La pubblicazione lo scorso 28 giugno del Decreto di autorizzazione da parte del ministero dello Sviluppo economico guidato da Luigi Di Maio ha messo fine alla vicenda del Metanodotto Larino-Chieti, ma non alle polemiche. “Un’opera strategica nel trasporto gas nel centro-sud”, a detta di chi la realizza. Ma le contrarietà sul fronte delle associazioni ambientaliste, da Legambiente al Coordinamento Trivelle Zero del Molise, passando per il Forum abruzzese dei Movimenti per l’Acqua e il Comitato No Stoccaggio Poggiofiorito, sono numerose. Viene ricordato che il tracciato attraversa 16 siti di interesse comunitario e una zona di protezione speciale, oltre all’area archeologica di Montenero. Zone sensibili sia dal punto di vista naturalistico-paesaggistico che dal punto di vista del dissesto idrogeologico. In più non sarebbe da sottovalutare il rischio sismico indotto che si presenta con l’estrazione e lo stoccaggio del gas metano.
“E’ approvato il progetto definitivo dell’opera denominata “Metanodotto Larino-Chieti”, compresa la realizzazione di impianti e infrastrutture accessorie, indispensabili all’esercizio dell’opera stessa, della Società Gasdotti Italia S.p.A. depositato presso il Ministero dello sviluppo economico”, recita il Decreto di autorizzazione da parte del dicastero del vicepremier M5s. Non propriamente un’opera condivisa. Tecnicamente il metanodotto (“Larino-Chieti”) è incluso nella Rete Nazionale dei Gasdotti, approvata nel gennaio 2013, e costituisce il completamento della dorsale adriatica della Società Gasdotti Italia, tra i terminali posti a nord a San Marco e a sud a Larino. Un tracciato di 111,450 km, che si snoda tra la provincia di Campobasso in Molise e, soprattutto, quelle di Pescara e Chieti in Abruzzo. Progettato dalla Società Gasdotti Italia Spa nell’ambito del Piano di Sviluppo Decennale della propria rete di trasporto gas-naturale per gli anni 2014-2023, si sviluppa parallelamente alla costa ad una distanza compresa tra i 10 e i 16 km verso l’interno. Costo stimato? 120milioni di euro.
“Un’opera in contrasto con gli impegni presi dall’Italia in Europa e sostanzialmente inutile per la collettività. Anzi dannosa”, sostiene Lucio Nelli di Legambiente Abruzzo, secondo cui “il gasdotto non è strategico ai fini dei consumi del gas, ma è strumentale solo per chi lo realizza, in quanto per stessa ammissione del proponente serve a connettere le aree per realizzare pozzi di stoccaggio”. Per Andrea De Marco, direttore di Legambiente Molise, si tratta di “un’opera non strategica, di nessun interesse pubblico e non in linea con gli obiettivi della strategia energetica nazionale. Ci aspettavamo che, considerato l’ampio fronte di contestazione nato tra Abruzzo e Molise, il governo mettesse in stand-by la realizzazione dell’opera con il fine di capire meglio il suo futuro e l’impatto che questa avrà sul territorio”. Senza contare che, secondo il coordinamento No Hub del gas, “per la posa dei tubi si dovranno fare enormi sbancamenti in numerose aree perimetrate come siti di interesse comunitario per la fauna e la flora. Inoltre saranno sacrificati vigneti e oliveti per decine di ettari” .
Dall’ufficio stampa del Mise assicurano che il ministro Di Maio ha intenzione di rivalutare il gasdotto. Di ripensare ad un progetto nel passato criticato. Intanto però è stato regolarmente autorizzato ed è stato dato giudizio positivo circa la compatibilità ambientale. Prima dalla Regione Molise, nel novembre 2015. Poi dalla Regione Abruzzo, nel luglio 2016. Le due amministrazioni hanno poi approvato la costruzione dell’opera, nel febbraio e nel giugno 2018. E si è conclusa positivamente la Conferenza dei servizi di giugno 2018.
Ancora una volta dunque gli ambientalisti si trovano all’opposizione. Strenuamente contrari, insieme a qualche sindaco dei 26 comuni attraversati dall’opera, ad un progetto del governo. Anche se in passato il gasdotto era stato osteggiato anche dal M5s abruzzese ed europeo. “Riteniamo che quest’opera vada ripensata. Il Mise dovrebbe bloccare l’iter, quanto meno fino a nuovi approfondimenti sui rischi idrogeologici e sismici del territorio ove insisterà l’opera. Visto quello che è accaduto in Abruzzo con la neve, le piogge e gli allagamenti ci si chiede se il progetto non renda ancora più vulnerabile una regione che ha purtroppo evidenziato l’incapacità di sostenere eventi atmosferici eccezionali”, dicevano nel febbraio 2017 il deputato Gianluca Vacca e il consigliere regionale Sara Marcozzi. A novembre 2015 invece il portavoce del Movimento al parlamento europeo Pienicola Pedicini, con un’interrogazione si era rivolto alla Commissione europea per capire se fossero state rispettate le norme comunitarie in tema ambientale. Ilfattoquotidiano.it ha provato a contattare Vacca, nel frattempo divenuto sottosegretario al Mibac nel Governo Conte, Marcozzi e Pedicini, per sapere ora cosa ne pensano, ma senza successo.