Affascinante, per non dire avvincente: il libro di Marcello Foa Gli stregoni della notizia (uscito per Guerini e Associati) è una specie di viaggio ipnotico dentro il mestiere di giornalista negli anni ormai quasi 2020. “Come si fabbrica informazione al servizio dei governi” è il sottotitolo. Che sa di denuncia. Ma in realtà lo è solo in parte. La lettura di questo saggio contribuisce a spiegare perché Matteo Salvini si sia spinto così oltre per portarlo alla presidenza della Rai. Foa sembra avere tutti i titoli per lavorare al cambiamento del paradigma della cultura nostrana. Detta così, pare altisonante. Ma è un processo già in atto. Vedere alla voce migranti lasciati in mezzo al mare perché in fondo è necessario, o “famiglia tradizionale” ridiventare a pieno titolo l’unica “Famiglia” con la f maiuscola.
E dunque, Foa. Nella prima metà del suo libro racconta splendori e miserie dello spin (all’ingrosso, un termine che indica le tecniche per manipolare e orientare i media), dagli States all’Italia, passando per la Gran Bretagna. Lo presenta come vero artefice dell’ascesa e della caduta dei leader contemporanei pre –trumpiani. Ne denuncia trucchetti, eccessi, legami con le società di lobby, mentre svela la rete di affari globali di cui si nutrono le grandi società di comunicazione. Eppure, la più importante è la seconda parte, quella in cui prepara la strada a quello che verrà dopo. Una specie di comunicazione post-spin, tutta da inventare e anche da conoscere. E allora, liquida Steve Bannon, quello che ha contribuito a portare Donald Trump alla Casa Bianca, con poche affermazioni tranchant: non era un vero spin doctor, altrimenti non avrebbe dato materiali a Michael Wolff per scrivere un successo planetario come “Fuoco e furia”. Eppure, lo stesso Foa subito dopo le elezioni italiane ha visto Bannon in un incontro riservato a Milano (come ha scritto l’Espresso). Le fake news? Sono un pretesto, rispetto alla manipolazione dell’informazione da parte delle istituzioni. “Disdicevoli, non c’è che dire e che costituiscano un problema è evidente: alcune di queste notizie ottengono una visibilità sconsiderata e nessuno se ne può compiacere. Ma non sono tali da sconvolgere l’esistenza di un paese”. Da questo assioma, a rilanciare alcuni dei loro più noti creatori (come ha raccontato Stefano Feltri sul Fatto), il passo è breve.
Curiosi alcuni ridimensionamenti: secondo Foa, Salvini non ha uno spin doctor da ringraziare, ma può contare “solo” sull’aiuto per gestire i social di Luca Morisi e Andrea Paganella. Peccato che il primo sia così marginale da essere stato seduto al tavolo del contratto di governo con i Cinque Stelle tutto il tempo (mentre entrambi sono nello staff di Salvini al Viminale). E poi, i social non sono la comunicazione del presente/futuro? Da notare, un passaggio in cui loda Beppe Grillo e Gian Roberto Casaleggio (e anche Cristina Belotti, Pietro e Marcello Dettori “cresciuti” alla loro scuola) ma critica Luigi Di Maio, reo di cedere troppo spesso alle “seduzioni” dello spin.
Per suffragare le sue tesi, il giornalista non risparmia gli esempi di montatura globale. Si veda Zika, allarme che sarebbe stato creato ad arte per indebolire le istituzioni brasiliane durante le Olimpiadi e rafforzare l’impeachment in corso a Dilma Rousseff. Oppure, il rovesciamento di alcune letture di eventi geopolitici molto rilevanti: Foa racconta come nella rivolta di Euromaidan per ripristinare la Costituzione ucraina ci fu un contributo importante di milizie paramilitari neo naziste.
Alla fine delle quasi 300 pagine, la vertigine è garantita: dopo il tramonto dello spin, ecco qui non solo un racconto, ma pure un esempio della comunicazione che verrà. Forse. Il dubbio, anzi i dubbi, si moltiplicano. Un solo elemento in più: il libro è del 2006, la seconda edizione aggiornata è di febbraio. Prima delle elezioni.
Wanda Marra
Giornalista
Media & Regime - 1 Agosto 2018
Marcello Foa, per capire perché Salvini lo vuole alla Rai basta leggere il suo libro
Affascinante, per non dire avvincente: il libro di Marcello Foa Gli stregoni della notizia (uscito per Guerini e Associati) è una specie di viaggio ipnotico dentro il mestiere di giornalista negli anni ormai quasi 2020. “Come si fabbrica informazione al servizio dei governi” è il sottotitolo. Che sa di denuncia. Ma in realtà lo è solo in parte. La lettura di questo saggio contribuisce a spiegare perché Matteo Salvini si sia spinto così oltre per portarlo alla presidenza della Rai. Foa sembra avere tutti i titoli per lavorare al cambiamento del paradigma della cultura nostrana. Detta così, pare altisonante. Ma è un processo già in atto. Vedere alla voce migranti lasciati in mezzo al mare perché in fondo è necessario, o “famiglia tradizionale” ridiventare a pieno titolo l’unica “Famiglia” con la f maiuscola.
E dunque, Foa. Nella prima metà del suo libro racconta splendori e miserie dello spin (all’ingrosso, un termine che indica le tecniche per manipolare e orientare i media), dagli States all’Italia, passando per la Gran Bretagna. Lo presenta come vero artefice dell’ascesa e della caduta dei leader contemporanei pre –trumpiani. Ne denuncia trucchetti, eccessi, legami con le società di lobby, mentre svela la rete di affari globali di cui si nutrono le grandi società di comunicazione. Eppure, la più importante è la seconda parte, quella in cui prepara la strada a quello che verrà dopo. Una specie di comunicazione post-spin, tutta da inventare e anche da conoscere. E allora, liquida Steve Bannon, quello che ha contribuito a portare Donald Trump alla Casa Bianca, con poche affermazioni tranchant: non era un vero spin doctor, altrimenti non avrebbe dato materiali a Michael Wolff per scrivere un successo planetario come “Fuoco e furia”. Eppure, lo stesso Foa subito dopo le elezioni italiane ha visto Bannon in un incontro riservato a Milano (come ha scritto l’Espresso). Le fake news? Sono un pretesto, rispetto alla manipolazione dell’informazione da parte delle istituzioni. “Disdicevoli, non c’è che dire e che costituiscano un problema è evidente: alcune di queste notizie ottengono una visibilità sconsiderata e nessuno se ne può compiacere. Ma non sono tali da sconvolgere l’esistenza di un paese”. Da questo assioma, a rilanciare alcuni dei loro più noti creatori (come ha raccontato Stefano Feltri sul Fatto), il passo è breve.
Curiosi alcuni ridimensionamenti: secondo Foa, Salvini non ha uno spin doctor da ringraziare, ma può contare “solo” sull’aiuto per gestire i social di Luca Morisi e Andrea Paganella. Peccato che il primo sia così marginale da essere stato seduto al tavolo del contratto di governo con i Cinque Stelle tutto il tempo (mentre entrambi sono nello staff di Salvini al Viminale). E poi, i social non sono la comunicazione del presente/futuro? Da notare, un passaggio in cui loda Beppe Grillo e Gian Roberto Casaleggio (e anche Cristina Belotti, Pietro e Marcello Dettori “cresciuti” alla loro scuola) ma critica Luigi Di Maio, reo di cedere troppo spesso alle “seduzioni” dello spin.
Per suffragare le sue tesi, il giornalista non risparmia gli esempi di montatura globale. Si veda Zika, allarme che sarebbe stato creato ad arte per indebolire le istituzioni brasiliane durante le Olimpiadi e rafforzare l’impeachment in corso a Dilma Rousseff. Oppure, il rovesciamento di alcune letture di eventi geopolitici molto rilevanti: Foa racconta come nella rivolta di Euromaidan per ripristinare la Costituzione ucraina ci fu un contributo importante di milizie paramilitari neo naziste.
Alla fine delle quasi 300 pagine, la vertigine è garantita: dopo il tramonto dello spin, ecco qui non solo un racconto, ma pure un esempio della comunicazione che verrà. Forse. Il dubbio, anzi i dubbi, si moltiplicano. Un solo elemento in più: il libro è del 2006, la seconda edizione aggiornata è di febbraio. Prima delle elezioni.
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Washington, 1 feb. (Adnkronos) - La scatola nera dell'elicottero coinvolto nella tragedia aerea di Washington sono state recuperate e non appaiono danneggiate, ha reso noto un portavoce del National Transportation Safety Board. L'elicottero ha una sola scatola nera, con la registrazione delle voci della cabina e dei dati di volo.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Altri 43 migranti tornano in Italia dai centri in Albania. Presidente Meloni, errare è umano, perseverare è diabolico. Quanti altri viaggi a vuoto dovremo vedere prima che si metta fine a questa pagliacciata costosa per i contribuenti?”. Così Matteo Ricci, europarlamentare Pd, in un post sui social.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Terzo flop del ‘modello Albania’: la Corte d’Appello di Roma smonta l’ennesima trovata propagandistica del governo Meloni, sospendendo i trattenimenti e disponendo il trasferimento in Italia dei migranti deportati. Per la terza volta, la destra ha provato a forzare la mano e per la terza volta è stata bocciata. Hanno sprecato milioni di euro pubblici, violato diritti fondamentali e messo in piedi un’operazione disumana, solo per alimentare la loro propaganda. Un fallimento su tutta la linea, mentre il Paese affonda tra tagli alla sanità, precarietà e crisi sociale. Ora che farà Meloni? Toglierà la competenza anche alle Corti d’Appello per accentrarla a Palazzo Chigi?”. Così Alessandro Zan, responsabile Diritti nella segreteria nazionale Pd ed europarlamentare.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "La Corte d’Appello di Roma libera di nuovo immigrati irregolari per i quali potevano essere eseguite rapidamente le procedure di rimpatrio e rimette ancora la palla alla Corte di Giustizia Europea sulla questione dei Paesi sicuri. Le ordinanze che non convalidano i trattenimenti nel centro in Albania e che rimettono alla Corte di Giustizia la questione pregiudiziale, insistono sull’individuazione in via generale ed astratta dei “paesi sicuri”, ripercorrendo le motivazioni delle decisioni precedenti, senza giudicare delle posizioni dei singoli migranti. Peccato che la Corte di Cassazione ha ampiamente chiarito, lo scorso dicembre, che questa è una competenza del Governo e non della magistratura. Incredibile che la Corte d’Appello di Roma abbia considerato irrilevante questo principio e insista nel voler riconoscere ai singoli magistrati un potere che è esclusiva prerogativa dello Stato”. Lo dichiara la deputata di Fratelli d’Italia, Sara Kelany, responsabile del Dipartimento immigrazione.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Non stupisce la decisione della Corte d’Appello di Roma di bloccare, per l’ennesima volta, una misura, tra l’altro apprezzata anche in Europa, con cui l’Italia vuole fronteggiare l’immigrazione massiccia e garantire la sicurezza nazionale. I magistrati non usino il loro potere per contrastarne un altro, riconosciuto dalla costituzione e legittimato dagli italiani”. Lo dichiara il deputato della Lega Igor Iezzi.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - “La Corte d’Appello di Roma libera ancora dei migranti irregolari che potevano essere rapidamente rimpatriati, rimandando di nuovo alla Corte di Giustizia Europea sulla questione dei paesi sicuri. Ma la Corte di Cassazione aveva chiarito che questa è una competenza del Governo. Evidentemente alcuni tribunali italiani considerano irrilevanti i principi fissati dalla Suprema Corte. Di fronte a questo non posso che esprimere profondo stupore". Lo dichiara il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Lucio Malan.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - “E anche oggi si certifica il fallimento di Meloni. I Centri per i migranti in Albania non sono la risposta al fenomeno migratorio, che richiede rispetto per i diritti umani e condivisione delle responsabilità a livello europeo. Nei comizi Meloni potrà continuare a dire che fun-zio-ne-ran-no ma nella realtà sono solo uno spreco immane di risorse. Se quei fondi fossero stati spesi per assumere infermieri e medici, o per aumentare gli stipendi di quelli che già lavorano nella sanità pubblica, allora si’ che sarebbero stati utili agli italiani!”. Così in una nota Marina Sereni, responsabile Salute e sanità nella segreteria nazionale del Pd.