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Daisy Osakue, cosa ci dice la sua vicenda sulla verità. E sulla sua rappresentazione

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La verità è sempre rivoluzionaria, come scriveva Antonio Gramsci. Ma (come le rivoluzioni) è merce sempre più rara in Italia. La possibilità di diffusione infinita dei più vari messaggi da parte di chiunque attraverso i social network ha portato alla ribalta una verità che era tuttavia antica quanto il mondo: la realtà fattuale e la sua rappresentazione alla opinione pubblica sono due cose ben distinte e per lo più inconciliabili.

Il caso dell’uovo che ha colpito su un occhio l’atleta italiana di origine africana Daisy Osakue ha riaperto la ferita insanabile dai tempi di Platone del conoscibile e dell’inconoscibile. La caverna dei media nella quale siamo rinchiusi e le ombre delle notizie che ci vengono offerte sono quanto di più lontano dalla realtà e di conseguenza conoscere la verità per il comune cittadino diviene pura chimera. Eppure talora accade – a volte ci vogliono giorni, a volte anni – che ci si avvicini un po’ di più alla verità, come appunto è successo nel caso della Osakue.

“Ciò che un uomo può inventare, un altro può scoprire”, avrebbe detto in questo caso Sherlock Holmes. A Moncalieri sono bastati i Carabinieri.  Dopo che i titoloni sui giornali e nelle tv hanno gettato vagonate di carbone nella fornace perenne delle cazzate (per i radical-chic: fake news), alimentando un esistente caso di razzismo alla piemontese, finalmente un barlume di verità è spuntato dalla banalissima inchiesta dell’Arma. È bastato rintracciare l’evidentissimo Fiat Doblò dalle quali le uova avevano preso il volo per identificare gli idioti che le avevano lanciate.

Pensate un po’? Tra questi figura il figlio di un consigliere comunale Pd, proprio il partito che aveva acceso la miccia del preteso razzismo  e al quale sono andati dietro come al pifferaio di Hamelin quasi tutti i giornalucoli allineati e coperti. Purtroppo per loro, come ancora una volta insegna Holmes, “è un errore enorme teorizzare a vuoto. Senza accorgersene, si comincia a deformare i fatti per adattarli alle teorie, anziché il viceversa.”

Beh, quella di Moncalieri è una delle più tragicomiche deformazioni dell’anno e attendiamo anche di capire perché tra i primi ringraziamenti della Osakue dopo l’incidente ci sia stato quello ai “Giovani democratici” dei quali probabilmente fa parte anche il lanciatore di uova. Una figura patetica la sua, quella di Renzi e di tutto il coro di coloro che nei media si sono affrettati a sciorinare idiozie senza fondamento. La migliore (peggiore) di tutte, nella mia classifica personale, quella dell’ineffabile Rula Jebreal che in un post su Twitter ha stigmatizzato: la povera ragazza nera “è stata attaccata e percossa da un gruppo di neonazisti in Italia” (sic).

Purtroppo, oggi il panorama dell’informazione è questo e non è facile districarsene senza beccarsi insulti in Rete. Non è neanche di sollievo ricordare ciò che già alla fine del 19° secolo scriveva il grande Mark Twain: “Se non leggete i giornali non siete informati. Se leggete i giornali siete male informati.”

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