Tutti glielo rinfacciano da un anno e mezzo. Ora lo ammette anche l’ex ministra delle Riforme Maria Elena Boschi: “Credo di aver sbagliato nel momento in cui l’ho detto” dice in un’intervista ad Agorà Estate, su Rai3. Aver detto, cioè, di lasciare la politica se il referendum costituzionale non fosse passato. “Sono stata presa dall’entusiasmo – aggiunge – di una battaglia in cui io ho creduto, come tanti italiani, perché il 40 per cento degli italiani erano come me per la riforma“. “Se dovesse andare male noi non continueremo il nostro progetto politico. E allora verranno altri a prendere il nostro posto” aveva detto l’allora ministra nel sei mesi prima della consultazione.

Un errore di valutazione che – dice la storia delle ultime elezioni – si riverbera nel tempo, se è vero che il presunto 40 per cento su cui Boschi ha creduto di poter contare anche dopo la sconfitta non si è mai materializzato alle elezioni (locali, regionali, nazionali) da quel 4 dicembre 2016 allo scorso 4 marzo, quando – al contrario – il Pd di Matteo Renzi è sprofondato sotto al 20 per cento.

D’altra parte la visione dei renziani (e quindi anche della Boschi) è sempre stata quella di poter contare – nonostante la sconfitta al referendum – su quei voti espressi per il sì. Erano passati poco più di 3 mesi dal tonfo referendario che la stessa Boschi assicurava: “Non ci siamo persi: migliaia di donne e uomini dei comitati referendari sono qui oggi. La nostra avventura è solo all’inizio e c’è ancora tanta strada da fare”. Stesse parole riconfermate di nuovo oggi nell’intervista a Rai3: “Non credo che Renzi abbia intenzione di ricandidarsi – dice – ma se si ricandidasse, lo rivoterei. Non sono assolutamente pentita delle scelte fatte, anzi sono molto orgogliosa del lavoro svolto assieme alle tante donne e uomini del Partito Democratico”.

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