E’ giusto che ci sia attenzione e vigilanza nei confronti degli episodi anche minimi di aggressione diretta e personale nei confronti di migranti.
Non è un caso che gli episodi di cui si parla abbiano come bersaglio persone di pelle nera, a conferma che i confini tra xenofobia e razzismo sono relativi e non ben definiti. E’ anche comprensibile che ci siano discussioni sui singoli casi e sull’insieme dei casi, per discernere il razzismo intenzionale e consapevole da quello inconscio, da quello apparente e così via.
Per evitare di produrre effetti involontari di emulazione, sarebbe anche il caso di ricordare a tutti che grazie agli straordinari progressi delle tecniche e delle capacità investigative tutti o quasi tutti gli autori di aggressioni vengono abbastanza presto individuati. Anni fa non era così e pubblicizzare oggi la possibilità e capacità della polizia di individuare gli aggressori può essere importante per scoraggiare le aggressioni. Certo, in alcuni casi, come a Macerata atti di violenza accompagnati da cattivi umori sociali possono arrivare a cambiare (ovviamente in peggio) le condizioni di vita. Ma in generale le cose veramente pesanti e terribili che stanno accadendo mi sembrano altre.
Faccio uno sforzo di sintesi, ragionando ad alta voce per tentare di raccapezzarmi e aiutare gli altri a raccapezzarsi in questa fase in cui sembra montare in Italia e in Europa un’ondata xenofoba che cresce su sé stessa. Cresce – perché ben strumentalizzata politicamente – un’ondata di paura e di rivalsa anche se ultimamente non c’è stato né un aumento della pressione migratoria né un aumento di reati commessi da stranieri né tantomeno un aumento del cosiddetto terrorismo jihadista.
Le cose più pesanti e gravi che stanno accadendo in questo contesto irrazionale mi sembrano due.
La prima è la tendenza al respingimento in Libia dei profughi nonostante siano note le terribili violenze e sopraffazioni di cui sono vittima. Indipendentemente da come siano andate le cose per la Asso 28, non si può né dimenticare né minimizzare che il nostro governo oscilla tra una posizione completamente favorevole a riportare nei campi di detenzione libici i migranti che riescono a partire e una posizione incerta su questo punto ma favorevole al massimo rafforzamento della cosiddetta Guardia costiera libica, senza nessun impegno – neanche formale, neanche ipocrita – per una azione internazionale di rispetto dei diritti umani in Libia. Tra parentesi tra il delegare nei fatti il respingimento alla Guardia libica o effettuarlo in prima persona non mi si venga a dire che non c’è differenza. C’è comunque un salto di qualità.
L’altra cosa molto grave che sta succedendo è che anche a monte delle ulteriori restrizioni del diritto d’asilo promesse da Salvini ogni giorno che passa si producono nuovi “clandestini”, si lasciano scadere o si ritirano permessi di soggiorno per richiesta asilo senza che vengano aperte altre prospettive per centinaia di migliaia di migranti presenti in Italia. Sembra che l’unica prospettiva sia quella di diminuirne la presenza, con le buone o con le cattive, e addirittura di ridurre le già insufficienti iniziative per la formazione e la integrazione.
Il boicottaggio all’esperienza di Riace è solo un episodio, più macroscopico e grossolano, di un atteggiamento che sembra rifiutare a priori qualunque non dico apertura, ma neanche capacità di riconoscere la complessità delle esperienze umane. Per il rispetto della integrità fisica e dei diritti umani dei profughi in Libia e per la regolarizzazione di chi vuole e può lavorare in Italia è possibile e indispensabile muoversi in forme anche diverse, con sensibilità diverse, consapevoli che ogni gesto concreto e ogni manifestazione di pensiero positivo sono utili e urgenti.