Severe critiche pronunciate dal sociologo Marco Revelli, ospite de L’Aria che Tira Estate (La7), all’indirizzo del Pd. Si comincia con la bocciatura di Marcello Foa a presidente della Rai: “Mi ha stupito e turbato il fatto che il Pd sia rimasto al margine di tutta la vicenda, cioè lo stop a Foa, che in realtà è stato un prodotto di un’operazione di Berlusconi. Il Pd non esiste nello spazio politico, da cui si è messo fuori e non vi rientra. Questo mi sembra il dato inquietante della giornata di ieri”. Revelli stigmatizza anche le motivazioni del disappunto espresse dai dem sul decreto di dignità, come quelle di Graziano Delrio: “Mi ha turbato moltissimo il suo discorso. È un disastro culturale quello a cui stiamo assistendo. Se il principio fosse stato sempre quello, e cioè che regolando le condizioni lavorative a favore del lavoratore si scoraggiano gli imprenditori, allora non si sarebbero fatte le leggi sulla regolazione della giornata lavorativa dell’800, in Inghilterra non avrebbero fatto i Factory Acts nel 1833 e nel 1844″. “C’è anche un esempio italiano tra le due guerre”, insorge il senatore di Fratelli d’Italia, Ignazio La Russa, alludendo al regime fascista. Ma il senatore del Pd, Antonio Misiani, protesta: “Non chiamiamo in causa buonanima, va’. Lascialo riposare”. Si scatena tra i due parlamentari un parapiglia verbale sul fascismo, interrompendo così l’intervento del sociologo. Dopo qualche minuto, Revelli si pronuncia ancora sul Pd e sulla probabile candidatura dell’ex ministro Maria Elena Boschi alla segreteria: “Credo che un po’ di pudore non farebbe male. Quando un gruppo dirigente viene bocciato, sarebbe buona regola prenderne atto. Questo accanimento terapeutico su se stessi non fa bene. Secondo me, non è vero che il Pd abbia due anime. E’ senz’anima“. Il conduttore, Francesco Magnani, chiede a Misiani se è vero, citando ironicamente la canzone “Bella senz’anima”. “Bella veramente è la Boschi, non Misiani”, si inserisce La Russa, tra le risate in studio. E Misiani commenta: “Secondo me, invece, il problema è che abbiamo più di due anime nel Pd. Anzi, tre, quattro, cinque“.