Il presidente della Rai non sarà Marcello Foa. La proposta del ministero del Tesoro – su indicazione di M5s e Lega – per il vertice della tv pubblica è stata respinta dal voto – vincolante – della commissione parlamentare di Vigilanza, nella quale Foa ha raccolto solo 22 voti sui 27 richiesti dal quorum dei due terzi. A favore hanno votato Cinquestelle, Lega e Fratelli d’Italia, ma non è stato sufficiente perché Pd, Liberi e Uguali e Forza Italia non hanno partecipato alla votazione, dopo un accordo preso poco prima della riunione a Palazzo San Macuto. “Prendo atto con rispetto della decisione della commissione di Vigilanza della Rai – commenta il presidente mancato, Foa – Come noto, non ho chiesto alcun incarico nel consiglio che mi è stato proposto dall’azionista. Non posso, pertanto, che mettermi a sua disposizione invitandolo a indicarmi quali siano i passi più opportuni da intraprendere nell’interesse della Rai”. Nel pomeriggio, il cda di viale Mazzini ha preso atto dello stop alla nomina di Foa e ha aggiornato la discussione a giovedì.
Una possibilità, ora, può essere quella di ricominciare a tessere un accordo nel centrodestra e puntare sul nome di Gianpaolo Rossi, uno dei consiglieri votati dal Parlamento, vicino a Fratelli d’Italia ed ex presidente di Rainet. L’atteggiamento “collaborativo” del partito di Giorgia Meloni in commissione – ha votato, al contrario delle altre minoranze – potrebbe essere un seme da coltivare. Ma nel frattempo almeno una parte della maggioranza sembra intenzionata a spingere Foa a rimanere al suo posto, di far valere il ruolo di “consigliere anziano” (i suoi 55 anni sono l’età più avanzata nel nuovo cda a 7) in attesa che la commissione di Vigilanza trovi un accordo (che regga alla prova dei voti).
Anche se Luigi Di Maio, parlando in commissione Lavori Pubblici, ha spiegato che “se ci sarà un’intesa tra le forze politiche su Foa è auspicabile che torni, altrimenti sono le forze politiche che siedono in commissione, nella loro interlocuzione, che possono trovare un’alternativa“. “Il governo – ha aggiunto – non può ignorare la commissione di Vigilanza Rai: se ci sarà un’intesa intorno al nome di Foa per me è auspicabile che torni in commissione di Vigilanza, se non c’è è chiaro che non può tornare“. La terza ipotesi gira attorno a un accordo istituzionale che porti all’unanimità sull’elezione di Riccardo Laganà, consigliere eletto dall’assemblea dei dipendenti della Rai che ancora oggi ha chiesto che “come dipendenti vorremmo che i partiti fossero fuori da queste dinamiche”. E sia l’Usigrai che alcune voci del Pd iniziano a spingere in questa direzione.
Dalle parti della maggioranza, dopo il voto, se la prendono soprattutto con le opposizioni. “Volevamo la Rai del cambiamento, l’opposizione ha detto no” commenta Gianluigi Paragone, capogruppo M5s in commissione di Vigilanza. “Mi auguro – aggiunge – che Foa non si dimetta”. Per l’ex conduttore televisivo e ora senatore “il patto del Nazareno regge sulle televisioni, questo è il voto di una minoranza ed è una scelta politica”. Il Pd esulta: “Vogliono una Rai asservita ai comandi di Salvini e della Casaleggio – dice il segretario Maurizio Martina – Il Parlamento ha detto no. La commissione di Vigilanza ha fermato questo scempio orchestrato per avere un presidente funzionale ai voleri dei nazionalpopulisti“.
Ma il confronto più duro, se possibile, è tra Lega e Forza Italia, con i berlusconiani che sembrano aver fatto saltare tutti i canali di diplomazia con gli alleati elettorali che però sono avversari in Parlamento. Secondo il Corriere.it (ma poi è arrivata la conferma da una nota della Lega) il ministro Matteo Salvini in persona si è recato alle 8 del mattino – mezz’ora prima della votazione su Foa – da Silvio Berlusconi all’ospedale San Raffaele, a Milano, dove il leader di Forza Italia aveva in programma un trattamento di ossigenazione del sangue. Da una parte, quindi, i capigruppo della Lega Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo si dicono “dispiaciuti dell’asse Pd-Fi che cerca di fermare il cambiamento, sia del Paese che della Rai. Dal Pd non ci aspettiamo nulla, con Fi invece siamo pronti a confrontarci perché sicuri che anche la Rai abbia bisogno di aria nuova, cambiamento, qualità e meritocrazia. Siamo convinti che i fraintendimenti di questi giorni sul metodo, più che sul merito, possano essere superati”.
Ma Forza Italia risponde chiudendo la porta: l’indicazione è che l’iter deve ricominciare da zero. E non lascia cadere la polemica: “Altro che asse tra Pd e Fi sulla Rai – scrivono in una nota i capigruppo Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini – L’unico asse di cui siamo profondamente rammaricati è quello che si è creato in violazione della volontà popolare (e nello specifico in violazione dello spirito della legge sulla Rai) tra Lega e M5s”. “Il metodo – aggiunge Maurizio Gasparri – è stato sbagliato il candidato è stato bocciato. Pertanto va cambiato. In rima la capiscono tutti, la procedura è chiara, ce ne vuole un altro. Chi all’esame è stato bocciato faccia le sua valutazioni, lui e chi l’ha designato, noi abbiamo seguito la procedura”. Gelmini e Bernini ribadiscono che Forza Italia è sempre stata disponibile al confronto, ma “non è con le violazioni delle regole democratiche o con le imposizioni e le forzature che si realizza il cambiamento”.
Dopo lo stop della Vigilanza, Foa potrebbe dimettersi, seguendo l’esempio dell’ex Ragioniere generale dello Stato, Andrea Monorchio, che nel 2005, indicato presidente della tv pubblica e bocciato dalla Vigilanza, rinunciò a tutti gli incarichi a Viale Mazzini. Ma potrebbe anche restare in cda, facendo leva sul ruolo di “consigliere anziano” (a 55 anni è il più avanti in età tra i sette componenti del consiglio), contemplato dallo Statuto della Rai, ma già contestato dall’opposizione, in particolare da Michele Anzaldi del Pd che annuncia già ricorsi nell’eventualità che Foa resti come “supplente” fino all’elezione di un presidente nel pieno delle sue funzioni.
Media & Regime
Rai, la Vigilanza boccia la nomina di Foa a presidente. M5s: “Resiste il Patto del Nazareno”. Pd: “Volevano tv asservita”
L'organismo parlamentare respinge la proposta del governo M5s-Lega per il vertice della tv pubblica. I Cinquestelle: "Volevamo la Rai del cambiamento, non l'hanno voluto. E' resuscitato il Patto del Nazareno". Forza Italia all'ex inviato del "Giornale": "Resta nel cda? L'esito è stato chiaro, ignorarlo mi sembra impossibile"
Il presidente della Rai non sarà Marcello Foa. La proposta del ministero del Tesoro – su indicazione di M5s e Lega – per il vertice della tv pubblica è stata respinta dal voto – vincolante – della commissione parlamentare di Vigilanza, nella quale Foa ha raccolto solo 22 voti sui 27 richiesti dal quorum dei due terzi. A favore hanno votato Cinquestelle, Lega e Fratelli d’Italia, ma non è stato sufficiente perché Pd, Liberi e Uguali e Forza Italia non hanno partecipato alla votazione, dopo un accordo preso poco prima della riunione a Palazzo San Macuto. “Prendo atto con rispetto della decisione della commissione di Vigilanza della Rai – commenta il presidente mancato, Foa – Come noto, non ho chiesto alcun incarico nel consiglio che mi è stato proposto dall’azionista. Non posso, pertanto, che mettermi a sua disposizione invitandolo a indicarmi quali siano i passi più opportuni da intraprendere nell’interesse della Rai”. Nel pomeriggio, il cda di viale Mazzini ha preso atto dello stop alla nomina di Foa e ha aggiornato la discussione a giovedì.
Una possibilità, ora, può essere quella di ricominciare a tessere un accordo nel centrodestra e puntare sul nome di Gianpaolo Rossi, uno dei consiglieri votati dal Parlamento, vicino a Fratelli d’Italia ed ex presidente di Rainet. L’atteggiamento “collaborativo” del partito di Giorgia Meloni in commissione – ha votato, al contrario delle altre minoranze – potrebbe essere un seme da coltivare. Ma nel frattempo almeno una parte della maggioranza sembra intenzionata a spingere Foa a rimanere al suo posto, di far valere il ruolo di “consigliere anziano” (i suoi 55 anni sono l’età più avanzata nel nuovo cda a 7) in attesa che la commissione di Vigilanza trovi un accordo (che regga alla prova dei voti).
Anche se Luigi Di Maio, parlando in commissione Lavori Pubblici, ha spiegato che “se ci sarà un’intesa tra le forze politiche su Foa è auspicabile che torni, altrimenti sono le forze politiche che siedono in commissione, nella loro interlocuzione, che possono trovare un’alternativa“. “Il governo – ha aggiunto – non può ignorare la commissione di Vigilanza Rai: se ci sarà un’intesa intorno al nome di Foa per me è auspicabile che torni in commissione di Vigilanza, se non c’è è chiaro che non può tornare“. La terza ipotesi gira attorno a un accordo istituzionale che porti all’unanimità sull’elezione di Riccardo Laganà, consigliere eletto dall’assemblea dei dipendenti della Rai che ancora oggi ha chiesto che “come dipendenti vorremmo che i partiti fossero fuori da queste dinamiche”. E sia l’Usigrai che alcune voci del Pd iniziano a spingere in questa direzione.
Dalle parti della maggioranza, dopo il voto, se la prendono soprattutto con le opposizioni. “Volevamo la Rai del cambiamento, l’opposizione ha detto no” commenta Gianluigi Paragone, capogruppo M5s in commissione di Vigilanza. “Mi auguro – aggiunge – che Foa non si dimetta”. Per l’ex conduttore televisivo e ora senatore “il patto del Nazareno regge sulle televisioni, questo è il voto di una minoranza ed è una scelta politica”. Il Pd esulta: “Vogliono una Rai asservita ai comandi di Salvini e della Casaleggio – dice il segretario Maurizio Martina – Il Parlamento ha detto no. La commissione di Vigilanza ha fermato questo scempio orchestrato per avere un presidente funzionale ai voleri dei nazionalpopulisti“.
Ma il confronto più duro, se possibile, è tra Lega e Forza Italia, con i berlusconiani che sembrano aver fatto saltare tutti i canali di diplomazia con gli alleati elettorali che però sono avversari in Parlamento. Secondo il Corriere.it (ma poi è arrivata la conferma da una nota della Lega) il ministro Matteo Salvini in persona si è recato alle 8 del mattino – mezz’ora prima della votazione su Foa – da Silvio Berlusconi all’ospedale San Raffaele, a Milano, dove il leader di Forza Italia aveva in programma un trattamento di ossigenazione del sangue. Da una parte, quindi, i capigruppo della Lega Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo si dicono “dispiaciuti dell’asse Pd-Fi che cerca di fermare il cambiamento, sia del Paese che della Rai. Dal Pd non ci aspettiamo nulla, con Fi invece siamo pronti a confrontarci perché sicuri che anche la Rai abbia bisogno di aria nuova, cambiamento, qualità e meritocrazia. Siamo convinti che i fraintendimenti di questi giorni sul metodo, più che sul merito, possano essere superati”.
Ma Forza Italia risponde chiudendo la porta: l’indicazione è che l’iter deve ricominciare da zero. E non lascia cadere la polemica: “Altro che asse tra Pd e Fi sulla Rai – scrivono in una nota i capigruppo Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini – L’unico asse di cui siamo profondamente rammaricati è quello che si è creato in violazione della volontà popolare (e nello specifico in violazione dello spirito della legge sulla Rai) tra Lega e M5s”. “Il metodo – aggiunge Maurizio Gasparri – è stato sbagliato il candidato è stato bocciato. Pertanto va cambiato. In rima la capiscono tutti, la procedura è chiara, ce ne vuole un altro. Chi all’esame è stato bocciato faccia le sua valutazioni, lui e chi l’ha designato, noi abbiamo seguito la procedura”. Gelmini e Bernini ribadiscono che Forza Italia è sempre stata disponibile al confronto, ma “non è con le violazioni delle regole democratiche o con le imposizioni e le forzature che si realizza il cambiamento”.
Dopo lo stop della Vigilanza, Foa potrebbe dimettersi, seguendo l’esempio dell’ex Ragioniere generale dello Stato, Andrea Monorchio, che nel 2005, indicato presidente della tv pubblica e bocciato dalla Vigilanza, rinunciò a tutti gli incarichi a Viale Mazzini. Ma potrebbe anche restare in cda, facendo leva sul ruolo di “consigliere anziano” (a 55 anni è il più avanti in età tra i sette componenti del consiglio), contemplato dallo Statuto della Rai, ma già contestato dall’opposizione, in particolare da Michele Anzaldi del Pd che annuncia già ricorsi nell’eventualità che Foa resti come “supplente” fino all’elezione di un presidente nel pieno delle sue funzioni.
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Roma, 21 feb. (Adnkronos) - "Vogliamo essere gli architetti di una nuova democrazia. La grandissima preoccupazione, pensando al tema della geo cultura è che quando la politica si fa guidare dall’economia, diceva Adam Smith, diventa un problema democratico perché l’economia avrà sempre un interesse diverso dalla politica. Se la politica gestisce l’economia stiamo tutti bene. Ho paura del fatto che nelle mani di pochissime di persone c’è il potere economico, praticamente, di tutti, e che non si colga questo pericolo". Lo ha detto Walter Mauriello, presidente nazionale Meritocrazia Italia, oggi a Firenze, chiudendo il focus dedicato alla Geo cultura, in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia, la due giorni interamente dedicata al confronto tra le parti politiche, le Istituzioni tutte e i cittadini.
“Meritocrazia Italia - spiega Mauriello - fa passi in avanti molto improntati in termini di qualità e sostanza, ma il leader deve essere un passo indietro rispetto agli altri, non tanto per umiltà, ma per osservare, vedere le qualità e metterle a servizio del gruppo. La politica che stiamo costruendo è attrattiva, vuole dare la possibilità al debole di parlare e al forte di mettersi in discussione, nel rispetto delle regole che evita manganelli e sanzioni e dà la possibilità di una vita equilibrata e felice. Sull’ambiente, ad esempio la geo cultura è stata distrutta dalla necessità di energia. Certo, non si esclude il nucleare, ma è importante sfruttare tutte le risorse, mentre continuiamo ad andare a prendere" energia in Paesi con petrolio "dove l'egemonia è di pochi. Insieme si può realizzare una grande opera. Questo vale anche per la giustizia”.
“Nel nostro cammino abbiamo incontrato tante persone di qualità - conclude Mauriello - La grande certezza è questo gruppo, di cui pensiamo sempre il prossimo step. Abbiamo da tempo interlocuzione diretta con il presidente della Repubblica, con il presidente del Consiglio” e Oltreoceano. "Abbiamo l’ambizione di essere noi stessi, per essere un vero cambiamento".
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - In collaborazione con TgPoste.it
Nel 2025 focus su pacchi, risparmio postale, assicurazioni e offerta luce e gas. Sono le priorità di Poste Italiane, messe in fila dall’amministratore delegato, Matteo del Fante, intervistato da Tg Poste all’alba dei conti del gruppo, che ha chiusto il 2024 con numeri record e obiettivi futuri in rialzo. Ora, “rimaniamo focalizzati sulla logistica, in particolare sui pacchi” ma “resteranno importanti i prodotti di risparmio: quest’anno ricorre il 150° anniversario del libretto postale e il centenario del buono fruttifero. Stiamo studiando con Cassa Depositi e Prestiti delle emissioni per celebrare le soluzioni di risparmio più apprezzate dagli italiani, per un valore di 340 miliardi”; per quanto riguarda la protezione “sarà un anno molto positivo” e per “la nostra offerta di luce e gas il 2025 sarà storico perché ci siamo dati l’obiettivo di raggiungere il milione di contratti. Al momento Poste Energia conta 700mila clienti, abbiamo ancora lavoro da fare”, ha riferito l’Ad. (Video)
“Questa azienda non produce beni fisici ma offre servizi. Se i nostri colleghi operativi e l’azienda tutta non collaborassero non si raggiungerebbero questi numeri. Quando si ottiene più di quello che ci si aspettava, significa che tutti i colleghi ci hanno messo passione ed è la cosa per noi più importante. Un grazie sulla base di risultati concreti”, ha aggiunto poi Del Fante, riferendosi ai 120mila dipendenti di Poste.
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - “Rispetto al sistema geopolitico non riteniamo che sia assolutamente ragionevole togliere dal patto di stabilità la spesa per le armi. Noi pensiamo a una geopolitica che rimetta al centro l'uomo, rimetta al centro il welfare, rimetta al centro la salute. Questi sono temi che dovrebbero essere tolti dal patto di stabilità”. Lo ha detto Andrea Quartini, deputato M5S, nel suo intervento oggi a Firenze al focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia, la due giorni interamente dedicata al confronto tra le parti politiche, le Istituzioni tutte e i cittadini.
“L'Italia è l'incrocio di tantissime culture, di tantissime lingue, di tantissimi soggetti - argomenta Quartini - Questo rende l'Italia un paese assolutamente particolare. Noi siamo stati i migliori diplomatici del mondo, non a caso. Noi siamo un po' spagnoli, un po' greci, un po' africani, un po' arabi. Questa miscela è straordinaria. Ci può far comprendere quanto è importante il dialogo, quanto si può essere efficaci nella capacità di impostare dei negoziati di pace. Credo che questa forza che l'Italia può esprimere può anche riuscire a far ritornare molti giovani ad occuparsi di politica. E credo che questo sia un tema che ci riguarda nel senso anche di avvicinarsi alle strategie di Meritocrazia Italia. Credo che Movimento 5 Stelle e Meritocrazia Italia su questa linea abbiano molte cose da condividere”.
“Credo fermamente nell'idea di un'Europa che riesce a governare una transizione ecologica - aggiunge Quartini - Quindi, da questo punto di vista, credo ci siano degli aspetti che ci assimilano, che ci possono consentire un dialogo forte. Allo stesso tempo, credo che il tema della pace sia un tema assolutamente importante, rilevante. Sono tre anni che, diciamo, che dobbiamo arrivare a un momento di negoziazione e che probabilmente siamo davvero in ritardo e il prezzo pagato da tanti uomini in Ucraina sia un prezzo troppo alto e poteva essere evitato. Allo stesso tempo riteniamo che si debba farlo in un'ottica di credibilità”, conclude.
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - "L'attualità internazionale impone una riflessione. Con determinazione dobbiamo rilanciare quello spirito europeo che l'Italia ha contribuito come Paese fondatore a creare. Dal 1957 i passi in avanti fatti sono stati straordinari, eccezionali, però ora è necessario uno scatto ulteriore. È centrale il tema della difesa, ma in questo ambito le posizioni sono ancora piuttosto articolate all'interno dell'Unione e non è un bene". Lo ha detto Alessandro Battilocchio, deputato Fi, partecipando oggi al focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia in corso a Firenze.
"L'Italia fu uno dei Paesi che prima ancora dei trattati di Roma nel 1954 con De Gasperi lanciò l'idea di una difesa comune - continua Battilocchio - Poi, proprio dalla Francia ci fu una grande frenata. Dopo il trattato di Lisbona sembrava che questo percorso si fosse riavviato con una serie di step previsti che dovranno portare ad una difesa comune, però anche in questo caso, pur in una contingenza difficile, legata alla pandemia, i passi in avanti sono stati assolutamente troppo flebili. Ora il tema è tornato prepotentemente d'attualità e io ritengo che sia importante che si sia aperto un dibattito. Le parole che arrivano da Oltreoceano rappresentano, in questo contesto, una spinta ad accelerare questa discussione".
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - “Credo che, sotto il profilo geo culturale un'enfasi forte sul consesso europeo sia strettamente necessario perché ritengo che si stia perdendo culturalmente un ruolo che il nostro contesto geografico politico ha sempre avuto. Con il linguaggio dei numeri, il valore delle nostre imprese in relazione al totale delle imprese del mondo non è sceso, è crollato in modo ingiustificato. Se confrontate il 2005 con il 2024, vi accorgete che il prodotto interno lordo dell'Europa è passato dal 35% del totale del mondo al 20%. Siamo scesi come peso e come significatività. Se poi andiamo a vedere il peso delle società quotate, nel 2005 e oggi, troviamo che è passato dal 35% del totale a meno del 15%”. Così Maurizio Dallocchio, professore ordinario università Bocconi, intervenendo oggi a Firenze al focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia, la due giorni interamente dedicata al confronto tra le parti politiche, le Istituzioni e i cittadini.
Nel mondo, “le banche europee, sono irrilevanti - aggiunge Dallocchio - La prima banca europea per dimensione di capitalizzazione è dopo il numero 20. Nelle prime 10 ce ne sono 4 americane, 4 cinesi, una della Gran Bretagna e una giapponese. Non ce n'è una europea. Le banche europee, per finanziare le imprese europee, sono fortissime, sono importantissime - evidenzia il professore - Se consideriamo 100 il debito delle imprese europee, 75 è debito bancario e solo 25% è legato ai mercati e all'emissione di titoli obbligazionari. Credo che se partiamo da questi numeri ci rendiamo contro che stiamo diventando, in qualche modo, preda, sotto il profilo economico. Ma - avverte il professore - l'economia influisce sulla politica e sulla società ed evidentemente dà un impulso numerico alla cultura prevalente”.
C’è una concentrazione geopolitica delle maggiori imprese del mondo. “Tra le prime otto per capitalizzazione di borsa, sette sono statunitensi, l'altra è saudita e fa petrolio - illustra l’esperto - Quella che capitalizza di più in borsa, che vale 3.600 miliardi di dollari, molto di più del debito pubblico italiano per intenderci, quasi il doppio del Pil italiano, è una società che appartiene al settore tecnologico. Le sette americane sono tutte imprese tecnologiche. Per cui il secondo elemento di concentrazione, il settoriale, è potentissimo. Le prime otto società per capitalizzazione di borsa, nel 2005, l'anno di riferimento che ho preso insieme al 2024, erano presenti in sei settori diversi: il farmaceutico, diversificato, la grande distribuzione, il bancario, l'oil and gas e le tecnologie. Oggi i settori presenti sono, praticamente, uno”.
Inoltre, “la capitalizzazione di borsa delle prime cinque società al mondo per capitalizzazione - rimarca il professore - valgono il 30% del mercato di tutto il mondo. La sola, Nvidia, che è legata al mondo dell'intelligenza artificiale, da sola pesa una 1,6 tutta la borsa tedesca: una concentrazione dimensionale incredibile, mai esistita in passato. Altamente preoccupante è che si tratta di realtà proprietarie. Nel 2005, delle grandi imprese che connotavano il mondo, la concentrazione della proprietà era altamente diffusa. Nessuno possedeva più del 7 - 8 - 9%. Oggi, le prime otto società per capitalizzazione, si rifanno al nome di un padrone. Sotto il profilo evidentemente economico, finanziario, ma anche sociale e culturale, ha un impatto sul mondo che è straordinario”.
Come Europa, “se vogliamo tornare ad avere il ruolo sotto il profilo culturale in primo luogo sotto il profilo economico e sociale - suggerisce Dallocchio - è necessario accettare che ci sia un debito comune, è necessario provvedere a una difesa comune, al rilancio dei mercati e della finanza, intesa nel senso buono, dei soldi che finiscono alle aziende proveniendo dalle famiglie. È necessaria una fiscalità omogenea ed è necessario prendere consapevolezza del fatto che se vuoi essere competitivo devi investire in tecnologie e in intelligenza, che poi naturale o artificiale, con una visione di lungo periodo che porti a credibilità, a sostenibilità, a visibilità, a credito, che si trasformi anche in credito culturale della nostra Europa”. In questo contesto, l’Italia “è un Paese che paga una valanga di tasse. Partiamo da un livello di tassazione che, rispetto ad altri Paesi è mostruosamente superiore”. Va bene la rottamazione delle cartelle esattoriali? “Si, ma cum grano salis”, conclude.
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - Le elezioni federali del 23 febbraio 2025 sono un momento cruciale non solo per la Germania ma per l’intero panorama politico europeo e internazionale. Per approfondire l'impatto di questo appuntamento elettorale, Adnkronos organizza una diretta speciale targata Eurofocus, direttamente dalla residenza di Hans-Dieter Lucas, l’ambasciatore tedesco a Roma.
Condotto dal direttore Davide Desario e dai vicedirettori Fabio Insenga e Giorgio Rutelli, con la partecipazione dei giornalisti Adnkronos Mara Montanari e Otto Lanzavecchia, lo speciale di domenica comincerà alle 17 e vedrà la partecipazione di molti ospiti italiani e tedeschi, con continui collegamenti anche da Berlino, Francoforte e Bruxelles.
Alle 18, con la chiusura dei seggi e la diffusione degli exit poll, è prevista l’analisi dei primi risultati. Alle 19 un panel di esperti si confronterà sugli scenari del post-voto: quali le coalizioni possibili, e quali i rapporti di forza tra i partiti. Tra le 20 e le 21, infine, il commento della Elefantenrunde, la “tavola rotonda degli elefanti”, confronto tra i leader politici in onda sulle tv tedesche. Un'occasione unica per leggere i risultati, le prospettive e le possibili conseguenze di queste elezioni sul futuro dell'Unione Europea, delle relazioni transatlantiche e degli equilibri globali.
Lo speciale sarà trasmesso sulla homepage e sul canale Youtube di Adnkronos, con 400 siti collegati tra testate nazionali e network locali online. Le notizie sulle elezioni saranno lanciate in tempo reale dall’agenzia, analisi e interviste pubblicate sulportale Eurofocus.
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - "La politica deve essere capace di guidare la narrazione, le trasformazioni, non deve essere esecutrice di decisioni raggiunte in altri ambiti. Meritocrazia Italia chiede un rinascimento della politica, per questo siamo a Firenze. La politica non è solo nei palazzi, parte dal basso e abbiamo ambizioni grandi, anche oltre confine". Lo ha detto Zenaide Crispino, ministro MI Turismo, Cultura, Impresa e Territorio, nel suo intervento al focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia in corso a Firenze.
"La geopolitica e la geo cultura si muovono in un gioco di specchi - spiega Crispino - perché si condizionano reciprocamente e il momento storico che viviamo ci pone di fronte a degli scontri asimmetrici. C'è un occidente che si dibatte per mantenere la geocultura, anche al cospetto di un sistema che manifesta delle crepe e delle fragilità. Ci sono Paesi come quelli del Golfo, l'India, la Cina che vogliono riscrivere le regole proprio della geopolitica, si muovono tra capitalismo e autoritarismo, tra egemonia e soft power. Le guerre vogliono riscrivere le frontiere del diritto internazionale. Poi c'è l'Europa, che sembra un po' dispersa tra questi giganti”. A livello internazionale, “sicuramente l'elezione di Trump vede degli Stati Uniti che accelerano sull'indipendenza energetica - illustra - ma che, nello stesso tempo, si svincolano da trattati internazionali che sono stati stilati proprio per una visione coesa internazionale contro il cambiamento climatico. C'è la Cina che, pur essendo uno dei paesi più inquinanti al mondo, ha il monopolio nella produzione delle tecnologie green. C'è l'Europa che insegue, una transizione ecologica giusta, ma tante volte anche ideologica. Ci siamo persi, a volte, perché scollati dalle esigenze delle economie reali".
Ma "l'ambiente non è solo un problema climatico, è anche un problema di sicurezza - sottolinea Crispino - perché dove ci sono delle crisi climatiche si evidenziano anche spesso delle crisi umanitarie e migratorie. Anche in questo caso la politica e la cultura non possono discostarsi l'una dall'altro. Tante volte meritocrazia ha chiesto l'integrazione reale che si basa sull'incontro di quelle culture che vengono in contatto, che restituiscano la tolleranza a chi deve ospitare e la dignità a chi viene ospitato. Questo, a dispetto di un'accoglienza indiscriminata, che invece crea quelle bolle di subcultura che genere illegalità e quindi intolleranza. Anche la giustizia è un elemento essenziale nell'immaginario collettivo. La giustizia deve essere percepita come equa, certa, svincolata dalla burocrazia, deve restituire sicurezza, certezza del diritto, ma anche della pena". Rimarcando l’importanza della politica, Crispino conclude mettendo in guarda sull’affacciarsi di "protagonisti, che sono soggetti privati, che perché dispongono di un potere finanziario tale, hanno la possibilità di gestire asset strategici, la comunicazione, la sicurezza, l'intelligenza artificiale, le energie rinnovabili, fino alla conquista dello spazio. Il mio riferimento non è velato, sto parlando Musk, ovviamente".