La reazione dopo la notizia circolata nei giorni scorsi di un allentamento delle politiche di divieto dell'uso del materiale killer nell'edilizia Usa. La prima cittadina della località dove la presenza della Eternit ha causato migliaia di morti: "Meglio destinare fondi alla ricerca per combattere il mesotelioma". Il consigliere Luca Servato invia una mail di appello a Washington
Casale Monferrato scrive alla Casa Bianca per dire no all’idea di Donald Trump di tornare all’uso dell’amianto nell’edilizia. La notizia di un ripristino dell’asbesto, composto minerale tossico, è circolata nei giorni scorsi sulla stampa americana ed ha portato prima il consigliere comunale Luca Servato, poi il Comune stesso a lanciare un appello per impedirlo, con tanto di mail all’indirizzo della White House.
“La notizia – spiega il sindaco, Titti Palazzetti – ci ha stupiti. Siamo indignati dal fatto che anziché destinare fondi alla ricerca, si possa anche solo pensare di tornare all’impiego di un materiale killer”. L’inalazione delle polveri contenenti fibre d’amianto, come risaputo, portano a gravi patologie, dal tumore della pleura al carcinoma polmonare. Una ferita aperta per Casale Monferrato. Proprio nella località piemontese, dove il minerale-killer era prodotto dalla Eternit, la sua tossicità ha provocato migliaia di morti – tra gli ex operai e i loro familiari – provocate dall’inalazione delle fibre di amianto. Così le istituzioni si sono mosse per evitare una nuova strage.
“Casale Monferrato – ha scritto Luca Servato – è tristemente conosciuta come ‘la città dei morti‘. Più di 2.500 persone hanno perso la vita per un cancro correlato all’utilizzo dell’amianto e altre continuano ad ammalarsi”. Il consigliere ricorda che all’inizio “non si pensava fosse dannoso”, ma “oggi sappiamo che causa il mesotelioma“. Servato osserva che “oggi nel posto in cui una volta si erigeva” la Eternit, la ditta che produceva la sostanza killer fino al 1986, ora “c’è ora un grosso parco pieno di fiori come simbolo della nostra resilienza. Si spera che tutte quelle fabbriche nel mondo siano presto trasformate in parchi verdi e non in fabbriche della morte”, la conclusione .La mail è arrivata ed è datata 8 agosto: “Grazie per aver contattato la Casa Bianca. Il presidente crede che la forza del nostro Paese stia anche nella volontà della nostra gente di essere sempre informati. E il presidente ha apprezzato che abbiate trovato il tempo per farci sapere. La sua segnalazione sarà presa in esame”. Alle parole di Servato si aggiungono quelle della prima cittadina Palazzetti che si è detta “stupita” e “indignata”, “anziché destinare fondi alla ricerca, si possa anche solo pensare di tornare all’impiego di un materiale killer”. La sindaca continua: “È molto più importante combattere il mesotelioma – dice Palazzetti -, considerato che, peraltro, parliamo di un Paese altamente evoluto. Si tratta, evidentemente, di un passo indietro, non accettabile da un’alta democrazia come quella americana. Speriamo si riveli tutto infondato”.
La produzione, la lavorazione e la vendita dell’amianto sono fuori legge in Italia dal 1992. Negli Stati Uniti il suo uso è proibito dal 1989, così come in quasi tutti i Paesi del mondo. Nei giorni scorsi sui media americani circolava la notizia che l’Epa, (l’agenzia di protezione ambientale Usa) farà meno controlli a partire da agosto, il che renderà più semplice introdurre nuovi usi della sostanza nell’ediliza.
Una decisione in contrasto con i dati. Quello della presenza dell’asbesto e delle morti legate alla sua tossicità, infatti, ancora non è superato. Si calcola che le morti in Italia per amianto continuano ad aumentare: nel 2017 sono state 6.000 a causa dei lunghi tempi di latenza delle malattie provocate dalle sottilissime particelle liberate dal minerale, largamente utilizzato fino agli anni ’80. Ma i decessi sono destinati a raggiungere il picco intorno al 2030. Mentre in America, secondo l’Ado, associazione delle malattie provocate dall’amianto, ogni anno muoiono 40mila persone per patologia riconducibili al minerale.