Società

Lombardia, accesso ai dati sanitari dei cittadini. Da medico dico che sono contrario

Spesso in estate vengono firmate delibere che passano inosservate. È successo in Regione Lombardia nel 2014. Mi accorsi casualmente che l’allora presidente Roberto Maroni firmò una delibera che autorizzava enti esterni a Lombardia Informatica non solo pubblici a visionare i dati sanitari dei cittadini lombardi (10 milioni di italiani). Mi indignai e scrissi al Garante della privacy che intervenne e mi ringraziò.

Nuovamente in piena estate, nella delibera XI/491 di Regione Lombardia del 2 agosto scorso, si autorizzano gli istituti a carattere scientifico (pubblici o privati) a utilizzare i dati sanitari dei cittadini. Se non è zuppa è pan bagnato. Forse più dal sudore del caldo estivo che dall’acqua del mare che poche persone potranno godere. Io non sono d’accordo e nuovamente invierò al Garante questo post appena verrà pubblicato.

Da medico mi auspico che la ricerca scientifica si sviluppi per tutti e non solo per quella popolazione che statisticamente ha patologie più numericamente utili per le aziende che devono investire sulla salute. Da medico, sapendo quanto e cosa può succedere con i nostri dati, ancor più se sanitari – come per altro è avvenuto proprio con Lombardia Informatica – continuo a pensare che i dati sanitari debbano essere custoditi solo dai cittadini pazienti tramite nuvole personali che possano essere visionabili per sapere la storia clinica soggettiva. La mia idea di History health potrebbe tornare utile in tal senso.

Da medico sono convinto che si possa, per studi clinici, avere un database di raccolta solo delle patologie, dell’età, delle terapie, degli esiti clinici o chirurgici e delle complicanze che ogni medico, pubblico o privato, debba inviare al ministero. Quello sì in modo assolutamente anonimo, utile alla scienza e non sfruttabile commercialmente. Questa la mia proposta semplice che invierò al Garante. Vi assicuro non è un colpo di calore!