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Myss Keta, al suo concerto c’è anche Massimo D’Alema: ecco la foto insieme. “Non siamo più amanti ma saremo sempre amici”

In numerose interviste “la diva definitiva dal volto velato” era stata chiara: tra lei e il lìder Massimo, tra la Dea mascherata con short inguinale in latex e lo statista di Gallipoli, è intercorsa una liaison pericolosissima

Non serve aver letto Roland Barthes per sapere che le foto, certe foto, trattengono in sé tutto lo spirito di un tempo storico o emotivo. E quella postata il primo agosto da Myss Keta sulla sua pagina Facebook ha dell’epocale. Si vede Massimo D’Alema, sì proprio lui, in maniche di camicia, in posa felice accanto allidolo pop alternative-meneghino-tricolore del futuro, icona incontrastata dell’universo queer, clubbing e bdsm, con tanto di foulard nero d’ordinanza a occultarle il viso insieme agli occhiali da sole neri. Alle loro spalle, il palcoscenico di un concerto. Altro che Francesco De Gregori o Inti Illimani: il fu premier post-comunista non è un nostalgico, si tiene aggiornato, ausculta il cuore della sinistra a venire e quindi ascolta Myss Keta, e forse pure Bello Figo.

“Guardate chi è venuto a sentirmi stasera! Grazie Massimo, non siamo più amanti ma saremo sempre amici” scrive giubilante Keta a corredo. Già, perché in numerose interviste “la diva definitiva dal volto velato” era stata chiara: tra lei e il lìder Massimo, tra la Dea mascherata con short inguinale in latex e lo statista di Gallipoli, è intercorsa una liaison pericolosissima. D’Alema ci avrebbe provato con lei sulla sua barca a vela, dove le avrebbe anche spalmato la crema con furore. In una dichiarazione recente, la nostra Miss Kittin o Lady Gaga, la nuova Giò Squillo ha affermato: “Massimo è pieno di debiti, per questo è fuori della scena politica oggi. Mi deve ancora i soldi di una cena al ristorante, ho ancora lo scontrino. Era una cena di pesce, mi ha chiesto di anticipargli i soldi, ha il braccino corto”.

Il selfie di Max e Myss, va da sé, sta spopolando in Rete, a mo’ di paganissima immaginetta sacra sintomatica della fine irreversibile delle ideologie. Dalle verbose tesi congressuali di partito agli aforismi di Keta (due a caso: “La vita è un after o un after è la vita?”, “Ma che vita del cazzo, te lo dico col capslock”), il passo è lunghissimo, cioè breve. Che passione, cerebrale e sibaritica, per dirla con un altro vate corrivo, tra i due! Amor fou o amor fake? La seconda che ho scritto, ma il post-amore ha la stessa virulenza della post-verità.

“Sei la nostra speranza per ricostruire la sinistra! Myss Keta presidente!” commenta una certa Daniela. “Keta, tira giù ‘sto burka di Gucci e facce vede che sei Di Maio!” aggiunge un certo Roberto. Un lover che come nome del profilo fb sfoggia “Il ragazzo che ha provato a strappare il reggiseno a Miss Keta”, sublima: “Ora però vogliamo anche una foto con Matteo Salvini”. E lei: “Chi?”. Nel discorso sempre più avvincente si introduce un Luca: “Voglio anche le zinne della Merkel su Skype soon!”. E la regina senz’età del camp contemporaneo: “Quello che succede su Skype, rimane su Skype”. Una massima degna di Mao.