Ogni quattro anni quattro giovani matematici vengono premiati, in occasione del Congresso Mondiale dei Matematici, con la Medaglia Fields, il più prestigioso dei riconoscimenti. Quest’anno, per la seconda volta dopo Enrico Bombieri, ha vinto anche un italiano: Alessio Figalli.

Lasciamo da parte le maldicenze sul fatto che non esista un premio Nobel per la matematica; ci sono comunque diversi premi di carattere più o meno generale; il premio Abel, consegnato ogni anno dal re di Norvegia, è forse quello che si avvicina di più al celebre premio svedese. Ma il più ambìto resta la Medaglia Fields, che ha anche lo scomodo vincolo dell’età: i vincitori non devono avere più di quarant’anni, a conferma che, con rare eccezioni, la matematica è un gioco per menti giovani.

Ho avuto la fortuna di assistere a una conferenza di Alessio Figalli tre anni fa, al Congresso dell’Unione Matematica Italiana. Rimasi colpito prima di tutto dalla chiarezza dell’esposizione, per nulla scontata; lo confesso: dopo tanti decenni nella matematica, faccio ancora fatica a capire la maggior parte delle conferenze che riguardino aree della matematica abbastanza lontane dalla mia. La conferenza di Figalli invece era perfetta: obiettivi precisi, una chiara linea di condotta nell’affrontare i problemi, ottima scelta del livello nei dettagli. Indice forse di poco spessore? Niente affatto, visti i risultati! Infatti la matematica esposta era di una bellezza e di una profondità stupende.

Come riporta l’Ansa, Figalli si occupa di teoria del trasporto ottimale “che si occupa del modo più economico per trasportare oggetti da un luogo a un altro”. Detta così la ricerca può apparire banale e di scarsa portata. Invece è un ambito di enorme interesse che, benché nato da Gaspard Monge (1746-1818) per un effettivo problema di trasporto di materiale, è sublimato ad un alto livello di astrazione; è poi solo così che si possono avere ricadute in ambiti applicativi lontani. Per esempio le tecniche di trasporto ottimale si applicano in fisica e in economia. Al nostro piccolo gruppo di ricerca, poi, era capitato di occuparcene in un campo del tutto diverso come la Pattern Recognition, dovendo trovare le trasformazioni meno onerose fra certi diagrammi rappresentativi di forme da classificare (per esempio volendo riconoscere melanomi e nei). La teoria si inserisce nella molteplice schiera dei problemi di ottimizzazione, come i problemi di minima area entro un contorno dato, di minimo volume entro una superficie data ecc., altro campo di ricerca di Figalli.

Il successo di Figalli non è casuale: è figlio di una scuola gloriosa in cui è ben attivo Luigi Ambrosio, suo Maestro, e che gode dell’eredità di un genio come Ennio De Giorgi. Come istituzione, poi, la Scuola Normale Superiore sforna da sempre scienziati di primo piano ed ha avuto fra i suoi docenti Enrico Bombieri, vincitore italiano della Medaglia nel 1974. Senza dubbio la SNS è l’eccellenza, ma è solidamente legata a un panorama italiano della ricerca che, pur fra molte difficoltà organizzative ed economiche, riesce ancora a presentarsi a testa alta a livello internazionale; lo dimostra la produzione scientifica, lo dimostrano i tanti connazionali che hanno raggiunto posizioni di prestigio all’estero dopo essersi formati nelle nostre università.

Le altre medaglie conferite oggi al Congresso di Rio de Janeiro sono state assegnate al curdo Caucher Birkard, al tedesco Peter Scholze, impegnati in aree diverse della Geometria, e all’australiano Akshay Venkatesh, teorico dei numeri. Raccomando l’ascolto e la lettura di due simpatiche interviste ad Alessio Figalli, condotte in tempi  “non sospetti”.

Comunicazione di servizio: vorrei integrare la raccolta di titoli, siti, giochi ecc. d’interesse matematico che svolsi qualche anno fa (qui, qui e qui). Invito i lettori a mandarmi le loro proposte o nei commenti o per email (massimo.ferri@unibo.it).

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