È ancora allarme incendi nello stato della California. Due fronti di fuoco si sono uniti diventando quello che le autorità definiscono il rogo più grande nella storia dello stato americano. “Siamo alla mercé del vento”, ha riconosciuto il capitano Thanh Nguyen, portavoce di CalFire – l’agenzia antincendio americana – nella contea di Lake. L’incendio – ribattezzato Mendocino Complex – è sotto controllo solo per il 30% e ha già devastato circa 283.800 acri (114.850 ettari) di terreno, un’area che corrisponde quasi alle dimensioni della città di Los Angeles. Sono ormai dieci giorni che le autorità cercano di domare le fiamme: finora i morti sono due.
In un aggiornamento serale il portavoce del CalFire ha fatto sapere che “i vigili del fuoco cercheranno di sfruttare le temperature più basse per mantenere le attuali linee di contenimento”. Per arginare le fiamme sono stati mobilitati elicotteri e aeroplani, tra cui due DC-10 e un jumbo 747. L’obiettivo è proteggere le comunità circostanti, che sono state preventivamente evacuate: sono 9.300 le strutture minacciate e 75 le case distrutte. “Le evacuazioni continueranno fino a quando non sarà sicuro”, ha detto lo sceriffo Brian Martin.
L’incendio di Mendocino ha già superato il record stabilito dal Thomas Fire nel dicembre 2017, che divorò 281.893 acri. Ed è da settimane ormai che la California si trova a dover fronteggiare il problema degli incendi: solo qualche settimana fa le fiamme hanno devastato il parco dello Yosemite e sono salite a sette le vittime dell’incendio che dal 23 luglio, più a nord, ha bruciato più di 164.400 acri di terreno. Le previsioni del tempo per la settimana prossima non sono incoraggianti: caldo, vento e siccità sono le condizioni perfette per la propagazione degli incendi.
Nel frattempo il presidente Donald Trump ha riversato sulle leggi dello stato la responsabilità dell’accaduto. “Gli incendi boschivi della California sono stati amplificati e aggravati dalle pessime leggi ambientali che non consentono di utilizzare in modo adeguato l’enorme quantità di acqua prontamente disponibile” ha twittato il tycoon, che da una parte sostiene la necessità della rimozione degli alberi per impedire che il fuoco si diffonda ulteriormente, per poi denunciare una deviazione dell’acqua verso l’Oceano Pacifico. Accuse che sono state respinte da Scott Mclean, vice direttore di CalFire, secondo cui il problema non è l’acqua ma il fatto che “è il nostro clima che sta cambiando e che porta a incendi più gravi e distruttivi”.