Con quest’operazione, la Direzione distrettuale antimafia ha svelato come la famiglia mafiosa si stava riorganizzando dopo la morte dei due boss: il mammasantissima Mico Libri e, più recentemente, suo fratello Pasquale ritenuto dagli inquirenti il custode delle regole della ‘ndrangheta
“C’ho uno a Roma io… che è andato a Roma… non è più alla Regione lui, se n’è andato… al Parlamento… si è messo a disposizione”. “Di qua è?”. “Non era… ma l’hanno aggiunto… ci siamo cresciuti con questo qua giocando al pallone… non lo sa nessuno”. “Il vice di Alfano è?… no?”.“Comandate, non vi avevo visto, …(inc.)… a un deputato… a un onorevole… un onorevole… e avrà un grande incarico”. “Umh… e lui?… tu come sei?”. “Buono”. È l’8 novembre 2013 quando Filippo Chirico, reggente della cosca Libri di Reggio Calabria, parla con la compagna Anita Repaci. L’intercettazione è finita dentro le carte dell’inchiesta “Theorema-Roccaforte” che ha fotografato quella che il capo della squadra mobile Francesco Rattà ha definito “una cosca che non dimentica il passato ma che guarda al futuro”.
Con quest’operazione, la Direzione distrettuale antimafia ha svelato come la famiglia mafiosa si stava riorganizzando dopo la morte dei due boss: il mammasantissima Mico Libri e, più recentemente, suo fratello Pasquale ritenuto dagli inquirenti il custode delle regole della ‘ndrangheta. Se non fosse deceduto l’anno scorso, anche Pasquale Libri sarebbe stato tra i 14 destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Domenico Santoro. Carabinieri e polizia hanno arrestato boss, luogotenenti e affiliati di uno dei più noti clan, protagonista tra il 1985 e il 1991 della seconda guerra di mafia. I reati contestati sono associazione mafiosa, estorsione, detenzione e porto illegale di armi, intestazione fittizia di beni e violenza privata.
Per anni uomo di fiducia del boss Pasquale Libri (di cui aveva sposato la figlia), oggi Filippo Chirico ha preso in mano le redini della famiglia. Con lui è stata arrestata anche la compagna, Anita Repaci, accusata di associazione mafiosa e intestazione fittizia. Era lei (stando all’inchiesta coordinata dal procuratore Giovanni Bombardieri, dall’aggiunto Giuseppe Lombardo e dai sostituti Walter Ignazitto e Stefano Musolino) a spronare il compagno nel serrare le file della cosca quando, nel 2014, si sono registrate alcune frizioni nella zona di Gallina. Al Chirico che commentava i contrasti con gli altri affiliati (“Quanto prima ci sarà una guerra” diceva), la risposta della Repaci ha dimostrato quantomeno la piena consapevolezza del contesto in cui viveva: “Ma non comandi tu a tutti e due?”. Capo società e responsabile operativo della famiglia di ‘ndrangheta, Chirico era circondato da soggetti come Gaetano Tomaselli e Antonio Riccardo Artuso, che lo aiutavano nella riscossione del pizzo e nella custodia delle armi.
La Procura ha chiesto e ottenuto dal gip l’arresto anche di Antonino Votano, Stefano Sartiano e Domenico Ventura. Quest’ultimo, già ergastolano e detenuto a Terni, dopo la condanna per omicidio aveva fatto sapere alla cosca di essere disposto a farsi il carcere in silenzio ma a condizione che i suoi parenti ricevessero il “dovuto” sostentamento dalla famiglia mafiosa. L’unico che è sfuggito all’arresto è Angelo Chirico. Battezzato ‘ndranghetista a 16 anni, infatti, il figlio del reggente dei Libri da tempo si è trasferito in Francia ed è al momento irreperibile. Il gip Santoro, inoltre, ha disposto l’obbligo di dimora nei confronti del commercialista Saverio Nocera che, nella qualità di consulente aziendale e commerciale delle società del clan, ha fornito a Filippo Chirico e ad Anita Repaci, gli strumenti necessari per l’intestazione fittizia dei beni. L’inchiesta della Dda ha documentato numerosi episodi estorsivi ai danni di imprenditori e titolari di esercizi commerciali che dovevano, non solo pagare il “pizzo”, ma anche rivolgersi al clan per le forniture.
Chi non pagava o non affidava i lavori a ditte vicino alla ‘ndrangheta veniva richiamato all’ordine come è avvenuto per due fratelli che gestiscono un punto Snai nel centro di Reggio. Dovendo rifare l’impianto elettrico, infatti, questi ultimi avevano commesso “l’imperdonabile leggerezza” di non rivolgersi all’indagato Domenico Sartiano. Un errore che hanno pagato con “500 euro” a Filippo Chirico “a compensazione del mancato guadagno”. L’indagine “Theorema” ha dimostrato, infine, come la cosca Libri in riva allo Stretto decide anche chi deve occupare abusivamente gli alloggi di proprietà dell’Inps. I pm, infatti, hanno ricostruito un episodio di violenza privata aggravata, perpetrata da Gaetano Tomaselli, nei confronti di un amministratore di condominio, costretto a non denunciare e non far sgomberare un immobile occupato abusivamente da una donna vicina al boss Filippo Chirico.
Per il procuratore Giovanni Bombardieri, “l’indagine conferma come la cosca Libri rappresenti uno dei perni centrali dell’equilibrio mafioso a Reggio e in Calabria”. “Squadra mobile e Ros dei carabinieri – ha aggiunto il questore Raffaele Grassi – hanno confermato con il lavoro quanto sia efficace e necessaria la sinergia tra le forze dello Stato, a fronte di un fenomeno unitario criminale, com’è la ‘ndrangheta”. Gli fa eco il vicecomandante del Ros Giancarlo Scafuri che ha ricordato come la donna del boss, Anita Repaci, è stata intercettata mentre lo accusava di “essere troppo cedevole, soprattutto con i giovani emergenti sul territorio. Una presenza nella ‘ndrangheta, quella femminile – ha sottolineato ancora l’ufficiale dei carabinieri – che segna una nuova scelta abbastanza diffusa tra le cosche di attribuire alle donne ruoli importanti nell’organizzazione delle attività di raccordo con altre famiglie e tra i componenti della stesso clan”.