Razzi e colpi di mortaio, 150 in tutto secondo l’esercito, sparati verso il sud di Israele che ha risposto colpendo circa 140 postazioni nella Striscia e causando tre morti, in base a informazioni dei media palestinesi, tra cui una donna incinta e la figlia. È il risultato dell’ultima notte di guerra a Gaza. Undici israeliani sono rimasti feriti, tra cui una donna in condizioni serie. A causa della situazione, in nottata il premier Benyamin Netanyahu e il ministro della difesa Avigdor Lieberman hanno tenuto una riunione di emergenza. L’escalation sembrava rientrata dopo lo stop ai lanci annunciato da un alto ufficiale palestinese, ma nel pomeriggio i media hanno rilanciato la notizia di due razzi arrivati a Beer Sheva. Intanto Hamas accusa Israele di voler sabotare i colloqui di pace in corso, mediati da Onu ed Egitto.
“Il tempo dell’escalation sulla Striscia e l’attacco alla resistenza palestinese quando la nostra delegazione è arrivata al Cairo per colloqui – ha detto Fawzi Barhoum, portavoce di Hamas – prova che Israele vuole ostacolare gli sforzi dell’Egitto e dell’Onu di raggiungere una calma a lungo termine”. Per Barhoum, Israele “porta la piena responsabilità di quello che sta accadendo a Gaza”. Il ministero degli Esteri di Parigi è invece intervenuto con una nota in cui “deplora l’escalation delle violenze tra Israele e la Striscia di Gaza”. E “condanna il lancio di razzi verso Israele e auspica che la moderazione prevalga e che il cessate il fuoco venga rispettato da tutte le parti, per evitare nuove vittime civili”. La Francia sostiene “la revoca del blocco, nel rispetto delle preoccupazioni di sicurezza di Israele, e dalla concretizzazione della riconciliazione inter-palestinese nonché il completo ritorno dell’Autorità Palestinese a Gaza”.
Le sirene di allarme nel sud di Israele sono suonate 125 volte nella notte e il sistema anti-missili ha intercettato almeno 25 razzi. L’esercito ha fatto sapere di aver colpito negli attacchi nella Striscia almeno 20 postazioni militari di Hamas, tra cui una fabbrica per componenti per i tunnel, un’area usata dal comando navale, un deposito di armi e una posto di raccolta per ufficiali a Khan Younis. Giovedì mattina presto, un velivolo israeliano ha colpito una squadra di lanciatori di razzi che aveva “appena tirato verso Israele”, dicono i militari. Secondo i media palestinesi, i morti a Gaza nell’attacco israeliano alla parte centrale della Striscia sono tre e almeno dodici i feriti: tra i primi la donna incinta e sua figlia di 18 mesi.
La nuova fiammata di guerra è cominciata mercoledì sera con i primi tiri da Gaza verso il sud di Israele che si sono intensificati durante la notte. Hamas aveva preannunciato che avrebbe risposto all’uccisione da parte di Israele di due suoi militanti nei giorni scorsi. Verso mezzogiorno di giovedì un alto ufficiale palestinese ha detto ad Al-Jazeera e alla Reuters che l’attuale fase di combattimenti è finita e che la calma ora dipende da Israele. “L’attuale escalation a Gaza è finita. La resistenza – ha aggiunto – ha risposto ai crimini del nemico nella Striscia. Il prosieguo della calma a Gaza dipende dal comportamento dell’occupazione”.
I media hanno sottolineato che le affermazioni paiono “un tentativo di Hamas di riportare la calma mentre le parti sembrano preparare la guerra“. “Siamo più vicini che mai ad un’operazione su vasta scala a Gaza. Manderemo rinforzi al sud”, aveva infatti detto una alta fonte militare israeliana. “Se necessario – continuava – i residenti delle comunità confinanti con la Striscia saranno evacuati. Questa mattina ci sarà una riunione per decidere sui rinforzi e sul dispiegamento del sistema Iron Dome“. Poi, nel primo pomeriggio, la notizia rilanciata sempre dai media locali di due razzi lanciati da Gaza verso Beer Sheva, sud di Israele, per la prima volta dal conflitto del 2014. Sono caduti in aree non abitate: uno dei due – a quanto pare un razzo Grad – è stato già individuato dalla polizia.