Secondo i carabinieri del Ros, coordinati dal pool della direzione distrettuale di Genova, dall’Italia partivano una serie di persone per unirsi alle milizie separatiste nella regione del Donbass. L'inchiesta ha svelato l'esistenza di una struttura che ruota intorno a vari ambienti di estrema destra ma anche di estrema sinistra. Tra i reati contestati anche l’istigazione all’odio razziale
Mercenari reclutati per combattere con le milizie separatiste filorusse nella regione del Donbass, teatro degli scontri armati con le truppe del governo di Kiev. Questo è emerso dalle indagini che hanno svelato l’esistenza di una struttura operante sull’asse Italia-Ucraina che ruota intorno a vari ambienti di estrema destra ma anche di estrema sinistra. Secondo i carabinieri del Ros, coordinati dal pool della direzione distrettuale di Genova, dall’Italia partivano una serie di persone per andare a combattere al fianco dei filorussi. I mercenari venivano poi pagati al fronte.
“Abbiamo appurato – ha spiegato il colonnello dei Ros Luigi Imperatore – che in questo caso è stata superata la dicotomia tra destra e sinistra. Gli arruolati andavano dal fronte skin al comunitarismo di Dugon“. L’inchiesta ha portato i carabinieri a eseguire sei arresti su mandato della procura di Genova: tre persone sono risultate però irreperibili, perché secondo gli investigatori si trovano ancora nelle zone teatro del conflitto. Sono 15 in totale gli indagati, a vario titolo, per accuse che vanno dall’associazione a delinquere, al combattimento, dal reclutamento all’istigazione all’odio razziale.
L’inchiesta Ottantotto (dalle lettere HH che inneggiano a Hitler) era stata avviata nel 2013 nell’ambito dell’area skinhead ligure. Tra l’altro, il Ros ha accertato il legame tra alcuni indagati con Alexej Milchakov, comandante dell’unità paramilitare neonazista ‘Rusich’ operante nel Donbass. Secondo gli inquirenti, gli arrestati erano in contatto con un sodalizio attivo pubblicamente nell’assistenza umanitaria verso le popolazioni del Donbass, vittime della guerra civile del 2014. Sodalizio che operava di nascosto nel reclutamento di mercenari da inviare nelle zone di conflitto arruolandoli nelle milizie filorusse. Secondo quanto riferito dagli inquirenti, il fronte ucraino è a tutti gli effetti meta di miliziani di varie nazionalità e anche italiani che sono stati lodati dal governatore dell’autoproclamata repubblica popolare di Donetsk per il loro contributo a livello militare.
I militari dovevano eseguire sei arresti a Milano e nelle province di Avellino e Parma: tre dei 6 destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere però sono al momento risultati irreperibili: per loro verrà chiesto il mandato internazionale. Tra i tre arrestati c’è l’operaio Antonio Cataldo, già arrestato in Libia nell’estate 2011 dalle forze di sicurezza dell’allora regime con due connazionali che lavoravano come contractors. Cataldo è accusato di aver preso parte ai combattimenti nel Donbass dietro corrispettivo di denaro e di aver reclutato mercenari. Con lui è stato arrestato Olsi Krutani, un cittadino albanese sedicente ex ufficiale delle aviotruppe russe, istruttore di arti marziali, operatore informatico, accusato di aver reclutato mercenari da inviare in teatro di conflitto in Ucraina. Il terzo è invece Vladimir Vrbitchii, detto ‘Parma‘, operaio di origine moldava, aspirante legionario, accusato di aver preso parte ai combattimenti lungo il confine russo-ucraino dietro corrispettivo di denaro.
Tra i 15 indagati figurano inoltre esponenti di gruppi ultrà, un ex militare dell’Esercito ma anche soggetti di opposta estrazione ideologica accomunati da una posizione eurasiatica che vuole ooporsi all’atlantismo e ai valori liberali dell’imperialismo americano. Alcuni di loro sono simpatizzanti della Lega, come emerso nel corso della conferenza stampa tenuta dal procuratore di Genova Francesco Cozzi. Sui loro profili social postavano video e foto dei raduni del Carroccio a Pontida e like alla pagina di Matteo Salvini. E poi c’è anche un ex combattente del Pkk, il partito dei lavoratori del Kurdistan. Secondo i carabinieri del Ros, l’uomo ha combattuto tra le milizie curde al confine tra la Turchia e la Siria.