Una spesa inutile. Uno spreco di soldi pubblici. Un uso superfluo del denaro di tutti. Per Silvio Berlusconi era la regola numero uno della comunicazione quando, anziché rispondere nel merito alle accuse della magistratura, voleva far passare le Procure e i tribunali come luoghi interessati a metterlo in trappola invece che un potere giudiziario che deve far applicare le leggi. Ora lo stesso spartito è sul leggio di Matteo Salvini che non parla da presidente del Consiglio come ha fatto tante volte il leader di Forza Italia, ma da ministro dell’Interno cioè colui che coordina le forze dell’ordine, al vertice del sistema che garantisce la sicurezza dei cittadini, di tutti i cittadini. Il segretario della Lega ha adottato quella vecchia retorica che evidentemente è un dovere per il leader del centrodestra. “Faccio un appello alla Procura di Genova – ha detto ieri Salvini in modo provocatorio in un’intervista a SkyTg24 da Milano Marittima – Visto che abbiamo tanti soldi in giro per il mondo, di cui io non sono a conoscenza perché non ci sono, se mi dite dove sono… Ditemelo”. “Io – ha proseguito – dico che non ci sono, e sono segretario, se voi siete certi che ci sono e state spendendo denaro pubblico per andare a cercare soldi e conti correnti che non ci sono, spero che poi qualcuno risarcisca gli italiani per questo denaro pubblico speso e sprecato cercando conti inesistenti”.
E’ la stessa musica suonata da Berlusconi e dai suoi fedelissimi all’apertura di una nuova inchiesta giudiziaria. “E’ uno scandalo” disse nel 2012 l’allora senatore di Forza Italia non ancora decaduto imputato nel processo Ruby. “E’ uno scandalo“‘ l’uso dei soldi pubblici per ”questo processo inutile”. Una narrazione che durante quel processo si gonfiò come un fiume in piena, quando anni dopo – dopo una condanna in primo grado – la Cassazione assolse Berlusconi. “Sono stati spesi fiumi di denaro pubblico per intercettazioni totalmente inutili – denunciò Gabriella Giammanco, deputata forzista – Sicuramente nessuno sarà chiamato a ripagare Berlusconi per le sofferenze patite ma giustizia è fatta e la verità su quanto accaduto è oggi indiscutibile”. Renato Brunetta ovviamente non fu da meno. “Sputtanare un presidente del Consiglio in carica è una cosa gravissima, sputtanare un cittadino è cosa gravissima, fare un processo sul nulla è cosa gravissima, spendere soldi pubblici, migliaia di intercettazioni, pedinamenti, perquisizioni, si sono coinvolte decine di persone, distruggendo la loro onorabilità e il loro nome. Il tutto per che cosa? Perseguire dei reati che non c’erano”. Il procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati difese (invano, a sentire il centrodestra) la magistrata che aveva condotto l’indagine, Ilda Boccassini, “attaccata in modo vergognoso per il caso Ruby” quando invece ci si è “dimenticati che a lei e ai suoi collaboratori della dda di Milano si devono in questi anni le indagini più importanti sulla ‘ndrangheta che siano state fatte a livello nazionale”. Spreco? “Il costo dell’inchiesta è stato di 66mila euro, e l’uso delle intercettazioni è stato limitatissimo, quanto un’indagine per piccolo spaccio”. “Proprio le motivazioni della sentenza d’appello, e vedremo quelle della Cassazione, dimostrano come l’indagine fosse doverosa” aggiunse all’epoca Bruti Liberati.
Ma d’altra parte per Berlusconi era un refrain arcinoto, buono per tutte le occasioni. Anni prima, nel 2009, durante l’inaugurazione di una fiera, da presidente del Consiglio si lasciò andare: “So che ci sono fermenti in procura a Palermo e a Milano. Si ricominciano a guardare fatti del ’92,’93, ’94. Follia pura. Mi fa male che queste persone, con i soldi di tutti, facciano cose cospirando contro di noi, che lavoriamo per il bene del Paese”.
Ora, come allora, accade con la Lega. Il procuratore di Genova Francesco Cozzi risponde: “Noi facciamo il nostro, lui fa quello che ritiene. Noi spendiamo quello che dobbiamo per fare una attività di indagine che è doverosa fare. E’ una valutazione del ministro che ci sia uno spreco di denaro da parte della procura”. “Il giorno che metteranno un limite a questo – prosegue Cozzi – oppure un limite di soldi per le attività che uno vuol fare, allora si vedrà. Poi magari in realtà il Parlamento è contento che vengano spesi soldi per il risarcimento che gli spetta visto che è parte civile nel processo per la maxi truffa. C’è la condanna al risarcimento dei danni: sinceramente, come fai a non cercarli i soldi?”. “In ogni caso – continua il capo dei pm genovesi – è doveroso fare questa attività. Se poi non c’è alcun risultato va bene. Ma se qualcuno interno al partito, l’ex revisore contabile, ci segnala che quei soldi c’erano e che sono da qualche parte, allora è doveroso da parte nostra andarli a cercare. In questa ottica allora dovremmo risarcire tutto lo Stato quando si fa una indagine che non porta a un risultato”.
E oggi in sostegno della magistratura di Genova arriva anche l’Anm: “I magistrati svolgono le attività che prevede la legge e sempre per l’accertamento dei fatti e dunque non solo, quando effettuano gli approfondimenti necessari, non sprecano il denaro dei cittadini, ma al contrario svolgono la propria azione sempre ed esclusivamente proprio nell’interesse dei cittadini”. “Auspicare poi, come è stato fatto in questo caso, forme di risarcimento a carico dei magistrati come conseguenza della loro attività – conclude l’associazione dei magistrati – risulta assolutamente fuori luogo e appare come una inammissibile e inaccettabile interferenza nel lavoro dei colleghi della Procura di Genova”.