughi tra i 17 e 36 anni provenienti da Egitto, Bangladesh, Camerun, Senegal, Guinea, Costa d’avorio e Sierra Leone. “Siamo contenti e sollevati, nonostante il ritardo nella decisione” è la prima dichiarazione del capitano della Sarost 5, Ali Aiji rilanciata dai media locali.
Ma alla fine è rimasta al largo delle coste tunisine della città di Zarzis, perché le autorità di Tunisi non autorizzavano lo sbarco. L’Italia, a quanto si apprende, non ha ricevuto una richiesta di aiuto dalla Sarost, ma è stata solo informata della vicenda dai paesi coinvolti, Tunisia e Malta. A Roma è stato chiesto se avesse delle unità in zona per l’eventuale soccorso, e non un porto, ma la risposta era stata negativa. “Le condizioni dei profughi a bordo della nave sono buone – ha proseguito Chahed – ed è stata assicurata loro assistenza medica”, ma ha anche detto che i migranti non vogliono restare in Tunisia, avendo manifestato più volte la loro volontà di voler raggiungere l’Europa.
“La Tunisia ha rifiutato l’apertura di campi di accoglienza per migranti sul proprio territorio e l’episodio della nave Sarost 5 non deve essere usato come un precedente”, ha specifica il premier. Il riferimento è alla proposta avanzata da Bruxelles di creare “piattaforme regionali di sbarco” fuori dal territorio europeo, in collaborazione con Unhcr e Iom, idea a cui la Tunisia si è da sempre opposta. “E’ inconcepibile gestire la migrazione con i respingimenti o attraverso la creazione di campi o piattaforme per riunirvi i migranti irregolari”, aveva dichiarato alla fine del mese di giugno scorso il ministro degli Esteri tunisino, Khemaies Jhinaoui, sottolineando come la questione debba invece essere discussa da tutte le parti interessate come parte di una proficua partnership. “Ci sono altri modi per affrontare il tema della migrazione illegale e incoraggiare la migrazione legale”, aveva puntualizzato Jhinaoui.