“Oh figo! Perché non ci abbiamo pensato prima?!” Così Pierfrancesco Favino ha reagito quando Giovanni Veronesi gli ha proposto il ruolo dell’eroe fra gli eroi: D’Artagnan. Detto e fatto, Moschettieri del re – le riprese terminate da poco – ha tutte le carte in regola per diventare “il” film di Natale 2018, con la strategica e ghiottissima data di uscita del 27 dicembre per Vision Distribution.
Commedia fiabesca di cappa & spada nutrita di epica avventurosa ed ovvie risate, il nuovo (ed ennesimo) adattamento cinematografico della saga di Alexandre Dumas non fa sconti a nessuno. “È un filmone ricco produttivamente e di trovate, una vera sfida per noi e contro quel cinema italiano che non osa oltre se stesso” chiosa Favino “strappato” dal set genovese (il palazzo reale di Francia è “ricavato” da Palazzo Ducale). “Ci sono i cavalli, le spade, location da paura, magniloquenti costumi e un grandissimo divertimento per noi sia mentre lo facciamo che quando ci rivediamo a fine giornata di set. Immagino sarà così anche per il pubblico, essendo veramente per tutti, specie per intere famiglie”.
Ad accompagnarlo a servizio di re Luigi XIV è un cast pop e vincente da ogni punto di vista: Valerio Mastandrea nei panni di Porthos, Rocco Papaleo in quelli di Athos e Sergio Rubini nel ruolo di Aramis, mentre la regina è interpretata niente di meno che da Margherita Buy. Una favola corale che profuma di nazional-popolare esattamente come Favino percepisce se stesso, soprattutto dopo l’esperienza sanremese: “Credo di essere un talento popolare, non un intellettuale, bensì un attore da mandare in pasto al massimo numero di persone, per questo Sanremo è stata la miglior occasione per mostrare cose che sapevo di poter fare ma fino ad allora non avevo avuto l’opportunità di condividere col pubblico. Una sorta di unificazione fra me stesso e i miei personaggi”. E sul ripetersi in Sanremo 2019 l’attore romano naturalmente non si sbilancia “Sarò sempre grato a Claudio e alla Rai di avermi voluto, ma la ritengo un’occasione unica, benché non metto limiti alla provvidenza”.
Ma tornando nei lussureggianti panni di D’Artagnan, Favino non smette di compiacersi con Veronesi per l’idea di riesumare un classico che rappresenta l’immaginario collettivo di tutto il mondo occidentale, e forse anche oltre. “Perché l’abbiamo fatto ora? Sinceramente non so rispondere ma dal momento in cui ho iniziato a lavorarci mi sono reso conto che era il tempo giusto. I Moschettieri appartengono a tutti noi, ce li abbiamo dentro fin da bambini, rimandano a un testo che – in qualche modo – conosciamo perfettamente ed è per questo che anche il nostro film sarà (più o meno) fedele alla trama”.
Il suo D’Artagnan è un “soldato d’animo pulito animato da aspetti assai goffi e infantili nel lato più bello del termine, ma – aggiunge l’attore – tale purezza interiore non si limita al mio personaggio ma a tutti quanti, e sono felice e fiero di confermare che ciascuno ha dato una sua chiave interpretativa personale che nell’insieme appare veramente esplosiva”. Quanto agli aneddoti dal set, uno per tutti: “Lo confesso: sono caduto da un’asina ferma”.