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Usa, California nella morsa del più grande incendio nella storia dello Stato: due morti e 115mila ettari bruciati

L’incendio denominato Mendocino complex fire in pochi giorni ha battuto ogni record di estensione. Nato dall’unione di due fronti di fuoco, il Ranch Fire e il River Fire ha già bruciato una superficie maggiore di quella di New York e quasi pari a quella di Los Angeles. I soccorritori: incendi "veloci ed estremamente aggressivi". Polemica sul tweet di Trump che nega il cambiamento climatico e incolpa le leggi ambientali

Un vero e proprio inferno di fuoco sta mettendo in ginocchio la California. Dal 27 luglio scorso lo Stato americano non ha tregua e le fiamme non accennano a placarsi. Stanno divorando un’area sempre più estesa, ormai pari a 1.145,26 chilometri quadrati: una superficie maggiore di quella di New York e quasi pari a quella di Los Angeles. E la situazione non accenna a migliorare a causa dei venti forti e delle elevate temperature. L’immenso rogo chiamato Mendoncino Complex ha battuto ogni record di estensione. Nato dall’unione di due fronti di fuoco, il Ranch Fire e il River Fire è diventato il peggiore nella storia dello stato. Secondo CalFire, la protezione civile californiana, le fiamme sono cresciute di circa l’80% da venerdì sera, e ad oggi sono state contenute soltanto per il 30%. I vigili del fuoco impegnati per spegnere il rogo sono oltre 14 mila, e 75 residenze sono già state distrutte. Due persone sono morte, portando a 11 le vittime degli incendi scoppiati il mese scorso e ancora attivi.

Stando al racconto dei media americani, di fronte alla furia del fuoco i soccorritori vengono sopraffatti. Gli incendi sono “estremamente veloci, estremamente aggressivi, estremamente pericolosi”, ha detto Scott McLean, vice capo del Dipartimento forestale e protezione antincendio della California. “Guardate quanto è diventato grande nel giro di pochi giorni. Guardate quanto velocemente il Mendocino Complex è salito al primo posto in classifica”, ha aggiunto ribadendo che questo “di solito non succede”. Per arginare il rogo di Mendocino i vigili del fuoco hanno mobilitato elicotteri e aeroplani, tra cui due giganteschi DC-10 e un jumbo 747. L’obiettivo è proteggere le comunità circostanti, che sono state evacuate. Circa 9.300 strutture sono minacciate, mentre 75 case sono già state distrutte. “Le evacuazioni continueranno fino a quando non sarà sicuro”, ha detto lo sceriffo Brian Martin, senza specificare il numero di persone che hanno lasciato le loro case.  Le previsioni del tempo per la settimana prossima non sono incoraggianti: caldo, vento e siccità sono le condizioni perfette per la propagazione degli incendi. Il Pentagono ha annunciato che l’invio di 200 soldati per aiutare i vigili del fuoco.

Vento e siccità: un’altra estate di roghi in California –  La California sta affrontando l’ennesima estate di devastazione. L’incendio Mendocino complex fire in pochi giorni ha battuto ogni record di estensione ed è il più vasto della storia dello Stato. In tutto, dall’inizio dell’estate, sono già bruciati oltre 500mila acri di terreno, più di 2023 chilometri quadrati. La California, colpita da un lungo periodo di siccità che dura da circa un decennio, è predisposta agli incendi per via del clima caldo. Il mendocino ha già bruciato oltre 283.800 acri (114.850 ettari), un’area grande più della città di Los Angeles. Superando il record stabilito dal Thomas Fire nel dicembre 2017, che divorò 281.893 acri. Il precedente record nel Golden State era quello del Thomas Fire, che solo otto mesi fa bruciò una superficie di 1.140,78 chilometri quadrati nelle contee di Ventura e Santa Barbara.  Ma i roghi che le autorità stanno combattendo in tutto lo stato sono 16: il Carr Fire, giunto alla terza settimana, ha distrutto oltre 1.600 strutture, mentre l’ultimo è divampato ieri nella contea di Orange. “Combattere questi incendi implacabili richiede uno sforzo enorme”, ha affermato il governatore della California, Jerry Brown, chiedendo al presidente Donald Trump di dichiarare lo stato di grave calamità naturale.

Per Trump è “colpa delle leggi ambientali”e non del clima: la polemica – Il presidente Usa, Donald Trump, è intervenuto con toni polemici su Twitter sostenendo che alla base della enorme diffusione degli incendi ci sia la scarsità di acqua per combatterli. “Gli incendi boschivi in California sono aggravati dalle pessime leggi ambientali che non consentono l’utilizzo adeguato dell’enorme quantità di acqua disponibile”, ha affermato il presidente. Insomma, al posto di parlare di emergenza clima ha puntato il dito contro le leggi ambientali dello stato. “Abbiamo molta acqua per combattere questi incendi, ma cerchiamo di essere chiari: è il clima che sta cambiando a provocare incendi più gravi e distruttivi”, gli ha risposto, dalle pagine del New York Times, il vice direttore di CalFire Daniel Berlan. “Cerchiamo di essere chiari: è il nostro clima che sta cambiando a causare incendi più gravi e più distruttivi”, ha ribattuto da parte sua il portavoce di CalFire, Mike Mohler. Mentre il portavoce del governatore Brown, uno dei più duri critici del presidente, si è limitato a far sapere che i tweet di Trump “non meritano neppure risposta”.

Ma gli incendi non stanno soltanto mettendo in ginocchio la California. Anche nel Vecchio Continente sono diversi i paesi che cercano di contenere il divampare delle fiamme. Dopo il tragico incendio nell’Attica di due settimane fa, in Portogallo oltre 40 persone sono rimaste ferite la notte scorsa alla periferia di Monchique, cittadina a 250 chilometri a sud di Lisbona, in seguito ad un maxi rogo che da quattro giorni devasta la costa meridionale del paese. Le fiamme anche in questo caso sono alimentate dal vento e si espandono rapidamente tra i boschi di pini ed eucalipti ormai secchi a causa della prolungata ondata di caldo nella regione. Da giorni, infatti, la colonnina di mercurio supera i 45 gradi centigradi nell’Algarve.  E anche in Grecia resta alto l’allarme incendi con la protezione civile che ha diramato l’allerta per l’Attica – la regione di Atene già duramente colpita – il Peloponneso nordorientale, le isole Egee e larga parte di Creta.