Fu Walter Veltroni, al tempo sindaco di Roma, a immaginare la Notte Bianca. La città spalancava a chiunque le sue porte e si offriva nella sua bellezza. Negli anni tanti sindaci emularono finché anche questa festa è andata declinando per poi scomparire. Era la festa della bellezza.
Ma oltre alle rose ci sono le spine, e tanta bellezza di cui godiamo è assediata da altrettanta bruttezza. Riconoscerla, almeno per una notte all’anno, significherebbe riflettere sui disastri che combiniamo, su ciò che accade e non dovrebbe accadere, e su ciò che possiamo evitare, sul tanto che possiamo ancora impedire. Ieri l’Istantanea si è occupata di Gallipoli, il martirio di una città bellissima trascurata per troppo tempo e imbruttita dai tanti che invece ne hanno abusato.
Ne riparlerò, ospite di questa città, mercoledì prossimo. Però tanti hanno visto in Gallipoli la condizione della loro comunità. Tante, troppe sono le città che oramai non distinguono il bello dal brutto e anzi subiscono l’arrembante bruttezza dei concittadini predatori, un numero sempre crescente di persone prive di saggezza, di competenza, di decoro. Dobbiamo fare i conti con la bruttezza, dunque.
Per farli dobbiamo anzitutto individuarla, catalogarla, guardarla. Vedere il brutto, immergersi almeno per una notte dentro l’orrido, è una prova salutare di riflessione e una chiamata alla resistenza. Saranno Notti Grigie, non bianche. E la ricorrenza servirà a destarci dal torpore, almeno a inquietarci. Il web, tra i mille suoi difetti, ha un pregio: la capacità di auto-organizzarsi, di promuovere iniziative, di produrre eventi, fatti, prese di posizione. Il web, per sua fortuna, non ha bisogno di autorizzazioni, non chiede permesso.
Ecco allora la proposta: senza chiedere permesso a nessuno immaginiamo di restituire alla coscienza sporca delle nostre comunità, delle tante che da nord a sud sono assediate da questa corsa a rendere brutto ciò che è bello, la bruttezza edificata. Il brutto non è solo l’arbusto edilizio che ci toglie la vista, ma è una filosofia, uno stile di vita. Tanti sono i pensatori che potrebbero educare invece alla bellezza, che è anche piacere, gusto, emozione. Riconoscere la bellezza, per tanti di noi ignoranti, significherebbe avere i riflessi pronti quando ci apprestiamo, magari persino con le migliori intenzioni, a erigere ciò che è brutto scambiandolo per bello.
La Notte Grigia servirebbe a promuovere, città per città, paese per paese, una profilassi di massa per difenderci dalla bruttezza, per riconoscerla e contrastarla. Bisognerebbe anche immaginare una forma di tributo al disonore. Apporre – che so – una piccola targa davanti ai luoghi dello scempio, un segno affinché la memoria ci assista sempre e i nostri figli, domani, possano essere messi sull’avviso: il brutto è pericoloso e fa male anche a te.