E’ il primo consigliere di amministrazione della Rai eletto dai dipendenti della tv pubblica, come previsto dalla riforma del governo Renzi. Ora il nome di Riccardo Laganà potrebbe essere quello che consente di trovare la quadratura del cerchio per la presidenza dopo il niet della Vigilanza su Marcello Foa. Se Matteo Salvini continua a insistere per la nomina del giornalista sovranista sgradito però a Forza Italia e alle opposizioni, Luigi Di Maio si è infatti detto pronto a prendere in considerazione “un’alternativa”. E la scelta potrebbe ricadere proprio sul 43enne tecnico di produzione che lavora come mixer video negli studi Rai di Roma, gradito pure al Pd che ieri con Francesco Verducci lo ha proposto esplicitamente come “presidente di garanzia“.
La scelta sarebbe indubbiamente fuori dagli schemi. Il 28 luglio, dal sito della sua associazione Rai Bene Comune – IndigneRai, Laganà risposto a muso duro al vicepremier che aveva promesso di liberare il gruppo da “lottizzati e parassiti” rivendicando che “la quasi totalità dei lavoratori Rai sono gli anticorpi di un sistema immunitario ben collaudato”. “Ogni giorno teniamo vivo il Servizio pubblico difendendolo dagli attacchi della politica che ha piazzato in Rai, oggi come in passato, i suoi uomini più fidati”, continuava la lettera aperta. “Noi lavoratori difendiamo l’azienda dalla cattiva gestione, dagli appalti e delle società esterne che spuntano come funghi sulla pelle della Rai. Non meritiamo quindi di essere minacciati di chissà quale repressione. Se veramente la politica volesse curare la Rai e i suoi malanni dovrebbe iniziare facendo un passo indietro. Si permetta alla Rai di dotarsi di una vera classe dirigente sostituendo gli attuali burocrati e lacchè nominati dai partiti. La si lasci trasformare da ministero della distribuzione a terzi del canone in una vera azienda con un progetto industriale e culturale”.
Posizioni non nuove per Laganà, impegnato da diversi anni in una battaglia per una Rai “riformata in una azienda certificata, efficiente, trasparente e eticamente corretta con i cittadini ed i dipendenti, libera da condizionamenti politici e pluralista, un pubblico servizio che pone al centro il prodotto di qualità realizzato autonomamente”. Sono questi gli obiettivi programmatici dell’associazione Rai Bene Comune – IndigneRai, nata nel 2015 dal gruppo facebook IndigneRai (poi diventato un sito) di cui è stato promotore e ideatore.
Diplomato come perito tecnico industriale per elettronica e telecomunicazioni, Laganà è entrato a viale Mazzini nel 1996 come tecnico della produzione presso il centro di produzione televisiva di Roma. Rai Bene Comune-Indignerai, di cui è presidente, nel marzo 2015 ha depositato una proposta di riforma della governance Rai elaborata insieme al movimento MoveOn Italia. Il testo prevedeva il “superamento dell’anomalia per la quale l’azionista del servizio pubblico è il Ministero dell’Economia”, la costituzione al posto della Commissione parlamentare di Vigilanza di un “Consiglio per le Comunicazioni audiovisive” con membri nominati in maggioranza dalla società civile (11 su 20), 6 membri dagli utenti del servizio pubblico e 5 nominati da rappresentanti di settore (sindacati, artisti, autori, accademici, fornitori di contenuti). Dei rimanenti 9, tre avrebbero dovuto essere eletti dagli enti locali e 6 nominati dal Parlamento. Il Consiglio avrebbe nominato i vertici Rai,
selezionati mediante concorsi pubblici in base a “criteri di professionalità, competenza nel campo radiotelevisivo ed indipendenza”, e anche i componenti dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
Nel 2015 ha consegnato al capo dello Stato Sergio Mattarella in cui Rai Bene Comune-Indignerai evidenziava le “enormi criticità” della riforma Rai varata dal governo Renzi, definita “una controriforma che sembra avere un solo obiettivo: portare la Rai sotto il controllo esclusivo del Governo, trasformando il Direttore Generale in un Amministratore Delegato con poteri assoluti” e “una non-Riforma che non solo mantiene la logica spartitoria della legge precedente ma apre una fase più centralistica e conservatrice, in un momento storico in cui sono continui gli attacchi censori dei partiti verso la stampa libera”. E ancora: “Cinque articoli (di cui due di delega al Consiglio dei Ministri) che sembrano aggirare la Costituzione – così rigorosa e chiara nell’affermare i principi di indipendenza, autonomia e pluralismo dell’informazione pubblica – ignorando anche la Sentenza 225/1974 della Corte Costituzionale nonché la Direttiva del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa del 16 febbraio 2012 che invita gli Stati Membri a modernizzare il quadro di governance dei media di servizio pubblico, emancipandoli dal controllo dei Governi”.
Media & Regime
Rai, Riccardo Laganà possibile alternativa a Foa. Il tecnico scelto dai dipendenti che vuole la politica fuori dalla tv pubblica
Eletto in cda dai lavoratori, il 43enne che lavora a viale Mazzini come mixer video è gradito pure al Pd che lo ha proposto esplicitamente come "presidente di garanzia". La sua associazione Rai Bene Comune - IndigneRai ha presentato una proposta di riforma che prevede al posto della commissione di Vigilanza un Consiglio per le Comunicazioni audiovisive con membri nominati in maggioranza dalla società civile
E’ il primo consigliere di amministrazione della Rai eletto dai dipendenti della tv pubblica, come previsto dalla riforma del governo Renzi. Ora il nome di Riccardo Laganà potrebbe essere quello che consente di trovare la quadratura del cerchio per la presidenza dopo il niet della Vigilanza su Marcello Foa. Se Matteo Salvini continua a insistere per la nomina del giornalista sovranista sgradito però a Forza Italia e alle opposizioni, Luigi Di Maio si è infatti detto pronto a prendere in considerazione “un’alternativa”. E la scelta potrebbe ricadere proprio sul 43enne tecnico di produzione che lavora come mixer video negli studi Rai di Roma, gradito pure al Pd che ieri con Francesco Verducci lo ha proposto esplicitamente come “presidente di garanzia“.
La scelta sarebbe indubbiamente fuori dagli schemi. Il 28 luglio, dal sito della sua associazione Rai Bene Comune – IndigneRai, Laganà risposto a muso duro al vicepremier che aveva promesso di liberare il gruppo da “lottizzati e parassiti” rivendicando che “la quasi totalità dei lavoratori Rai sono gli anticorpi di un sistema immunitario ben collaudato”. “Ogni giorno teniamo vivo il Servizio pubblico difendendolo dagli attacchi della politica che ha piazzato in Rai, oggi come in passato, i suoi uomini più fidati”, continuava la lettera aperta. “Noi lavoratori difendiamo l’azienda dalla cattiva gestione, dagli appalti e delle società esterne che spuntano come funghi sulla pelle della Rai. Non meritiamo quindi di essere minacciati di chissà quale repressione. Se veramente la politica volesse curare la Rai e i suoi malanni dovrebbe iniziare facendo un passo indietro. Si permetta alla Rai di dotarsi di una vera classe dirigente sostituendo gli attuali burocrati e lacchè nominati dai partiti. La si lasci trasformare da ministero della distribuzione a terzi del canone in una vera azienda con un progetto industriale e culturale”.
Posizioni non nuove per Laganà, impegnato da diversi anni in una battaglia per una Rai “riformata in una azienda certificata, efficiente, trasparente e eticamente corretta con i cittadini ed i dipendenti, libera da condizionamenti politici e pluralista, un pubblico servizio che pone al centro il prodotto di qualità realizzato autonomamente”. Sono questi gli obiettivi programmatici dell’associazione Rai Bene Comune – IndigneRai, nata nel 2015 dal gruppo facebook IndigneRai (poi diventato un sito) di cui è stato promotore e ideatore.
Diplomato come perito tecnico industriale per elettronica e telecomunicazioni, Laganà è entrato a viale Mazzini nel 1996 come tecnico della produzione presso il centro di produzione televisiva di Roma. Rai Bene Comune-Indignerai, di cui è presidente, nel marzo 2015 ha depositato una proposta di riforma della governance Rai elaborata insieme al movimento MoveOn Italia. Il testo prevedeva il “superamento dell’anomalia per la quale l’azionista del servizio pubblico è il Ministero dell’Economia”, la costituzione al posto della Commissione parlamentare di Vigilanza di un “Consiglio per le Comunicazioni audiovisive” con membri nominati in maggioranza dalla società civile (11 su 20), 6 membri dagli utenti del servizio pubblico e 5 nominati da rappresentanti di settore (sindacati, artisti, autori, accademici, fornitori di contenuti). Dei rimanenti 9, tre avrebbero dovuto essere eletti dagli enti locali e 6 nominati dal Parlamento. Il Consiglio avrebbe nominato i vertici Rai,
selezionati mediante concorsi pubblici in base a “criteri di professionalità, competenza nel campo radiotelevisivo ed indipendenza”, e anche i componenti dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
Nel 2015 ha consegnato al capo dello Stato Sergio Mattarella in cui Rai Bene Comune-Indignerai evidenziava le “enormi criticità” della riforma Rai varata dal governo Renzi, definita “una controriforma che sembra avere un solo obiettivo: portare la Rai sotto il controllo esclusivo del Governo, trasformando il Direttore Generale in un Amministratore Delegato con poteri assoluti” e “una non-Riforma che non solo mantiene la logica spartitoria della legge precedente ma apre una fase più centralistica e conservatrice, in un momento storico in cui sono continui gli attacchi censori dei partiti verso la stampa libera”. E ancora: “Cinque articoli (di cui due di delega al Consiglio dei Ministri) che sembrano aggirare la Costituzione – così rigorosa e chiara nell’affermare i principi di indipendenza, autonomia e pluralismo dell’informazione pubblica – ignorando anche la Sentenza 225/1974 della Corte Costituzionale nonché la Direttiva del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa del 16 febbraio 2012 che invita gli Stati Membri a modernizzare il quadro di governance dei media di servizio pubblico, emancipandoli dal controllo dei Governi”.
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Roma, 25 feb. (Adnkronos) - L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha avviato un’istruttoria nei confronti di Atac per possibile pratica commerciale scorretta. L’istruttoria riguarda la qualità e la quantità dei servizi erogati nel triennio 2021-2023 rispetto a quanto previsto dal contratto di servizio con il Comune di Roma e prospettato ai consumatori anche attraverso la Carta della Qualità dei Servizi del Trasporto Pubblico. Lo comunica l'Antitrust in una nota.
In particolare, Atac avrebbe sistematicamente disatteso gli obiettivi relativi alla regolarità del servizio di trasporto di superficie e del trasporto metropolitana, ai presidi di sicurezza delle stazioni metropolitane, al funzionamento di ascensori, montascale e scale/tappeti mobili, nonché all’illuminazione delle stazioni della metropolitana.
A fronte del presunto mancato raggiungimento di questi obiettivi, Atac non sembrerebbe aver assunto misure correttive adeguate a colmare le ripetute carenze, né misure di adeguamento e/o di rimborso parziale delle tariffe applicate, in considerazione dei potenziali disagi arrecati ai consumatori. Ieri i funzionari dell’Autorità hanno svolto un’ispezione presso la sede della società Atac con l’ausilio del Nucleo speciale Antitrust della Guardia di finanza.
Roma, 25 feb. (Adnkronos) - "Se Cdu e Socialisti pensano di fare finta di niente, andando al governo confermando un inciucio fallimentare, non faranno il bene dell’Europa. Il voto di Afd, scelta da tantissimi giovani, è un voto di speranza, un voto che guarda al futuro. Per paura di Afd, la Cdu-Csu aveva espresso posizioni molto chiare che ora dovrà rimangiarsi per cercare un accordo con i Socialisti che, come un Pd qualunque, hanno straperso ma vogliono le poltrone come se nulla fosse. Per l’Europa sarebbe un pessimo segnale". Lo dice il vicepresidente del Consiglio e segretario della Lega, Matteo Salvini, in un'intervista a 'Libero'.
"Il cordone sanitario -aggiunge- non porta bene a chi lo fa, in Europa hanno tentato la stessa cosa contro la Lega e i nostri alleati, e hanno ottenuto che i Patrioti siano cresciuti in tutti i Paesi diventando terzo Gruppo a Bruxelles. Ormai Popolari e Socialisti sono chiusi in un bunker, perennemente sconfitti ma incapaci di vedere la realtà. Eppure continuo a sperare che le forze di centrodestra siano in grado di unirsi contro le sinistre, come da insegnamento di Silvio Berlusconi abbiamo il dovere di dialogare con tutte le forze alternative alle sinistre che spingono per l’immigrazione selvaggia, per la cancellazione delle nostre identità, della nostra agricoltura e del nostro lavoro".
Torino, 25 feb. (Adnkronos) - Oltre 100 persone indagate per traffico di stupefacenti e altri reati commessi all’interno delle carcerari. Una vasta operazione dei carabinieri del Comando provinciale di Torino, insieme al Nucleo investigativo regionale della Polizia penitenziaria di Torino, è in corso da stamattina presto nelle province di Torino, Alessandria, Biella, Vercelli, Cuneo, Sassari, Savona Imperia e Modena, con perquisizioni sia in abitazioni che in istituti di pena.
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Io sono un artista libero, non mi sono mai schierato politicamente". Così Simone Cristicchi, ospite a 'Maschio Selvaggio' su Rai Radio 2, risponde alla conduttrice Nunzia De Girolamo quando fa notare al cantautore romano come la canzone sanremese 'Quando sarai piccola' sia piaciuta tanto a Elly Schlein quanto a Giorgia Meloni.
"Si tende sempre a identificare gli artisti politicamente, la musica invece non ha fazioni, non ha colori. Devo dire che tu hai messo insieme la destra e la sinistra", ha detto De Girolamo al cantautore arrivato quinto nella classifica finale. "Questo mi fa sorridere - ha confessato Cristicchi - sono molto contento di questo apprezzamento bipartisan, o anche super partes, che ha generato la mia canzone. Io sono sempre stato un artista libero, non mi sono mai schierato politicamente, proprio perché volevo che la mia musica e la mia arte potesse arrivare a tutti ed è giusto che sia così".
"Ovviamente ho le mie idee, come tutti, non le rinnego e non mi vergogno di esternarle quando è il momento e quando ho voglia, però - ha concluso il cantautore - sono veramente contento di aver fatto questa canzone che sia piaciuta più o meno a tutti".
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Il caro bollette è un problema sempre più grave, che non possiamo più far finta di non vedere. Paghiamo le bollette più care d’Europa, che a sua volta paga le bollette più alte tra i competitor internazionali. Siamo i più tartassati tra i tartassati, con un evidente danno alla competitività delle imprese e al potere di acquisto delle famiglie. I lavoratori, in particolare, pagano questi aumenti tre volte: la prima in casa quando arriva la bolletta, la seconda perché le aziende devono metterli in cassa integrazione poiché con l’energia alle stelle perdono produttività, la terza perché l’energia spinge a rialzo l’inflazione e i prodotti nel carrello della spesa costano di più". Lo dice Annalisa Corrado della segreteria del Partito Democratico.
"Agire è possibile e doveroso. Possiamo farlo subito, a partire dalla protezione dei soggetti vulnerabili, oltre 3 milioni e mezzo di utenti, per il quali il governo vuole bandire aste che sarebbero una iattura. Bisogna fermarle immediatamente e riformare piuttosto l’acquirente unico, che al momento gestisce il servizio di tutela della vulnerabilità, perché possa tornare a stipulare i contratti pluriennali di acquisto, agendo come vero e proprio gruppo d’acquisto".
"È necessario inoltre agire ad ogni livello possibile per disaccoppiare il prezzo dell’energia da quello del gas: occorre lavorare ad una riforma europea dei mercati, scenario non immediato, agendo però contemporaneamente ed immediatamente per un “disaccoppiamento di fatto”, come quello che si potrebbe attuare supportando i contratti pluriennali con i produttori di energia da fonti rinnovabili (PPA, Power purchase agreement). Dovremmo prendere esempio dalla Spagna di Sanchez, inoltre, che ha imposto un tetto al prezzo del gas, ottenendo risultati brillanti che hanno trainato la ripresa d’industria ed economia. Dobbiamo fare di più e meglio per la transizione energetica per liberarci dalla dipendenza del gas: oltre ad insistere su sufficienza energetica ed elettrificazione dei consumi, dobbiamo agire ad ogni livello perché la quota di energia da fonti rinnovabili nel nostro mix di produzione cresca: questo è l’unico modo strutturale di far penetrare il beneficio in bolletta del basso costo delle energie pulite".
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - “Allarmano e inquietano gli atti violenti rivolti in questi giorni contro le Forze dell’Ordine, a loro va la nostra piena solidarietà”. Lo dichiara la deputata di Italia Viva Maria Elena Boschi dopo gli incendi dolosi che hanno coinvolto questa mattina il commissariato e la Polstrada di Albano Laziale e nei giorni scorsi il comando della Compagnia dei carabinieri di Castel Gandolfo.
“Auguriamo agli agenti intossicati una pronta guarigione. Nell’attesa che sia fatta chiarezza sulle dinamiche e che i responsabili siano consegnati alla giustizia, non possiamo che schierarci senza indugio al fianco di chi ogni giorno si impegna per la sicurezza delle cittadine e dei cittadini”, conclude.
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Le bollette energetiche di famiglie e imprese sono alle stelle. Meloni ha fischiettato per mesi, ignorando anche le nostre proposte. E oggi annuncia il rinvio di un Cdm promesso ormai due settimane fa. Non avevano detto di essere 'pronti'?". Lo ha scritto sui social Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.