L'ufficio di presidenza della Commissione di Vigilanza Rai, riunitosi stamattina, ha chiesto al Consiglio di amministrazione di viale Mazzini di indicare nuovo nome per la presidenza allo scopo di superare lo stallo seguito alla bocciatura di Marcello Foa, ma di astenersi dal procedere alle altre nomine. "Qualsiasi altra decisione prenda, rischia la messa in mora", spiega il dem Michele Anzaldi
Indicare un nuovo nome per la presidenza allo scopo di superare lo stallo seguito alla bocciatura di Marcello Foa, ma astenersi dal procedere alle altre nomine. Quelle dei vertici delle reti e dei direttori dei tg. E’ l’indicazione inviata tramite lettera dall’ufficio di presidenza della Commissione di Vigilanza Rai, riunitosi stamattina, al Consiglio di amministrazione di viale Mazzini. La missiva contiene “i pareri legali degli avvocati Bruno Del Vecchio e Luigi Principato, che sostengono come il Cda in questa fase non abbia margini di operatività“, spiega Michele Anzaldi, segretario della Vigilanza e deputato del Pd.
I membri del Cda della Rai, si legge nella missiva, “dovrebbero valutare di astenersi dal procedere ad altri atti, quali, ad esempio, le nomine dei direttori di rete, di canale e di testata, ai sensi dell’articolo 49, comma 10, lettera c) del decreto legislativo n.177 del 2005: a tale riguardo si allegano i pareri legali trasmessi alla Commissione”. “Si ricorda invece l’urgenza e si sollecita l’adozione della nuova delibera di nomina del Presidente. Questa rientra nelle competenze del Consiglio di Amministrazione e costituisce il presupposto indispensabile per superare l’anomalia della attuale situazione – scrive il presidente Alberto Barachini – La Commissione che presiedo potrà essere immediatamente convocata per procedere, anche durante l’aggiornamento dei lavori parlamentari, all’espressione del parere prescritto”.
“Sulla base di questi pareri, che vanno ad aggiungersi a quelli di altri giuristi e costituzionalisti, il Cda può solo votare il presidente, cosa che deve fare il prima possibile, e per questo noi come Vigilanza siamo convocati in maniera permanente, in modo che in qualsiasi momento arrivi la nomina dal Consiglio d’amministrazione di Viale Mazzini, noi siamo pronti a dare il nostro parere. Questa è la novità di oggi”, sottolinea Anzaldi. “Qualsiasi altra decisione prenda il Cda, rischia la messa in mora. Anche sulla questione dei contratti per Un posto al sole e gli highlights del calcio, all’ordine del giorno nella riunione di domani, penso, leggendo questi pareri, che non possano decidere. Nel corso della riunione di oggi dell’Ufficio di Presidenza – conclude il deputato dem – ho infatti evidenziato che queste cose hanno grossi risvolti economici e nulla esclude ricorsi che il Cda perderà di sicuro”.
L’ufficio di presidenza non ha fissato alcuna audizione, si apprende da fonti presenti alla riunione di stamattina, durante la quale è stato richiesto, tra le altre cose, di ascoltare il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, ma la prima data utile sarà a settembre. “Per quanto mi riguarda il Cda è pienamente operativo – ha detto il vicepremier a margine dei lavori del Senato dove sono in corso le votazioni sul decreto dignità – bisogna eleggere il presidente della Rai, la legge dice che serve un’intesa tra i gruppi e fino a quando non c’è questa intesa non c’è un presidente”.
“Su CdA Rai Di Maio sbaglia – replica il Senatore Pd Francesco Verducci, componente della Vigilanza – il CdA Rai non è pienamente operativo. Senza la nomina del Presidente, il CdA Rai non è legittimato né giuridicamente né politicamente a fare nulla. In assenza di Presidente, tutti i suoi atti sarebbero nulli o illegittimi. Di Maio e il Governo rispettino l’autonomia della Rai e le prerogative del Parlamento. Basta strappi, basta rotture istituzionali. Il CdA indichi immediatamente un Presidente di garanzia in cui si possano ritrovare sia la maggioranza sia le opposizioni parlamentari”.
Il 1° agosto la Vigilanza sulla Rai non aveva approvato la nomina di Marcello Foa a presidente della tv pubblica. A palazzo San Macuto i sì erano stati 22, a favore si erano espressi M5s, Lega e Fratelli d’Italia, ma i voti non erano stati sufficienti perché Pd, Liberi e Uguali e Forza Italia non avevano partecipato alla votazione. Ora si cerca di superare lo stallo. Un’intesa serve, dice il vicepremier, ma guai a parlare di spartizione delle poltrone: “Marcello Foa non è un giornalista di partito – ha detto di Maio a Radio24 – Fabrizio Salini non lo conoscevamo fino a 15 giorni prima di nominarlo. Quindi non si può dire che sono legati ai partiti. Ma finché non si troverà un’intesa tra gruppi è inutile mandare un nome alla Vigilanza”. E il presidente? “Non si riesce a nominarlo perché non cediamo alle logiche di lottizzazione politica della Rai”.
L’alleato di governo, intanto, torna a ribadire che sul nome di Foa non ci saranno passi indietro: “La Lega è a disposizione anche ad agosto per arrivare alla soluzione più consona per la principale azienda culturale del Paese – affermano i deputati Massimiliano Capitanio e Paolo Tiramani, segretario e capogruppo in Commissione Vigilanza – all’interno dell’attuale Cda Marcello Foa rimane il professionista migliore per il ruolo di presidente. Se il Pd vuole nei fatti il bene della Rai abbassi i toni e rispetti i ruoli, aiutandoci a voltare pagina dopo la disastrosa gestione renziana”.