Nell'ordinanza del gip di Genova le storie dei miliziani arruolati dai filorussi sul fronte ucraino. Alle spalle il sodalizio "Millennium-Pce", formato da un radicale di estrema destra e un ex leader degli Studenti di sinistra accusato anche di aver combattuto per il Pkk. L'intermediario un albanese legato a un movimento che persegue la rifondazione dell’U.R.S.S.
Si fanno chiamare “Generalissimo“, “Arcangelo”, “Spartaco” o “Parma”. Sono i miliziani partiti dall’Italia per il fronte ucraino e le campagne di arruolamento internazionali promosse dai filorussi. Mercenari per pochi soldi, imbracciano le armi per un compenso che, secondo le indagini, si aggira intorno ai 400 euro al mese. Le ideologie oscillano dall’estrema destra all’estrema sinistra. Ma c’è anche chi fugge in attesa dell’esito di un processo, come Andrea Palmeri, noto capo del gruppo ultras “Bulldog 1998” a Lucca. Tutti accomunati dall’antagonismo verso gli Stati Uniti e i locali militanti ucraini. “È una fatica anche acchiapparli te lo giuro, cazzo si muovono come partigiani proprio”, dice lo stesso Palmeri mentre è intercettato dai carabinieri del Ros.
Sono le storie dei mercenari italiani emerse dall’ordinanza del gip di Genova che ha portato i militari dell’Arma a eseguire sei arresti a Milano e nelle province di Avellino e Parma. L’inchiesta, coordinati dal pool della direzione distrettuale di Genova, ha svelato l’esistenza di una struttura operante sull’asse Italia-Ucraina che però non ha una chiara matrice ideologica. “Abbiamo appurato – ha spiegato il colonnello dei Ros Luigi Imperatore – che in questo caso è stata superata la dicotomia tra destra e sinistra. Gli arruolati andavano dal fronte skin al comunitarismo di Dugin“.
L’indagine nasce infatti da un’iniziativa organizzata dall’indagato Orazio Maria Gnerre a Lavagna, in provincia di Genova. Così gli investigatori scoprono l’esistenza del sodalizio “Millennium-Pce” e del “Coordinamento Solidale per il Donbass“: al suo interno c’è una realtà politica tutt’altro che omogenea. Insieme a Gnerre, legato agli ambienti di estrema destra, opera infatti Luca Pintaudi, ex leader degli Studenti di sinistra dell’Università Cattolica di Milano, vicino ai centri sociali e accusato anche di essersi arruolato nell’organizzazione curda Pkk. Secondo le indagini, dietro a un’attività pubblica di assistenza umanitaria nel Donbass, erano loro le menti del reclutamento di mercenari da mandare sullo stesso fronte.
Chi recluta, si legge nell’ordinanza, è quindi “ideologicamente disinteressato ad avere un marchio politico tradizionale ed invece orientato verso posizioni eurasiatiche, sulla scia delle teorie propugnate dal filosofo russo Alexander Dugin, a sua volta punto di riferimento anche per i miliziani filorussi nel Donbass”. A fare tra intermediario tra il mondo dei reclutatori e quello dei veri e propri combattenti c’è un militare di origine albanese, Olsi Krutani, legato al movimento politico ultranazionalista ed antioccidentale chiamato “Essenza del tempo”, che persegue invece nel suo programma la rifondazione dell’Urss e partecipa attivamente al conflitto ucraino coordinando l’Unità 404 delle milizie separatiste filorusse.
E’ questo il contorno ideologico intorno al quale avviene il reclutamento dei mercenari che dall’Italia vengono spediti nella milizia di Lugansk, città a nord di Donetsk e a ridosso del confine. Lo spiega lo stesso Gnerre nel corso di un intervento pubblico in cui rilancia l’idea di promuovere un movimento culturalmente e politicamente comunitarista, superando la dicotomia destra/sinistra o fascismo/antifascismo. Ma ancora di più il concetto emerge in una telefonata in cui l’indagato cerca di aiutare i genitori di Pintaudi a sapere qual è la condizione del figlio in Kurdistan. Gnerre consiglia di rivolgersi ai centri sociali e dice: “Io ho avuto pure problemi con questi dei centri sociali…non ci vuole niente che ti dicono… eh allora Gnerre è fascista…Pintaudi è fascista…non ce ne fotte un cazzo!”.
Le indagini sulle attività di Millennium nel Donbass hanno portato poi gli investigatori a scoprire la figura del “Generalissimo”, Andrea Palmeri, esponente della destra radicale lucchese, sorvegliato speciale sottrattosi nella primavera 2014 ad un provvedimento di prevenzione, riparato in Ucraina dove si è unito alle milizie filorusse per combattere contro il governo di Kiev. E’ lui stesso, in un’intervista a Luigi Pelazza della trasmissione Le Iene, a riferire di percepire circa 400 euro al mese a titolo di rimborso spese e di essere inquadrato come appuntato nell’esercito dell’autoproclamata Repubblica di Lugansk. E’ ancora Palmeri, intercettato, a raccontare dell’arrivo di ulteriori volontari italiani a Lugansk: “…stanno facendo…un bel…un gruppetto di ragazzi…e poi vediamo come si evolverà la situazione…”. Legato a Forza Nuova, sarà sempre lui ad accogliere nel Donbass nel giugno 2015 anche Alberto Palladino, noto dirigente romano di CasaPound.
Palmeri a Lugansk si è ricostruito una vita, come racconta in una telefona a un’amica. In Italia non vuole tornare: “…ancora non so..ora non posso di sicuro…devo aspettare il risultato del processo…eh oh…per forza…non posso rischià!…” Chi invece con la fidanzata parla dei possibili futuri impieghi da mercenario in altri Paesi è Antonio Cataldo: “Non so… sempre a livello…militare…e poi ci sta un’altra situazione in…sempre in Iraq….mi reclutano subito a me ormai mi pigliano da tutte parti!”. Cataldo infatti ha già un curriculum: è stato arrestato in Libia nell’estate 2011 dalle forze di sicurezza dell’allora regime con due connazionali che lavoravano come contractor.
Anche lui, insieme a Palmeri, parla ai giornalisti e ammette di essere inquadrato come cecchino, di aver partecipato a scontri armati e di essere arrivato nel Donbass l’11 febbraio 2015. Quando la Iena Pelazza gli chiede se nel momento in cui vede qualcuno “lo butta giù”, lui allarga le braccia e risponde: “Se entra nel mirino”. Secondo la ricostruzione contenuta nell’ordinanza del gip, i combattenti Cataldo e Gabriele Carugati sono inoltre coloro che manifestano un interesse a interagire con la formazione neonazista “Rusich”, che propugna l’ideologia panslavista coniugandola con quella nazista ed è dedita al neo-paganesimo, diffusosi negli ultimi anni negli ambienti della destra radicale dei paesi di etnia slava.
Carugati, alias “Arcangelo”, è un altro protagonista di questa vicenda insieme a Massimiliano Cavalleri, detto “Spartacus”. Anche loro italiani arruolati nelle milizie dell’autoproclamata Repubblica di Lugansk e inquadrati nella 4^ Brigata “Roda Militia”. Stando a quanto scritto nell’ordinanza, mentre Carugati non ha nessuna esperienza militare, Cavalleri è un mitragliere, ha fatto il militare nella Folgore e ha partecipato anche a una missione in Bosnia. Loro due, insieme a Palmeri, risultano irreperibili: secondo gli investigatori, si trovano ancora nel Donbass.
Insieme a Cataldo e al reclutatore Krutanie, è stato invece arrestato l’altro combattente “Parma”, ovvero Vladimir Verbitchii, moldavo arrivato in Italia nel 2008. Nelle carte del gip di Genova emergono le sue simpatie per Matteo Salvini e per le posizioni della Lega in merito agli stranieri. Ma anche i riferimenti all’associazione “Lombardia-Russia“, citata dal giudici come partecipante a un incontro al Forum Internazionale Conservatore Russo, tenutosi a San Pietroburgo nel mese di marzo 2015 ed organizzato dal partito Rodina con il patrocinio del Cremlino. Al Forum parteciparono anche Gnerre e Pintaudi, oltre al comandante dell’unità neonazista Rusich, al leader di Forza Nuova Roberto Fiore e a Irina Osipova, ritenuta vicina agli ambienti di Casapound che più simpatizzano per la Lega.