Cronaca

Roma, soglie massime di reddito più basse per gli alloggi temporanei: esclusa la metà dei precedenti aventi diritto

I nuovi criteri Isee riammettono nei residence per l’emergenza abitativa solo i nuclei il cui reddito risulti inferiore ai 12.000 euro l’anno e non più coloro che arrivano a guadagnarne 18mila: così il Comune taglia i costi per questo tipo di assistenza. I "dubbi" di Stefano Fassina in un'interrogazione a Virginia Raggi. Centinaia di persone escluse anche per errori formali: pronti i ricorsi

La soglia massima per il reddito Isee viene diminuita di un terzo e il Comune riesce (anche) così ad escludere dalle graduatorie quasi la metà delle famiglie che vivono nei residence per l’emergenza abitativa. Proponendo un nuovo bando per la ricerca di alloggi che contempli “solo” 500 appartamenti, contro i quasi 1.300 precedenti. Un taglio netto cui sono seguite una serie di bocciature “sospette”, evidenziate dai rilievi dell’Unione Inquilini e da un’interrogazione del deputato Leu e consigliere capitolino, Stefano Fassina. È bollente l’atmosfera in quelli che la Giunta capitolina a trazione M5S ha ribattezzato come Sassat (Servizio di assistenza e sostegno socio alloggiativo temporaneo) ma che non sono altro che i Caat di veltron-alemanniana memoria, moduli abitativi che il Comune di Roma utilizza da anni per dare ricovero temporaneo alle famiglie sfrattate. Interi edifici pagati a peso d’oro alle cooperative o ai proprietari immobiliari che di volta in volta si aggiudicano le gare pubbliche, sia per la gestione dei servizi sia per il semplice affitto.

L’ABBATTIMENTO DELLA SOGLIA ISEE
In sostanza, i nuovi criteri Isee riammettono nei “residence” per l’emergenza abitativa solo i nuclei il cui reddito risulti inferiore ai 12.000 euro l’anno e non più coloro che arrivano a guadagnarne 18mila. Ciò vuol dire aver tagliato tutta una fascia di famiglie (quelle il cui reddito oscilla nella forbice) che in precedenza aveva sempre potuto contare sull’assistenza alloggiativa capitolina e che, secondo i criteri vigenti, ha anche diritto alla casa popolare. Il Campidoglio, infatti, ha necessità di mettere un punto e concludere l’uscita dalle attuali strutture avviata dal commissario prefettizio Francesco Paolo Tronca, riservando i nuovi alloggi – ancora da trovare, visto che le due gare precedenti sono andate deserte – solo a chi risponda a determinati criteri, ben più stringenti dei precedenti. E non è un caso, che dei 1.181 che hanno presentato domanda (a ottobre scorso erano 1.298) ben 527 siano stati esclusi, mentre altri 654 siano stati dichiarati in parte ammessi (529) e in parte “esclusi sanabili” (125).

CENTINAIA DI RICORSI E I “DUBBI” DI FASSINA
Ma quello del reddito non è l’unico elemento di “scrematura” nella lista. Fra gli esclusi anche tante famiglie che avrebbero commesso errori formali, come non aver compilato correttamente il modulo, non aver barrato la casella del cosiddetto “flag” oppure aver allegato un modello Isee “errato”. Altri, invece, sono rimasti beffati dalla questione della residenza, ovvero aver trasferito a Roma soltanto il domicilio per evitare di modificare i documenti o per questioni prettamente sanitarie. C’e’ anche la storia di Adam, un uomo di 33 anni di origine nordafricana ma con cittadinanza italiana al quale è stata bocciata la domanda per non aver presentato il permesso di soggiorno (che non poteva esibire, ovviamente, avendo il passaporto italiano). “Naturalmente – ha risposto il dirigente Cesare Lops alle richieste di chiarimenti di Unione Inquilini – nel lavoro iniziale dei procedimenti istruttori può anche avvenire che vengano fatti degli errori, ma se l’ufficio ha motivo di rendersene conto, lo stesso opererà in autotutela correggendoli”. Sulla vicenda è intervenuto anche il capogruppo capitolino di Sinistra X Roma, Stefano Fassina, che ha presentato un’interrogazione a Virginia Raggi per chiederle di “conoscere le motivazioni alla base delle domande per accedere ai Sassat dichiarate inammissibili, specificando se tra queste figurano e in quale percentuale motivazioni qualificabili come mere irregolarità, irrilevanti e quindi sanabili”.

LA SPESA PER I RESIDENCE VA ABBATTUTA DA 30 A 5 MILIONI
Al di là di quanti ricorsi verranno accolti, va sottolineata la coincidenza che vede il numero delle domande ammesse (529) molto vicino a quello degli alloggi che verranno ricercati con un bando, appena 500 contro gli 800 della gara pubblica andata deserta nei mesi scorsi. La necessità del Campidoglio è quella di ridurre i costi per questo tipo di assistenza. Attualmente Roma Capitale spende circa 30 milioni di euro l’anno per i 30 edifici presenti sul territorio che ospitano quasi 1.300 nuclei familiari in disagio abitativo. Da Palazzo Senatorio fanno sapere che con le famiglie attualmente presenti nei residence è stato da tempo avviato un programma di reinserimento sociale e avviamento al lavoro. Il piano del Comune prevede di abbattere questa spesa fino ad arrivare ai 5 milioni di euro (il costo del nuovo bando) per rientrare nei 12 milioni stanziati nel bilancio 2018. I nuovi Sassat dovrebbero avere durata di 24 mesi e poi essere chiusi definitivamente. Il rischio, tuttavia, è che anche stavolta gli operatori del settore possano giudicare la gara poco conveniente. In fondo, essendo gli stessi che già gestiscono i residence, una nuova proroga non sarebbe probabilmente sgradita.