Caro Paolo, ti ringrazio per l’attenzione al mio post sul Decreto Dignità. Come forse sai, sono stato tra quelli che hanno riconosciuto alla versione iniziale del Decreto una chiara, seppur modesta, inversione di rotta dopo almeno 20 anni di interventi di precarizzazione del lavoro, in particolare il padronale Jobs Act. Sono stato anche tra i pochi, su Huffington Post e nell’audizione di Boeri alla Camera, a entrare nel merito e rilevare l’eccesso di arbitrarietà (neo-liberista) nella Relazione Tecnica al Decreto nella quale viene “stimato” un effetto negativo sull’occupazione delle norme di contrasto alla precarietà. Nelle Commissioni Finanze e Lavoro, abbiamo proposto pochi e rilevanti emendamenti. Purtroppo, abbiamo dovuto rilevare, non soltanto le bocciature dei nostri, ma soprattutto l’approvazione di emendamenti nettamente peggiorativi.
Andiamo con ordine.
1. Avevamo proposto di inserire le causali anche nel primo contratto a termine. Perché? Perché altrimenti, in assenza di causa, non si rinnovano i contratti a tempo determinato, ma non si trasformano in contratti a tempo indeterminato: vengono sostituiti da contratti a 12 mesi. Si ingenera, in sintesi, un meccanismo tipo music chiar: il numero dei “posti” rimane invariato, si abbreviano i giri di giostra e si “siedono” altri giocatori. Emendamento bocciato.
2. Sull’art 18 dello Statuto dei lavoratori: non è particolarmente efficace continuare a ribattere che il Pd ha fatto peggio e tentare di screditare le argomentazioni di merito del sottoscritto in quanto ex, anche perché sono uscito dal Pd dopo essermi opposto, senza successo, al Jobs Act e alla Buona Scuola (ci sono i tabulati dei voti). Di fronte alla chiusura sull’emendamento per ripristinare il reintegro in caso di licenziamento illegittimo, abbiamo proposto di innalzare le sanzioni previste dall’art 4 del Decreto Legislativo n. 23 del Marzo 2015 (attuativo del Jobs Act), relativo ai “vizi formali”. Come che c’entra? Cito l’articolo: “Nell’ipotesi in cui il licenziamento sia intimato con violazione del requisito di motivazione di cui all’articolo 2, comma 2, della legge n. 604 del 1966 (quella da te richiamata) o della procedura di cui all’articolo 7 della legge n. 300 del 1970, il giudice dichiara estinto il rapporto di lavoro alla data del licenziamento e condanna il datore di lavoro al pagamento di un’indennità non assoggettata a contribuzione previdenziale di importo pari a una mensilità dell’ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del trattamento di fine rapporto per ogni anno di servizio, in misura comunque non inferiore a due e non superiore a dodici mensilità….”. Perché un datore di lavoro dovrebbe rischiare la sanzione maggiore per licenziamento illegittimo quando può, senza particolari problemi, omettere le motivazioni del licenziamento e essere sanzionato con un importo “risarcitorio” minore (da 2 a 12 mensilità, invece che da 6 a 36)?
3. Sui voucher, il punto mi pare evidente: si è arretrati rispetto alla norma definita dal Governo Gentiloni dopo lo scippo del referendum Cgil. Ti segnalo che, la normativa vigente, prevede già la possibilità di lavoro occasionale anche per il turismo, come per tutti gli altri settori (esclusa l’edilizia) per le imprese con meno di 5 dipendenti. E poi perché estendere la durata del voucher da 3 a10 giorni dalla attivazione? È evidente l’allargamento delle possibilità per la facile copertura del lavoro nero.
4. Imbarazzante, poi, l’introduzione per due anni degli incentivi per le cosiddette assunzioni “stabili”: si è scimmiottato con importi ridicoli (160 milioni di euro nell’anno di picco) il Jobs Act per un intervento che, come quello realizzato nel 2015, di circa 20 miliardi, determina “stabilità” inevitabilmente effimere. Insomma, ancora supply side economics.
5. Sulle e sugli insegnanti Diplomate Magistrali: la “Buona Scuola” qui non c’entra. C’entra, invece, una sentenza del Consiglio di Stato di fine Dicembre scorso. In numerose assemblee e presidii in strada prima delle ultime elezioni, tanti colleghi del M5S, oltre al sottoscritto, hanno preso impegni per salvaguardare, oltre alle Graduatorie a Esaurimento, chi è entrato in ruolo e ha superato positivamente l’anno di prova. L’emendamento dei relatori rinvia il licenziamento di massa (circa 7000 insegnanti) al 30 Giugno prossimo. Vieni a parlare con le dirette e i diretti interessati per raccogliere le loro valutazioni.
In conclusione, caro Paolo, il Decreto Dignità, sul versante lavoro, ha cambiato segno sociale. È ora un Decreto Continuità. Hanno prevalso, ancora una volta, gli interessi economici più forti. Mi preoccupa, ma lo esplicito: sono ancorato al merito nelle valutazioni politiche. È dura, in un quadro di tifoserie ultrà: senza se e senza ma, a favore o contro il Governo Lega-M5S. Ma non mi rassegno. Perché alimentare narrazioni infondate, determina ancora maggiore sfiducia, rabbia e regressione democratica (e non aiuta il M5S).
Stefano Fassina, LeU