Al decimo giorno di navigazione, Aquarius ha soccorso oltre un centinaio di persone su due differenti imbarcazioni a nord della Libia. Il primo è stato completato alle 11.50, 25 miglia a nord di Zuara. Si tratta di un barchino senza motore con 25 persone a bordo: 19 uomini e sei donne, di cui una incinta: sette del Camerun, sei della Costa d’Avorio, cinque del Bangladesh, tre persone dalla Nigeria, due dal Ghana, una dal Senegal e un’altra dal Togo. Tra loro non c’è nessun minorenne, mentre due delle donne viaggiano da sole.

Intorno alle 14 la nave operata dalle due ong SOS Mediterranèe e Medici senza Frontiere ha avvistato un’altra imbarcazione, questa volta più grande: 116 persone, 78 uomini e 38 donne. Gli adulti in questo caso sono 43, ad avere meno di 18 anni sono in 73. A bordo c’è anche un neonato, insieme a un altro bambino che non arriva a cinque anni. Il soccorso, questa volta, avviene a 24 miglia nautiche a nord di Abu Qammash.

Nel corso di entrambe le operazioni, cominciate grazie ad avvistamenti da parte del team della nave, Aquarius ha informato tutte le autorità della zona: Roma, il JMRCC (Joint Maritime Rescue Coordination Center) di Tripoli, Malta, la Tunisia e Eunavformed. Nella notte, la nave era sopraggiunta nell’area in seguito ad alcuni scambi via VHF (Very High Frequencies) tra la Guardia costiera libica, la piattaforma petrolifera Ensco e due navi di rifornimento tra cui l’Asso 28. I libici avevano chiesto informazioni in merito a quella che avevano definito “wooden boat with immigration”, un barchino in legno carico di un numero sconosciuto di persone a bordo. “L’Aquarius si è messo a disposizione e ha notificato che avrebbe effettuato – una volta arrivato in zona – l’expanding search pattern, una sorta di percorso a spirale crescente per pattugliare l’area”.

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