Nelle ultime 24 ore di lavoro del Parlamento prima della pausa estiva (che durerà 35 giorni), al Senato si è arrivati all’ingorgo. Un imbuto in cui sono caduti l’esame del decreto Dignità e del Milleproroghe che contiene tra le altre cose le misure sui vaccini, sulle intercettazioni, sulle aziende partecipate e sui contratti di energia. Il decreto Dignità è approdato in Aula nel pomeriggio dopo l’ok al Milleproroghe con 148 sì, 110 no e 3 astenuti, senza mandato al relatore perché le commissioni Finanze e Lavoro hanno lavorato a rilento e non hanno avuto il tempo di esaminare tutti gli emendamenti. La seduta notturna non è stata sufficiente per contrastare l’ostruzionismo delle opposizioni.
L’approvazione del decreto Dignità, che va convertito entro l’11 settembre, è attesa entro la giornata di martedì 7, quando è in agenda l’ultima seduta a Palazzo Madama. Se non si riuscisse a chiudere è possibile però che venga convocata una ulteriore seduta mercoledì. Ancora oggi il ministro Luigi Di Maio ha assicurato che non servirà un voto di fiducia. Sono iniziate le votazioni sui circa 700 emendamenti. “Questo decreto legge – ha detto il ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio in Aula al termine della discussione generale – è giusto, perché interviene su 4 emergenze: il precariato, il gioco d’azzardo, le delocalizzazioni e la burocrazia. Non è uno strumento che risolve tutti i problemi, ma comincia ad affrontarli in controtendenza rispetto al passato”.
La seconda lettura del Milleproroghe, alla Camera, è prevista invece alla ripresa dei lavori parlamentari dopo la pausa estiva. L’Aula riaprirà i battenti l’11 settembre e la scadenza del decreto è fissata al 24 settembre. Per alcuni aspetti, ad ogni modo, l’approvazione arriverà comunque in ritardo perché, per esempio, sui vaccini le famiglie dovranno quasi certamente provvedere alle autocertificazioni. Maggioranza e opposizione si sono confrontati anche in modo energico in Aula sul decreto Milleproroghe soprattutto dopo che tutti i senatori del Pd sono intervenuto sul processo verbale della seduta di venerdì (che solitamente è una procedura solo formale), prendendo la parola contro l’emendamento che fa slittare le sanzioni per chi non rispetta l’obbligo vaccinale. Si è arrivati, infine, al botta e risposta tra il capogruppo Pd Andrea Marcucci e la presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati. Marcucci, da una parte, ha sottolineato che la discussione sul processo verbale non può essere conteggiata all’interno del contingentamento stabilito per l’esame del decreto. “Il contingentamento è stato stabilito all’unanimità nella capigruppo – ha detto Casellati – Se fosse così vuol dire che i tempi si possono aumentare a iosa e il contingentamento non conta più. Io non ho nessuna difficoltà a stare qui fino a Ferragosto, basta che lo decida la capigruppo”. Nel merito invece Alan Ferrari, altro senatore democratico, ha aggiunto che non può essere “fatta passare una modifica sostanziale del decreto Lorenzin su un tema avvertito da tutte le famiglie italiane, all’interno di un decreto amministrativo come il Milleproroghe”.