Contro l’assoluzione della corte d’appello di Firenze la procura generale, con il sostituto Vilfredo Marziani, ha presentato ricorso in Cassazione. Lo riporta il quotidiano La Nazione. Il 7 dicembre per gli ex vertici di Mps Giuseppe Mussari, Antonio Vigni e Gian Luca Baldassarri era stato dichiarato un verdetto di non colpevolezza rispetto all’accusa di ostacolo alla vigilanza di Bankitalia. Cuore del processo la ristrutturazione del derivato Alexandria e soprattutto l’aver celato, stando all’accusa, in una cassaforte della banca il contratto mandate agreement con la banca giapponese Nomura. L’accordo con la banca giapponese ufficialmente ritrovato nell’autunno 2012 in una cassaforte collegava il derivato che stava azzerando i conti di Siena con l’acquisti di titoli di Stato che avrebbe portato la banca al definitivo collasso.

In primo grado, con sentenza emessa il 31 ottobre 2014 dal Tribunale di Siena, Mussari era stato condannato per concorso in ostacolo alla vigilanza a 3 anni e 6 mesi di reclusione e cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. La stessa pena stata inflitta a Vigni e Baldassarri. In secondo grado i tre imputati vennero tutti assolti perché il fatto non costituisce reato. Il pg Marziani aveva chiesto in appello una condanna maggiore, a 7 anni per Mussari, e a 6 anni per Vigni e Baldassarri ritenendo che gli imputati volontariamente non dissero agli ispettori di Bankitalia del contratto. Tuttavia, anche le difese dei tre imputati hanno presentato ricorso in Cassazione per chiedere che le assoluzioni siano per non aver commesso il fatto (e non ‘perché il fatto non costituisce reato), volendo sottolineare con questa formula assolutoria che non ci fu nessuna volontà degli imputati di nascondere i documenti agli ispettori della Vigilanza.

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