Quando gliel’hanno detto la prima volta quasi stentava a crederci: “Non è vero, sto sognando”, ricorda. Da Pontedera, 24 anni e una laurea in Economics and Management, Maria Vittoria era appena entrata nello staff del sindaco Bill de Blasio a New York con un contratto di assunzione permanente. Maria Vittoria Gronchi è nata in un piccolo paesino in provincia di Pisa: dopo la triennale alla Bocconi, un programma di scambio con Northewestern University a Chicago, esperienze al WHO di Ginevra, e a Shanghai, oggi vive e lavora a New York, dove si occupa di Pubblica Amministrazione: “Sono stata la prima immigrata a fare il discorso di commiato nella storia del Rockfeller College of Public Affairs & Policy” sorride, mentre parla del College dove tutto è iniziato. Fin dalla triennale Maria Vittoria ha seguito periodi di studio all’estero. Col tempo si è lentamente abituata a lasciare l’Italia, “anche se mia mamma non sarebbe d’accordo”, racconta. Quando nel giugno del 2017 ha deciso di trasferirsi stabilmente a NYC senza rientrare come previsto, allora ha capito che qualcosa stava cambiando, definitivamente. “Ogni volta che lascio mia mamma e i miei fratellini in aeroporto mi commuovo sempre. Mi mancano molto”, confessa. Dell’America Maria Vittoria apprezza il modo di pensare e di risolvere i problemi di interesse pubblico, “sempre innovativo”. Qui è arrivato il master in Public Amministration: “Ho studiato per diventare un’esperta di Sanità Americana, concentrandomi su due programmi di assicurazione pubblica, Medicaid e Medicare. Contemporaneamente, ho subito cercato di trovare un impiego per rimanere in America”.

A gennaio del 2017 arriva così il primo lavoro, quello alla New York State Assembly: “Ero nello staff di una parlamentare a capo della Commissione di Salute Mentale dello Stato di New York. Mi occupavo di seguire le leggi introdotte (più di 100 a sessione!) nel loro percorso, fino al voto in Parlamento”. Da lì, Maria Vittoria ha tentato application per OMB (l’ufficio Budget e Management del sindaco di New York). Sei mesi dopo ha ricevuto l’offerta di lavoro “Ho accettato su due piedi, nonostante avessi già un biglietto di ritorno per l’Italia da lì a una settimana”.

Com’è stato per una 23enne lavorare a fianco del sindaco de Blasio? “Quasi ogni settimana il sindaco organizza un incontro dalle 19 alle 22 nei quartieri della città – spiega Maria Vittoria – in cui vede i cittadini e risponde alle domande dei presenti. Io dovevo monitorare questi incontri per capire quali idee erano finanziabili e quali no. Ho sentito cose davvero incredibili”. Maria Vittoria ci tiene a sottolineare una cosa: “Non ho mai avuto problemi di discriminazione, nonostante non fossi americana – aggiunge – Nel settore pubblico è difficile vedere al lavoro degli stranieri: eppure nel mio Dipartimento io ero l’unica”.

Oggi Maria Vittoria ha dovuto lasciare per problemi di visto il Mayors’ Office e si è trasferita presso il NYC Health & Hospital Corporation, attualmente il più grande sistema sanitario pubblico di tutti gli Stati Uniti. “Qui sono Senior Financial Analyst e supervisiono alcuni loro particolari programmi”. Giornata tipo? Sveglia alle 7, colazione con vista dall’appartamento a Brooklyn, lavoro frenetico in ufficio dalle 9 alle 18. “Spesso resto di più, ma non tantissimo. Qui devi saper dimostrare di riuscire a fare tutto nelle tue ore di lavoro”, racconta. A New York non ci sono giornate standard, “ci sono infinità di cose da fare. Tutti corrono verso qualcosa”.

Ma è proprio vero che negli Stati Uniti c’è più meritocrazia? “Sì, qui a nessuno frega nulla di quanti anni hai, per esempio. Se ritengono che vali e puoi apportare valore all’organizzazione, pubblica o privata che sia, loro ti assumono. Il mio vecchio direttore – spiega – aveva 35 anni e pieni poteri decisionali su milioni e milioni di dollari da investire in città. In Italia, invece, si va avanti per età più che per capacità. Qui il posto fisso non esiste”.

Tornare? Magari più in là. “Credo sia più utile per il mio Paese rientrare con un bagaglio di esperienze”. Maria Vittoria si immagina una mamma in carriera, probabilmente a Brooklyn. “Il mio fidanzato è un ingegnere di Bologna arrivato negli Usa 6 anni fa. Qui costruisce grattacieli di lusso. Se tornassimo dovrebbe reinventarsi da zero. Vorremmo tornare a casa, certo, ma non vanificare i sacrifici professionali fatti durante tutti questi anni. E poi – conclude – io sono interessata alla Pubblica Amministrazione. In Italia si parla di concorsi pubblici, allocazione casuale: forse devi aspettare che la persona sopra di te vada in pensione o cambi lavoro per avere la tua possibilità. E non mi pare che ci siano molte ragazze di 24 anni nel settore pubblico che monitorano programmi da più di 30 milioni di dollari ciascuno”.

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