Sui vaccini regioni contro Governo e viceversa. Dopo il caso della Toscana, che si dice pronta a varare una propria legge e alza le barricate contro l’approvazione dell’emendamento al decreto Milleproroghe che rinvia al 2019 l’obbligo di vaccinazione per l’iscrizioni a nidi e scuole dell’infanzia, un altro scontro si consuma in Puglia. Questa volta a muoversi è proprio il Governo che ha impugnato la legge regionale 27 sull’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari.
LA LEGGE PUGLIESE – Un obbligo sancito dal Consiglio regionale pugliese, che a giugno scorso ha approvato a maggioranza una proposta di legge avanzata da Forza Italia, in base alla quale tra i requisiti di idoneità lavorativa nelle strutture sanitarie c’è anche quello di aver assolto gli obblighi vaccinali, incluse le vaccinazioni raccomandate per soggetti a rischio per esposizione professionale. Il testo era stato presentato ad agosto 2017 dal capogruppo forzista Nino Marmo e dalla consigliera Francesca Franzoso. Una legge, in realtà, di cui non si è dotata solo la Puglia. Anzi, la prima a varare una normativa ad hoc è stata l’Emilia Romagna.
IL GOVERNO IMPUGNA LA LEGGE – La presa di posizione contro l’obbligo di vaccinazione per gli operatori sanitari è arrivata nel corso dell’ultima riunione del consiglio dei ministri, su proposta del ministro per gli Affari regionali e le autonomie, la leghista Erika Stefani. Il Governo impugna la legge pugliese in quanto, secondo l’Esecutivo, “imponendo obblighi di vaccinazione, eccede dalle competenze regionali e interviene in un ambito nel quale sono prevalenti gli aspetti ascrivibili ai principi fondamentali in materia di tutela della salute e di profilassi internazionale, riservati alle competenze legislative dello Stato, ai sensi dell’articolo 117, comma terzo, e comma secondo, lettera q), della Costituzione”. Chiara la posizione del Governo, secondo cui la norma impugnata lede “il principio di eguaglianza, nonché il principio della riserva di legge in materia di trattamenti sanitari” e, a riguardo, si fa riferimento agli articoli 3 e 32 della Costituzione. Ora la parola passa alla Corte costituzionale. Nel frattempo è polemica.
LE REAZIONI – Una dura reazione è arrivata proprio dalla promotrice della legge Francesca Franzoso. “Con l’impugnazione da parte del Governo della legge pugliese sull’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari si materializza la linea no-vax del nuovo Governo a trazione grillina” ha dichiarato, ricordando che questa battaglia potrebbe presto coinvolgere altre regioni. “I Cinquestelle, in Puglia – ha detto – si aggrappano a uno storico cavallo di battaglia: quello della lotta ai vaccini. E gli effetti dell’impugnativa, a cascata, potrebbero riflettersi su altre Regioni tra cui l’Emilia-Romagna che, al pari della nostra, hanno istituito lo stesso obbligo, ma con strumenti normativi diversi”. Secondo Franzoso il ministro della Salute, Giulia Grillo “ha dichiarato guerra ai più moderni diritti civili”. Sulla decisione del Governo è intervenuto anche Rocco Palese, già deputato di Forza Italia. “In un contesto in cui ancora ci sono allarmi per epidemie di morbillo e pertosse – ha scritto su Facebook – e in cui la Puglia è tra le ultime regioni italiane per percentuale di copertura vaccinale, il Governo, in preda ad un pericoloso furore ideologico, impugna una legge giustissima. È assurdo”. Palese ha ricordato, inoltre, che quando il Parlamento approvò quella Legge, l’estensione al personale sanitario “non fu fatta solo per mancanza di copertura finanziaria”. “Piuttosto che assecondare furori che danneggiano la salute pubblica – ha concluso Palese – il Governo farebbe bene a occuparsi della drammatica situazione in cui versa il sistema sanitario al Sud con scene da terzo mondo nei pronto soccorso che stanno facendo il giro del mondo”.