L'arcivescovo di La Plata e teologo molto stimato da papa Francesco ha parlato della storica bocciatura della legge per l'interruzione volontaria di gravidanza. E ha riconosciuto che non si tratta di una scelta "felice" per la società civile
“Non oso uscire a festeggiare per il ‘no’ all’aborto perché credo che né i legislatori, né la società in generale possono dormire sonni tranquilli”. La riflessione, il giorno dopo il “no” del Senato argentino alla legge sulla legalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza, è di monsignor Victor Manuel Fernandez, arcivescovo di La Plata e teologo molto stimato da papa Francesco.
“Non si è ancora discusso su come faremo ad accompagnare le donne incinte che non desiderano un figlio”, ha dichiarato Fernandez, “come aiutare le donne con problemi a non dover arrivare all’estremo dell’aborto, come facilitare le adozioni, come prevenire le gravidanze tra le adolescenti, come favorire una paternità responsabile, come migliorare l’accesso alla sanità da parte delle donne povere, sono molte più quelle che muoiono perché arrivano al parto denutrite o malate piuttosto che quelle che muoiono a causa dell’aborto”.
Come società e come Chiesa, ammette quindi, “abbiamo fatto poco su questi temi, anche se dobbiamo riconoscere che sono cresciuti all’interno nella Chiesa i gruppi di accompagnamento alle donne che abortiscono per aiutarle a recuperare la pace, mentre i preti delle periferie hanno creato luoghi per accompagnare le donne incinte che non desiderano figli”. “Se a qualcosa è servito questo dibattito – conclude – è per riconoscere gli impegni necessari“.