La Tav e la Tap sono il fronte su cui il governo più fatica a trovare una sintesi comune. Il vicepremier: la Lega "è sempre stata leale". Poi però ribadisce: "Nel contratto di governo c'è scritto che l'Alta Velocità va discussa". E chiarisce che "se con il Mef riusciamo a trovare soluzioni per flat tax, pace fiscale, Fornero e reddito di cittadinanza senza sforare ben venga, ma non deve essere un modo per dire che non lo possiamo fare”
Luigi Di Maio è “estremamente fiducioso”: Lega e M5s troveranno “un’intesa”. Il tema è quello delle grandi opere, dalla Tav alla Tap, diventato il fronte su cui il governo più fatica a trovare una sintesi. L’ultimo capitolo è stata la risposta della ministra per il Sud Barbara Lezzi a Matteo Salvini sulla questione del gasdotto leccese. Ma parlando ad Agorà su Radio 3 Di Maio prova a mediare e sottolinea come “io e Salvini ci capiamo al volo” e la Lega “è sempre stata leale”. Il governo “è coeso“, aggiunge il vicepremier. Che poi torna a rimarcare quali siano le vere priorità su cui si deve concentrare l’esecutivo: “Gli italiani hanno altri problemi come tasse, burocrazia, lavoro e povertà“. Quindi “se con il Mef riusciamo a trovare soluzioni per flat tax, ‘saldo e stralcio’ ovvero pace fiscale, affrontare la Fornero e il reddito di cittadinanza senza sforare i parametri di bilancio ben venga perché vuol dire dare meno preoccupazione ai mercati, ma non deve essere un modo per dire che non lo possiamo fare”. Poi il ministro ha ribadito, smentendo le indiscrezioni dei giorni scorsi, che “ci sarà nessun aumento dell’Iva, disinnescheremo le clausole di salvaguardia”.
Sulle grandi opere “non abbiamo un pregiudizio”, ha sostenuto Di Maio, ma va ricordato” che si tratta di “spendere 10 miliardi per andare da Torino a Lione in un paese in cui spesso i cittadini non hanno autobus, strade e metro nelle periferie”. E “i cinque milioni di italiani in povertà assoluta e gli imprenditori si chiedono se questo governo ha capito quali siano le priorità”. “Ci sono soldi che si spendono per fare le opere e opere che si fanno per spendere soldi. Ci sono i dossier, li studiamo“. Del resto “nel contratto di governo c’è scritto che la Tav va discussa“. Quanto alla Tap, “quando abbiamo bisogno Di trovare un’impresa la troviamo sempre”. Il leader del Carroccio spinge per realizzare il gasdotto, ma è stato anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a definirla “un’opera strategica” davanti a Donald Trump, salvo poi parlare di “valutazione del progetto”. Mentre dal Messico è arrivato il pressing di Alessandro Di Battista che ha chiesto di “ribadire i ‘no’ a opere inutili” e ai ministri di “lottare come fa Di Maio”.
Il premier Conte, ha ricordato Di Maio, “sta portando avanti il dossier sulla Tap, insieme ai ministri interessati”. Quella più critica è proprio la leccese Lezzi, convinta che il presidente del Consiglio “cambierà idea” e poi pronta a rispondere a Salvini usando parole simili a quelle utilizzate da Di Maio sulla Tav. Le infrastrutture che servono al Sud sono “strade sicure, ferrovie e scuole”, ha scritto su Facebook replicando alle parole del vicepremier leghista. “Secondo me l’Italia ha bisogno di molte infrastrutture soprattutto al Sud – aveva detto sabato a Cervia Salvini – Penso alla Puglia: se arriverà alla fine quel gasdotto l’energia costerà il 10% in meno“.
Sintomi di come la questione delle grandi opere stia diventando un fattore divisivo nell’esecutivo gialloverde. La bussola, continua a ricordare Di Maio, rimane il contratto di governo. E quella “analisi dei costi-benefici” che l’altro ministro interessato, Danilo Toninelli, continua a indicare come metro di valutazione e metodo di azione. Su questo punto Salvini, lo ha ripetuto a La Stampa, non ha nulla da ridire. Ma è chiaro che l’approccio della Lega alle grandi opere abbia un sentimento di partenza completamente diverso: “Culturalmente sono più per fare che per disfare“, ha detto lo stesso vicepremier. E il Carroccio non può permettersi passi indietro sulle infrastrutture nelle “sue” Lombardia e Liguria: le pedemontane e il Terzo Valico.
Dl Dignità e vaccini – Da ministro dello Sviluppo e del Lavoro Di Maio ha parlato anche del decreto Dignità all’esame del Senato: “Credo che non ci debba essere fiducia, non ci sarà fiducia come avevo detto alla Camera. Ci abbiamo messo tre giorni, 250 emendamenti, ma è stata una discussione franca nella quale siamo arrivati ad approvarlo senza fiducia, come avevo detto”. Infine è intervenuto anche sulla questione vaccini, con le Regioni che minacciano ricorso alla Consulta e le amministrazioni di centrosinistra che annunciano leggi autonome. Il Movimento 5 stelle “è fermamente convinto che le vaccinazioni ai bambini vanno fatte e per il governo sono una priorità”, ha ribadito Di Maio, secondo cui però “la sanzione è un approccio sbagliato” e anche “in campagna elettorale dicevamo che non si poteva danneggiare i bambini negando loro il diritto di studio”.