La denuncia arriva dagli antifascisti di Rete Roma Sud che racconta di come il gruppo abbia ricevuto "un invito a presentarsi in questura", dove gli è stato notificato un "avviso orale" che si sono dimostrate "dedite alla commissione di reati"
Un provvedimento previsto dal Codice antimafia è stato notificato a 3 donne romane che lo scorso luglio contestarono dei militanti di CasaPound, nel quartiere Garbatella di Roma, cantando “Bella ciao”. La denuncia arriva dagli antifascisti di Rete Roma Sud che racconta di come il gruppo abbia ricevuto “un invito a presentarsi in questura”, dove gli è stato notificato un “avviso orale”, provvedimento riservato a persone “socialmente pericolose” e – si legge in una nota pubblicata su Facebook – che si sono dimostrate “dedite alla commissione di reati”.
Le tre, lo scorso 20 maggio, si erano radunate “spontaneamente” assieme ad altre donne del quartiere in occasione di un presidio di CasaPound in Largo Leonardo da Vinci, al quale parteciparono circa 50 neo-fascisti. In comune, non hanno null’altro se l’attivismo in “difesa dell’acqua pubblica, del popolo palestinese e degli spazi comuni”.
“Il bello – si legge nella denuncia di Rete Roma Sud – è che a nessuna di loro viene specificato quali sarebbero questi reati, anzi, ad alcune di loro viene chiesto: “Ma cosa ha fatto negli ultimi anni?”….” Mah… un figlio o due, qualche lavoro precario, qualche assemblea cittadina, qualche flash mob... ma nulla che mi faccia sentire pericolosa”, questa è la risposta che affiora alle labbra, ma che si perde nel non sense della situazione”.
“Allora ci si chiede: cos’è che l’ha fatto scattare? Qualcosa accaduto negli ultimi mesi senz’altro, nel quadrante di di San Paolo… qualcosa al quale erano presenti tutte coloro che hanno ricevuto la chiamata della Questura, per ritirare la notifica dell’articolo 1 o una denuncia non meglio specificata. Una sola è la risposta: la contestazione al banchetto di Casa Pound del 20 maggio“.
Al momento “non sappiamo se la contestazione è scattata d’ufficio o perché è stata presentata denuncia“, spiega una delle tre attiviste a Repubblica annunciando che nelle prossime settimane sono intenzionate a richiedere l’accesso agli atti per chiedere poi la revoca del provvedimento del questore.