E’ il giorno dell’esame degli emendamenti sul decreto Dignità arrivato in Aula alla Camera. La commissione Bilancio ne ha cancellati 64, considerati inammissibili. Altri 17 sono stati estromessi dalla discussione dal presidente della Camera Roberto Fico. Tra questi uno, presentato da Forza Italia in modo provocatorio per stessa definizione di Stefania Prestigiacomo, sull’introduzione del reddito di cittadinanza. I pareri dei relatori di maggioranza e del governo sono contrari sulla quasi totalità dei circa 400 emendamenti, tranne due che sono stati accantonati. L’Aula della Camera dovrebbe votare definitivamente il decreto giovedì 2 agosto. La legge andrà poi al Senato: dopo il lavoro in commissione, è atteso in Aula lunedì 6 agosto per terminare il giorno dopo, ultimo utile prima della chiusura dei lavori di Palazzo Madama.
Nell’Aula di Montecitorio il provvedimento è arrivato dopo un passaggio in commissione Bilancio per alcuni pareri su presunte mancate coperture e prima ancora per una riunione del comitato dei Nove, il comitato ristretto di deputati che esamina in via preliminare gli emendamenti. Non è ancora definitivamente esclusa l’ipotesi di un voto di fiducia, che in particolare il M5s vorrebbe evitare. “Vedremo se manterranno o meno gli accordi” dice il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro, riferendosi soprattutto all’eventuale comportamento delle opposizioni. Un eventuale impiego di tecniche ostruzionistiche allungherebbe i tempi e però incombe la pausa estiva.
Le opposizioni hanno criticato in Aula la maggioranza ma anche il presidente Roberto Fico in particolare per la dichiarazione di inammissibilità di un emendamento per introdurre nel decreto il reddito di cittadinanza. “Il presidente Fico – spiegano in una nota i deputati di Forza Italia Nino Germanà e Stefania Prestigiacomo – prima ha sostenuto l’inammissibilità perché l’emendamento non è stato presentato in Commissione, regola che vale solo per i provvedimenti collegati alla manovra di bilancio; poi ha aggiunto che l’incompatibilità deriva dall’estraneità di materia, dimenticando che sono soprattutto le politiche attive del lavoro quelle che garantiscono la dignità dei lavoratori; infine, si è accennata a una presunta mancanza di copertura, che non è necessaria per i provvedimenti non collegati alla legge di Bilancio. Il fatto grave è che la copertura, comunque presentata, è identica a quella indicata da M5s. Se dicono ciò ammettono che il provvedimento è irrealizzabile”. Una polemica sulla quale Forza Italia si è trovata alleata con il Partito Democratico: “Il governo Lega-M5s – scrive su facebook l’ex ministra Maria Elena Boschi – ha confermato quello che diciamo da mesi: non hanno le risorse per il reddito di cittadinanza e non sono in grado di trovarle!”.
Il M5s, in realtà, ha risposto spiegando che “le coperture della proposta del 2017 riguardano la legislazione passata e sono ormai superate“. I deputati grillini della commissione Bilancio la definiscono come “l’ennesima farsa targata Forza Italia e rilanciata dal Pd”. “Per noi – ribadiscono i Cinquestelle – il reddito di cittadinanza continua ad essere una priorità e ce ne occuperemo con un provvedimento ad hoc per ridare speranza a milioni di cittadini vessati e abbandonati da chi era al Governo fino a pochi mesi fa”.