La notizia di reato è infondata. Con questa motivazione il gip del Tribunale di Trani, Raffaele Morelli ha archiviato l’inchiesta per usura bancaria a carico 62 ex o attuali figure apicali di Monte dei Paschi, Bnl, Unicredit e Popolare di Bari, ma anche di Banca d’Italia e Ministero del Tesoro. Tra gli indagati l’attuale ministro delle Politiche Europee, Paolo Savona (ex presidente del cda di Unicredit Banca di Roma), Alessandro Profumo (ex ad di Unicredit), Luigi Abete (presidente di Bnl), Giuseppe Mussari (ex presidente di Mps) e Marco Jacobini (presidente di Popolare di Bari).
Nell’inchiesta iniziata nel 2014, i vertici degli istituti bancari erano indagati per aver praticato – secondo quanto sostenuto dall’accusa – tassi e interessi usurari, superiori rispetto alle soglie fissate ogni tre mesi dalla Banca d’Italia, sui finanziamenti concessi ad alcuni imprenditori del Barese, dal 2005 al 2012, nell’ambito di finanziamenti concessi prevalentemente sotto forma di anticipazioni su conto corrente.
Sul registro indagati erano finiti anche il presidente della Rai, Anna Maria Tarantola, in qualità di ex capo della Vigilanza di Bankitalia, e il ministro dell’Economia del governo Letta Fabrizio Saccomanni, ex dg di via Nazionale. L’accusa sosteneva che il reato di usura era stato infatti commesso con il concorso morale degli ex vertici di Bankitalia e del dirigente del ministero delTesoro Maresca, che contravvenendo alla normativa, avrebbero prescritto alle banche di calcolare gli oneri dei finanziamenti concessi in rapporto al credito ‘accordato’ anziché (come richiesto dalla legge) a quello effettivamente ‘erogato/utilizzato’ dal cliente. Queste indicazioni avrebbero permesso alle banche di elaborare tassi effettivi globali più bassi di quelli effettivamente praticati. Per il ministro delle Politiche Europee rimane ancora aperta l’indagine della procura di Campobasso.