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Caso Benalla, il governo francese supera la doppia mozione di sfiducia

Presentate dalla sinistra e dalla destra nei confronti dell'esecutivo sul caso di Alexandre Benalla l’ex bodyguard e collaboratore del presidente Macron indagato per le violenze del primo maggio a Parigi

Doppia prova superata dal governo francese. Le mozioni di sfiducia presentate dalla sinistra e dalla destra nei confronti del governo sul caso di Alexandre Benalla – l’ex bodyguard e collaboratore del presidente Emmanuel Macron indagato per le violenze del primo maggio a Parigi – sono state respinte. Come ampiamente previsto, l’Assemblea nazionale francese le ha bocciate entrambe: è stata la prima volta che l’opposizione ha fatto ricorso a mozioni di sfiducia dopo la vittoria schiacciante di Macron nel 2017.

La mozione che ha visto unite le forze della gauche è stata votata da appena 74 deputati sui 289 necessari per far cadere il governo guidato da Macron. Anche quella presentata dai Républicains è stata respinta nonostante il sostegno dei deputati della France Insoumise e dei comunisti. A votare a favore, appena 143 deputati sui 289 necessari. Impossibile fa cadere l’esecutivo, anche perché il partito di Macron, La Republique En Marche (Lrem) ha un’ampia maggioranza all’Assemblea nazionale.

Entrambe vertevano sullo scandalo relativo al collaboratore del presidente Emmanuel Macron filmato mentre colpiva dei manifestanti durante gli scontri del 1° maggio. Scandalo che si è trasformato nella più grande crisi politica per Macron da quando è entrato all’Eliseo. È stata la prima volta che l’opposizione ha fatto ricorso a mozioni di sfiducia dopo la vittoria schiacciante di Macron nel 2017. Ed è stata anche la prima volta dal 1980 in cui sono state dibattute simultaneamente due mozioni. L’obiettivo però, da parte dell’opposizione, non era quello di far cadere l’esecutivo, bensì quello di costringerlo a spiegarsi e di denunciare l’esistenza di un blocco che impedisce alla verità di emergere. Il capogruppo della Gauche démocrate Républicaine  André Chasaigne ha urlato allo “scandalo di Stato” e non “uno scandalo d’estate” come ha invece dichiarato il legale dell’ex bodyguard. Poi l’affondo: “Invece di sanzionare il suo collaboratore – ha tuonato Chassaigne -, Macron l’ha protetto. La realtà è che questo scandalo ha svelato consiglieri occulti, privilegi, favoritismi. Ciò che alimenta la sfiducia dei francesi rispetto ai loro leader”. Ma ha anche “offuscato l’immagine della Francia al livello internazionale”.

Controffensiva del capogrupppo della maggioranza En Marche, Richard Ferrand, durante il dibattito: “La maggioranza non si farà guidare dalle vostre mediocri manovre”, ha dichiarato, ribadendo la totale fiducia dei ‘marcheurs’ nel premier Edouard Philippe e nel governo. “Le vostre mozioni di censura – ha poi avvertito sempre rivolgendosi all’opposizione – entreranno già da stasera negli archivi dell’Assemblea Nazionale tra i registri delle meno gloriose della storia”. Tra gli applausi della maggioranza, Ferrand ha ricordato che una “commissione d’inchiesta parlamentare è stata istituita in 24 ore: numerose personalità sono state ascoltate” come testimoni. “In parallelo, è stata aperta un’indagine giudiziaria. L’intensità di questa risposta è la prova che la maggioranza ha voluto fare piena luce su questo caso senza ostacoli da parte dell’esecutivo”. “Il vostro atteggiamento – ha concluso – svela il vostro reale obiettivo: la volontà di tagliare teste, di far cadere il governo e destabilizzare il presidente della Repubblica”. Il premier francese, Edouard Philippe, ha denunciato invece una “manipolazione politica” e una “volontà di colpire” il presidente Emmanuel Macron. “La sanzione c’è stata”, ha tuonato Philippe, nel corso del suo intervento all’Assemblea Nazionale, “ciò che bisognava fare è stato fatto”.