Ordigni abbattuti dai soldati durante il discorso del capo dello Stato all’81esimo anniversario della creazione della Guardia nazionale. Il successore di Chavez: “È stato il mio omologo colombiano Santos”. L’atto è stato rivendicato da un gruppo clandestino sconosciuto e alcuni presunti autori dell'attacco sono stati fermati
Un gruppo ribelle civile e militare, che si fa chiamare Movimento nazionale dei soldati in t-shirt, ha rivendicato il fallito attentato contro il presidente venezuelano Nicolas Maduro. “È contrario all’onore militare tenere al governo chi non solo ha dimenticato la Costituzione, ma ha anche trasformato il suo mandato in un osceno modo per arricchirsi“, ha dichiarato il gruppo. Secondo i media venezuelani, gli autori dell’attacco fanno capo a Oscar Pérez, l’ex agente di polizia che si era sollevato in armi l’anno scorso, rubando un elicottero con cui aveva bombardato il ministero dell’Interno e la Corte Suprema a Caracas, e che fu ucciso in gennaio dalla polizia in un sobborgo della capitale. Intanto, il procuratore generale, Tarek William Saab ha fatto sapere che alcune persone sono state fermate con l’accusa di essere gli autori dell’attentato.
Il capo dello Stato stava parlando a Caracas in occasione dell’81esimo anniversario della creazione della Guardia nazionale quando alcuni droni carichi di esplosivo sono esplosi ferendo sette militari presenti alla parata. Maduro ha attribuito l’attacco all’estrema destra in collaborazione con cospiratori a Bogotà e Miami. E ha fatto il nome del presidente della Colombia Juan Manuel Santos, il quale ha subito definito l’accusa infondata.
Il racconto di Maduro – “Sto bene, sono vivo, dopo questo attacco sono ancora più determinato a seguire la via della rivoluzione”, ha detto Maduro dopo i fatti. “Oggi hanno cercato di uccidermi. Non ci sarà perdono“, ha aggiunto nel suo discorso alla nazione, sollevando il timore che venga lanciata un’offensiva contro l’opposizione, nel Paese dove i prigionieri politici sono già circa 250. “Tutto punta all’ultradestra venezuelana in alleanza con l’ultradestra colombiana, e al fatto che il presidente della Colombia Juan Manuel Santos sia dietro l’attacco”, ha poi dichiarato il leader socialista. Ha aggiunto che le indagini puntano a finanziatori stranieri “che vivono negli Usa, in Florida, spero il presidente Donald Trump sia pronto a combattere questi terroristi”.
L’attentato – Le immagini, in diretta tv, mostrano Maduro mentre parla al Paese: improvvisamente si sente un rumore in lontananza, simile ad una esplosione, mentre qualcuno guarda verso l’alto. Alla destra del palco si intravede un soldato cadere a terra, l’uomo cerca di aggrapparsi al ministro della Difesa. Le telecamere si spostano poi sulla parata militare e qualche attimo dopo si vedono i soldati che rompono le righe e corrono al riparo. Maduro, si è appreso successivamente, è stato portato via dalla sua scorta ed è rimasto illeso.
Qualche minuto più tardi il ministro delle Comunicazioni, Jorge Rodriguez, ha fatto il punto della situazione, confermando che si è trattato di un “attentato” e che il capo dello Stato è rimasto “incolume“. “Nel momento in cui una sfilata militare stava concludendosi sull’Avenida Bolivar di Caracas, esattamente alle 17.41 locali, si sono udite alcune esplosioni che si è potuto verificare riguardavano droni che contenevano cariche esplosive e che sono esplosi vicino al palco presidenziale ed in alcune zone residenziali”, ha detto Rodriguez. I droni “hanno causato il ferimento di sette persone“.
La rivendicazione – Un piccolo gruppo quasi sconosciuto che si fa chiamare ‘Soldati in T-shirt’ ha rivendicato il fallito attentato contro il presidente Maduro. Il gruppo ha scritto in un tweet che voleva colpire il presidente con due droni carichi di esplosivo, ma che i velivoli sono stati abbattuti dai soldati prima che potessero raggiungere il loro obiettivo. L’agenzia Ap, che riporta la notizia, sottolinea che non è stato possibile verificare in modo indipendente l’autenticità del messaggio. “Abbiamo dimostrato che sono vulnerabili“: recita il testo del tweet. “Oggi non ha avuto successo – prosegue -, ma è solo una questione di tempo“.
Colombia: “Accuse infondate” – “Non ho dubbi sul fatto che il nome di Juan Manuel Santos sia dietro questo attacco”, ha dichiarato chiaramente Maduro. Affermazione che la Colombia, come spiega un funzionario dell’ufficio di Santos, respinge al mittente come accuse infondate. “Il presidente è concentrato sul Battesimo di sua nipote Celeste e non sul rovesciamento di governi stranieri” ha detto una fonte a lui vicina.
Le reazioni internazionali – Il consigliere alla Sicurezza nazionale degli Stati Uniti, John Bolton, ha smentito che ci sia un “coinvolgimento del governo degli Stati Uniti” nel presunto attentato contro il presidente venezuelano. Parlando a Fox News Sunday, Bolton ha detto che il fatto potrebbe essere “un pretesto creato dallo stesso regime” venezuelano “o qualcosa d’altro”. Ha poi aggiunto che, se Caracas “ha avuto informazioni su una potenziale violazione delle leggi americane, indagheremo seriamente”.
La Russia ha espresso oggi una “energica condanna” per l’attentato realizzato ieri contro il presidente venezuelano Nicolás Maduro. Lo riferisce il portale di notizie Aporrea.org di Caracas.
“Condanniamo energicamente il fallito attentato contro il presidente della Repubblica bolivariana di Venezuela”, si legge in un comunicato diffuso dal ministero degli Esteri russo. L’azione, prosegue il documento, “evidentemente” aveva come obiettivo “destabilizzare la situazione nel Paese” dopo che giorni fa il Partito socialista unito del Venezuela (Psuv) “aveva illustrato le priorità per risollevare l’economia nazionale”. “Consideriamo categoricamente inaccettabile – si dice infine – l’uso di metodi terroristici come strumento di lotta politica”, “convinti che la soluzione delle divergenze politiche deve essere ricercata solo in modo pacifico e democratico”.